L’ex magistrato e senatore, oggi scrittore – lo scorso 11 maggio in Sala Borsa ha presentato il suo ultimo romanzo “Rancore”, edito dalla casa editrice Einaudi – ha da poco assunto un incarico come docente Unibo presso il Campus di Ravenna
di Massimiliano Cordeddu, giornalista
Pochi sanno che Gianrico Carofiglio è stato da poco arruolato nelle file dei docenti Unibo. L’ex magistrato e senatore, oggi scrittore di successo e ultimamente anche conduttore del programma televisivo Dilemmi, in onda sulla terza rete Rai, tiene infatti un interessante seminario presso il nostro Campus di Ravenna.
Innanzitutto benvenuto nella comunità dell’Alma Mater Studiorum di Bologna. Ci può spiegare meglio in cosa consiste il seminario di ‘Lingua e scrittura giuridica di base’ che ha tenuto presso la sede Unibo di Ravenna?
«Il corso di lingua e scrittura giuridica che ho tenuto nelle scorse settimane si ispira ai seminari che da molti anni tengo a magistrati e avvocati in giro per l’Italia. L’idea è di insegnare ai giuristi (e agli aspiranti giuristi) a scrivere e parlare in modo tecnico ed efficace, evitando le oscurità non necessarie e le ampollosità tipiche del gergo giuridico e giudiziario. La riflessione si estende poi a elementi di teoria e tecnica dell’argomentazione e in generale alle altre soft skills (tecnica delle domande, negoziazione etc.) necessarie alle professioni giuridiche».
Lei è stato sia magistrato che senatore della Repubblica, ora scrittore e conduttore tv, cosa farà e come si vede tra dieci anni?
«Fortunatamente non ne ho la più pallida idea. Deve sapere che non sbaglio mai una previsione sul futuro e sa qual è il mio segreto? Semplicemente non faccio previsioni. Mi piace (ho il privilegio di poterlo fare) guardarmi attorno e provare a cogliere le opportunità e nuove esperienze».
Cosa ne pensa della riforma della giustizia proposta dalla ministra Cartabia, attualmente in discussione nei due rami del Parlamento italiano?
«Luci e ombre. Difficile parlarne in questo breve spazio. Vedo come elementi positivi alcuni spunti di modernizzazione e umanizzazione della giustizia. Percepisco come elemento negativo di fondo un atteggiamento culturale a volte punitivo verso la magistratura».
Primo, non si attacca personalmente l’avversario per le sue idee. Secondo, non si manipolano le frasi dell’altro. Terzo, esiste l’onere della prova. Se fai un’affermazione basata su dati e ti chiedono di dimostrarlo, devi riuscirci. Non dovrebbe essere la normalità nei dibattiti televisivi, in particolar modo nei talk della tv pubblica?
«Forse sì. Noi ci abbiamo provato con il programma Dilemmi. Sembra che ai telespettatori piaccia».
Le piacerebbe nel suo programma un confronto tra Putin e Biden?
«Francamente no. Mi piacerebbe, in un’ipotesi fantascientifica, poter interrogare Putin…»
Con Dilemmi lei ha trasformato il tradizionale talk show in clock show, cosa significa esattamente?
«Non direi clock show. È vero che ogni partecipante ha a disposizione 10 minuti per sostenere i suoi argomenti e può gestire come crede questo tempo. L’aspetto più rilevante e innovativo mi sembra però l’enunciazione delle regole di cui dicevamo prima. La sola enunciazione ha fatto sì che non vi fosse quasi nessuna violazione. Mi sembra una buona notizia».
L’articolo è stato realizzato per la rivista di CUBo – Circolo Università di Bologna, diretta da Massimiliano Cordeddu
Photo credits: Ufficio Stampa Rai