Leggendo l’opinione di De Plato e Di Biase in merito alle dinamiche del voto amministrativo budriese, mi pare di cogliere una sopravvalutazione dell’importanza della Città Metropolitana, un ente che soffre di una oggettiva mancanza di peso politico. Questo è certamente vero pure nel resto del Paese, ma a Bologna molto di più per responsabilità politiche locali
di Angelo Rambaldi, Bologna al centro – “L’Officina delle Idee”
Anche se non ho fatto la mia solita telefonata preventiva – e di questo me ne scuso con il direttore – ho comunque deciso di inviare al Cantiere alcune osservazioni, al seguito dell’intervento di Gianni De Plato e Pier Francesco Di Biase (“Budrio al voto per una nuova declinazione”).
Commentando le dinamiche delle principali forze in campo alle recenti elezioni amministrative di Budrio, leggo che persiste una sostanziale difficoltà a comprendere l’oggettiva insignificanza e assenza di peso politico della Città Metropolitana bolognese. Questo è certamente vero pure nelle altre Città Metropolitane del Paese, ma a Bologna molto di più per responsabilità politiche locali.
Il primo punto è che occorre cambiare la legge attuale delle Città Metropolitane, sebbene non nel senso – come ho letto – indicato da qualche autorevole esponente del Pd locale. Cosa occorreva fare lo comprese molto bene Walter Vitali (sindaco da rivalutare storicamente), che con una sua associazione cercò di proporre un percorso che purtroppo nessuno, compresi i compagni del suo partito, volle seguire.
La legge delle Città Metropolitane prevederebbe lo scioglimento del Comune capoluogo, Bologna. Ma da Palazzo d’Accursio fu detto che il Comune di Bologna, ormai millenario, non poteva essere cancellato. Con questa presa di posizione, nel Palazzo e nel Partito democratico dimostrarono di aver non poco frainteso. Infatti il Comune di Bologna, come Città Metropolitana vera, non sparirebbe affatto. Sarebbe anzi come una “farfalla” finalmente uscita dal bozzolo. Perché i Quartieri della città diventerebbero Municipi come tutti gli altri Municipi della già Provincia, e il sindaco della nuova realtà governerebbe su entrambi. Come fra l’altro era fin dalle origini della città.
Ma a Bologna cosa è successo a differenza di altre Città Metropolitane, che pur dentro di limiti dell’attuale legislazione sono andati verso i Quartieri Municipio? È successo quello che io come altri andiamo denunciando da tempo, ossia che nella nostra città si è andati in questi anni in primo luogo verso un progressivo svuotamento delle funzioni gestionali e politiche dei Quartieri, ridotti a meri e deboli organi di indirizzo. E in secondo luogo, vi è stata una macro risistemazione che ha portato a Quartieri di grandi dimensioni, privi di identità. Questa risistemazione – per mia convinta opinione voluta dall’alta burocrazia comunale – ingessa qualsiasi prospettiva verso una vera Città Metropolitana.
Photo credits: Cristiano Pinto