Dobbiamo smetterla di parlare di “baby gang”

«Riteniamo che il contesto in cui questi fenomeni di violenza giovanile vengono regolarmente riportati sui media non solo ricada in imprecisioni fattuali ma, in particolare nella titolistica, tenda a dare una lettura semplicistica della situazione. Come Volt stiamo organizzando una serie di incontri per esplorare il problema e vorremmo invitare pubblicamente i giornalisti delle testate che si sono occupate di questo tema a partecipare, per approfondire con noi la questione»

di Davide Rossi, Volt Bologna


Accade ormai sempre più spesso di sentire parlare sulla carta stampata del tema delle baby gang. Negli ultimi mesi, anche se in momenti diversi, la maggior parte delle testate che pubblicano notizie di cronaca cittadina hanno fatto uso di questo termine per riferirsi ad azioni di vandalismo o criminalità che si suppone siano portate avanti da minorenni. Una tendenza che va peraltro diffondendosi anche nel resto del paese, soprattutto nelle grandi città.

Come Volt, da alcuni mesi abbiamo intrapreso un percorso di formazione e di ascolto sul tema del disagio tra gli adolescenti e dei suoi risvolti in termini di criminalità minorile. Un percorso che ci ha portato a incontrare persone che con questo tema ci lavorano quotidianamente come Alessandro Gallo, attore, regista e promotore di percorsi di teatro civile, Giulia Di Girolamo formatrice per progetti di legalità e impegno civile facenti parte dell’associazione Caracò di Bologna, e Andrea Meccia, giornalista che si occupa della rappresentazione mediatica dei fenomeni criminali, facente parte anche dell’associazione daSud di Roma.  

Questo percorso ci ha portato a esplorare la profondità e complessità di questi fenomeni, in cui il disagio degli adulti si trasmette ai più giovani, le disuguaglianze e la mancanza di spazi e di opportunità portano a isolamento e abbandono scolastico, mentre i più giovani sempre più spesso scelgono di affermare sé stessi attraverso atti di violenza.

Proprio alla luce di tutto questo, riteniamo che il contesto in cui questi fenomeni vengono regolarmente riportati non solo ricada in imprecisioni fattuali ma, in particolare nella titolistica, tenda a dare una lettura semplicistica della situazione. Il vandalismo giovanile e le associazioni criminali composte da minori sono fenomeni distinti e solo parzialmente correlati, e questo tipo di comunicazione contribuisce ad aumentare l’odio verso un gruppo di ragazzini che magari non ha nulla a che vedere con quel tipo di reati. 

Cosa fare? Come Volt, stiamo organizzando una serie di incontri per esplorare la tematica, aperti al pubblico, e vorremmo invitare pubblicamente i giornalisti delle testate che si sono occupate di questo tema a partecipare, per approfondire con noi la questione. Inoltre, in quanto partito politico, abbiamo il dovere di portare delle proposte attive. E su questo riteniamo importante andare all’origine dei problemi tramite la lotta alle diseguaglianze, la rigenerazione e riqualificazione urbana, e soprattutto tramite il miglioramento delle iniziative rivolte ai più giovani, quali ad esempio aperture scolastiche pomeridiane per attività extrascolastiche  e ammodernamento dei centri sportivi. 

Il tema della sicurezza non può essere affrontato senza considerare le cause socio-economiche che generano situazioni di difficoltà per le persone, tanto i giovani quanto gli adulti. Per questo vogliamo impegnarci a promuovere un’informazione più consapevole, collaborando con persone che lavorano quotidianamente con ragazzi e ragazze e coinvolgendo tutta la cittadinanza per costruire insieme soluzioni efficaci per la nostra città.

Il problema della sicurezza esiste, ne siamo consapevoli, ed è un problema complesso che va affrontato con il parere degli esperti e, soprattutto, con la dovuta volontà di andare al di sotto della superficie.


Un pensiero riguardo “Dobbiamo smetterla di parlare di “baby gang”

  1. Iniziative encomiabili. Aggiungerei che e’ venuto il momento di abbassare la piena imputabilita’ penale almeno a 16 anni. Un adolescente a quell’eta’ e’ perfettamente consapevole delle proprie azioni quando commette reati comuni come danneggiamenti, furti, rapine, violenze sessuali e fatti simili.

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