«Mentre il Parlamento è impegnato a discutere una proposta di legge sul tema, il consigliere comunale e assessore metropolitano ha dichiarato di coltivare a uso personale piantine di cannabis. Posto che non ha violato alcuna legge, quello che si è visto dopo è solo caos. Il problema è politico. Col sindaco il rapporto è fiduciario, se vuole Lepore può esonerarlo. Come consigliere il suo comportamento è del tutto legittimo e la sua opportunità politica è soggetta al solo giudizio degli elettori»
di Zeno Gobetti, +Europa
Il tema della legalizzazione dell’uso di cannabis a fini ricreativi è da molto tempo in evidenza nel dibattito pubblico. Nel nostro Paese purtroppo ha prevalso una linea di proibizione, che dopo decenni le stesse amministrazioni pubbliche interessate hanno definito fallimentare.
Lo scorso 10 luglio, mentre il Parlamento è impegnato a discutere una proposta di legge su questo tema, il consigliere comunale e assessore in Città metropolitana, Mattia Santori, ha dichiarato di coltivare per uso personale delle piantine di cannabis. Questo comportamento, largamente diffuso, ha suscitato le critiche delle forze politiche contrarie alla legalizzazione dell’uso di cannabis. Fin qui mi sembra, poteva tranquillamente chiudersi il classico gioco di contrapposizione tra posizioni politiche opposte. Se non che, sono arrivate critiche dallo stesso partito che ha candidato Santori. Critiche legate al fatto che un rappresentante delle istituzioni debba rispettare la legge. A queste critiche Santori ha risposto che su questo tema intende fare «disobbedienza civile» e, in appoggio al consigliere Santori, la vice-sindaca di Bologna Emily Clancy ha affermato che si tratta di una «obiezione di coscienza».
Il tema si è quindi spostato dalla proposta politica di legalizzare l’autoproduzione e il consumo di cannabis, alla condotta di un esponente politico. Io vedo molto caos nelle affermazioni fatte da tutti gli attori di questo “spettacolo estivo”.
In primo luogo, Santori non ha violato alcuna legge. Sul punto la Corte di Cassazione è intervenuta con la sentenza 20389/21 venendo a stabilire che: «… devono però ritenersi escluse, in quanto non riconducibili all’ambito di applicazione della norma penale, le attività di coltivazione di minime dimensioni svolte in forma domestica che per le rudimentali tecniche utilizzate, lo scarso numero di piante, il modestissimo quantitativo di prodotto ricavabile, la mancanza di ulteriori indici di un loro inserimento nell’ambito del mercato degli stupefacenti, appaiono destinate in via esclusiva all’uso personale».
Di conseguenza non c’è alcuna disobbedienza civile e ancora meno obiezione di coscienza. Perché non c’è alcun reato nella condotta dichiarata da Santori. Mi permetto un appunto aggiuntivo, la disobbedienza civile si fonda sul rispetto della legge, quindi comporta l’autodenuncia e la completa accettazione della pena, altrimenti la disobbedienza non è civile. In secondo luogo, in merito alle reazioni critiche in casa Pd, mi sembra che siano state improntate, più che a valutazioni di giustizia, a quelle di opportunità. Posto che Santori non ha violato la legge, le critiche evidenziavano l’esigenza di garantire una condotta esemplare e di rispetto del ruolo istituzionale che ricopre Santori.
Il problema è che Santori ricopre due ruoli istituzionali differenti. Uno è quello di assessore in Città Metropolitana di nomina del Sindaco con il quale ha un rapporto fiduciario, l’altro è elettivo e di conseguenza privo di vincolo. Chi valuta l’opportunità politica di una dichiarazione o di una azione politica? Come Consigliere Santori risponde solo agli elettori, come assessore risponde al Sindaco.
Se il Sindaco ritiene inopportune le dichiarazioni di Santori, può esonerarlo quando vuole. Come consigliere, le dichiarazioni e la condotta di Santori sono perfettamente legittime e la sua opportunità politica è soggetta al solo giudizio degli elettori.
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Che non ci sia reato, vista la presenza di idonea attrezzatura, come dichiarato dallo stesso consigliere, lo deve dire un Giudice. Al di la’ di cio’ rimane il messaggio a dir poco superficiale, trasmesso, in particolare, alle persone piu’ giovani. Consiglierei a Santori qualche passaggio in pronto soccorso per constatare di persona gli effetti dell’uso ed abuso di cannabis in eta’ giovanile.
Valter Giovannini (ex magistrato).
La risposta del Dott. Giovannini mi consente di evidenziare altri aspetti di questa vicenda e chiarire la mia opinione sul tema, più interessante, della legalizzazione.
In primo luogo, nella sua risposta Giovannini manifesta un dubbio sulla legalità della condotta di Santori dicendo che ” spetta un giudice valutarlo”. Mi auguro che la Procura di Bologna, vista l’obbligatorietà dell’azione penale, apra un fascicolo. Se vi è un dubbio di legalità è giusto che Mattia Santori sappia se dovrà o meno denunciarsi o presentarsi in Procura per rispondere di una accusa. A me non sembra che vi sia un dubbio. La condotta mi sembra rientrare nella sentenza della Corte di Cassazione. Ma io non sono un Giudice e quindi non ho il triste dovere di interrogarmi se aprire un fascicolo per una indagine penale su questa vicenda.
In secondo luogo, il Dott. Giovannini reclama l’esigenza che gli uomini delle istituzioni adottino un comportamento esemplare soprattutto rivolto ai giovani. Condivido pienamente questa esigenza. Chi ha il compito e l’onore di rappresentare la comunità deve anche saper dare l’esempio di una condotta personale non solo improntata al rispetto della legge, ma anche a principi etici di vita collettiva. Sono personalmente molto critico con Santori come uomo politico per tanti motivi. Fatico però a vedere nella sua personale condotta sulla cannabis, come lui l’ha esposta, un esempio negativo e deprecabile per i giovani. Posto che il consumo di cannabis è largamente diffuso nella società italiana anche tra gli adulti, e non solo tra i giovani, il problema da affrontare è la tossicodipendenza e l’abuso delle sostanze. Non mi sembra che “due canne” portino alla tossicodipendenza. Ciò che Santori ha evidenziato è che sarebbe meglio prodursela in casa piuttosto che comprarla per strada e ingrassare le organizzazioni criminali. Affermazione che ricalca le conclusioni sul tema della Direzione nazionale antimafia che si è espressa per la legalizzazione del consumo di cannabis.
L’effetto della proibizione delle droghe in generale, e nello specifico della cannabis, non ha impedito la tossicodipendenza che rappresenta un problema che può essere affrontato distinguendo l’uso dall’abuso e curando i tossicodipendenti come malati non come criminali. Mi risulta, tra le altre cose, che la cannabis non porti a tossicodipendenza ma ad una “dipendenza psicologica” che, confesso, ho personalmente per il chinotto e la cedrata.
Io credo Dott. Giovannini che sia bene discutere seriamente di questi temi per cercare soluzioni praticabili ed efficaci. La proibizione e il contrasto alla droga è stata una strategia fallimentare. A me non interessa combattere la droga a ma interessa aiutare i tossicodipendenti.
E male farebbe il sindaco Lepore se si accodasse alle critiche provenienti da esponenti del suo partito: fin dalla campagna per la sua elezione ha scelto l’appoggio fattivo sia delle Sardine che di Coalizione Civica per fare di Bologna un laboratorio della sinistra ove il PD abbandona gli strascichi “popolari” per abbracciare una dimensione nuova; e Santori fa quello per cui è stato eletto, sia per la Cannabis come per altri temi.
Quando é che il PD avrà il coraggio di portare avanti i diritti civili come legalizzazione e eutanasia in modo convinto? Bravo Mattia
Molto interessante questo scambio, perche’ aiuta a capire i confini fra produzione di cannabis per autoconsumo e rispetto della legalità. Se fosse vero che politicamente Santori non è stato corretto, è indubbio che il Sindaco puo’ ritirargli le deleghe conferite. Ma anch’io penso che certe battaglie nei ruoli istituzionali per favorire la crescita culturale del paese, siano molto utili. In parlamento la legge sulla liberalizzazione delle droghe e’, come sempre, oggetto di conflitto e di ricatto politico, così come lo “ius scolae”. Quando il Consiglio comunale di Bologna ha approvato l’atto di concessione della cittadinanza ai giovani stranieri che abitano a Bologna, ha fatto un importante gesto simbolico con un duplice obiettivo, sottolineato dal Sindaco: riconoscere la capacità di accoglienza e inclusione della città e sollecitare il parlamento a fare la propria parte! L’azione di Santori non mi pare molto diversa! Diversa è la modalità, che ha (quasi) scandalizzato i vertici del PD. Quello stesso PD che, ben conoscendo la cultura movimentista di Santori, lo ha corteggiato per dei mesi per chiedergli di candidarsi nella propria lista. Ecco, io penso invece che bisogna valorizzare certe forme di protesta e re-investire sul coraggio delle idee, ritrovare la voglia di uscire dalle prudenze tattiche, utili solo a non alienarsi parte dell’elettorato!