Compie un anno il gruppo che organizza trekking per le persone disabili. Ognuno dei non vedenti è accompagnato da un socio volontario di Trekking Italia, mentre i ragazzi autistici sono condotti nel cammino da accompagnatori, dai loro genitori o dagli educatori e volontari delle associazioni che collaborano con noi
di Anna Zuccoli, socia accompagnatrice Trekking Italia Emr e coordinatrice del progetto AlterTrek
Si definiscono “eterodossie” le opinioni diverse rispetto a quelle universalmente accolte come vere. Quasi sempre in modo irriflesso, assumiamo come veri credenze, presupposti, vincoli che la successiva esperienza ci porta poi a confermare o, più spesso, integrare o rettificare. Se non abbandonare.
Così è stato all’inizio del nostro percorso: pur essendo consapevoli che il bagaglio del noto fosse assai più leggero del pesante zaino di ciò che ci accingevamo a imparare da zero, supponevamo di sapere con una ragionevole certezza che il disabile sarebbe stato al centro e di conoscere, per esperienze pregresse, almeno sommariamente, quelle che potevano essere le sue esigenze in un contesto di cammino. Ritenevamo infatti che le sue esigenze fossero innumerevoli e riguardassero sostanziali difficoltà tecniche relative al camminare su un sentiero montano o collinare, protratto per un certo numero di ore, per vari metri di dislivello in salita.
Ci avessero detto che quegli “Alter” a cui pensavamo al momento del battesimo del nostro gruppo non erano precisamente quelli che avevamo identificato come la nostra utenza di riferimento, avremmo alzato un dubbioso sopracciglio.
E quindi a distanza di un anno, chi sono i camminatori inclusi? Chi sono “gli Alter”? Sono le persone con disabilità visive o cognitive o sono anche i loro accompagnatori? Abbiamo ben presto scoperto che, intercettate e superato tutto sommato in modo rapido le esigenze pratiche, il focus non poggiava su informazioni tecniche fornite a priori o su accorgimenti particolari su come muoversi su un sentiero sconnesso, quanto sulle relazioni.
In Alter, ognuno dei non vedenti è accompagnato da un socio volontario di Trekking Italia, mentre i ragazzi autistici sono condotti nel cammino da noi accompagnatori e dai loro genitori o dagli educatori e volontari delle associazioni che collaborano con noi.
Insomma il concetto di chi sia questo “Altro”, ovvero su chi è toccato e coinvolto in prima persona dal progetto, ha subito certamente un processo di revisione che ancora non è terminato.
Affrontare così da vicino l’alterità, prendendola letteralmente sottobraccio e camminandoci accanto, non può non scuotere le certezze della propria individualità e portare a un mutamento anche chi sembrava dover partecipare solo in qualità di occasionale addetto ai lavori.
Entrare in Alter, per chi ne ha la voglia, può invece diventare un’esperienza di eterodossia, ovvero di sovvertimento delle opinioni comuni, delle certezze del noto e di una decisa rimessa in discussione di sé.
Chi avrebbe mai detto, ad esempio, che la nostra attività avrebbe potuto subire una velata discriminazione dovuta al fatto che “noi siamo vedenti”? Chi avrebbe mai detto che tutto il nostro corpo può essere così interamente in cammino, anche una volta accantonata la vista? Ci troviamo oggi a ripensare le parole che usiamo per descrivere: talvolta sono sbagliate, spesso sono inutili. E cosa usare in loro vece? E ancora più a fondo: davvero ciò di cui ci pre-occupiamo è degno del nostro dispendio di energie?
Riteniamo che la valenza di questa avventura abbia quindi una portata molto più straordinaria e dirompente di quanto avremmo mai potuto immaginare. Il cammino diventa metafora di cambiamento, e lo accogliamo con il sorriso che contraddistingue il nostro gruppo, con una nuova certezza acquisita, ovvero quella per la quale se tutto fosse esattamente come ce lo aspettiamo, semplicemente sarebbe già vissuto.
Vi aspettiamo in cammino!
Complimenti Anna e grazie a tutti/e coloro che partecipano a questa bellissima iniziativa Altertrek e a Trekking Italia ER. Molto bello anche il tuo racconto.