Raccolta differenziata: Bologna deve stare sopra il 70 per cento

Gli obiettivi indicati dal nuovo Piano regionale rifiuti sono ambiziosi, ma forse serve uno scatto di consapevolezza da parte di noi cittadini. E la tecnologia potrebbe aiutare a farlo

di Vito Belladonna, direttore Atersir


Nella città metropolitana di Bologna la raccolta differenziata del 2020 è appena sopra all’obiettivo che la legge assegnava ai comuni già dal 2012; il Comune di Bologna è ancora sotto, considerato il dato del 2020 al 55,5% (al 5° posto fra le città italiane con più di 200mila abitanti) nonostante una costante crescita negli ultimi anni (dal 39% del 2013 al 55,5% del 2020). Il nuovo Piano rifiuti della Regione Emilia-Romagna pone alle città un obiettivo del 79% al 2025, dopo che il precedente Piano aveva fissato l’obiettivo del 70% al 2020.

I benefici ambientali della Raccolta differenziata sono: materiale primario risparmiato (a scala nazionale i soli rifiuti di imballaggio riutilizzati hanno consentito di risparmiare 4,6 milioni di tonnellate di materia prima vergine); energia primaria risparmiata per l’estrazione e lavorazione della materia prima risparmiata (usando i materiali presenti nei rifiuti si risparmia l’energia che consumano in media circa 7 milioni di famiglie italiane); emissioni di CO2 evitate (per l’effetto del riciclaggio dei rifiuti di imballaggio si è evitata l’emissione di circa 4,5 milioni di tonnellate di CO2 equivalente, pari a quella prodotta da quasi 10mila voli a/r da Roma a New York).

Il valore ambientale di tutto questo è enorme; ma c’è anche un enorme valore economico: quello della materia recuperata (1 miliardo di euro a scala nazionale il valore degli importi messi a disposizione dal Conai per la raccolta differenziata), quello dovuto alla CO2 evitata grazie al riciclo (pari a 265 milioni di euro).
Questi risparmi si sono ottenuti perché le principali regioni del Nord-Nord Est (e la Sardegna) sono stabilmente sopra il 70% di raccolta differenziata. Bologna, che intende essere fra le 100 città europee neutrali per le emissioni di carbonio, deve stare in questo gruppo.

L’osservazione dei tantissimi cittadini che conosco e incontro parlando di questi temi è spesso la seguente: “ma cosa ci guadagno?”. La risposta è facile. Ogni abitante del bacino di Bologna per la raccolta e il recupero di 1.000 kg di rifiuti differenziati spende 16 euro in meno di quello che spenderebbe se quei 1.000 kg fossero di rifiuto indifferenziato (il rusco); inoltre, sempre da quei 1.000 kg, si ha un ritorno economico dal Conai di altri 13 euro, per un vantaggio complessivo di circa 30 euro in meno all’anno fra costi e ricavi.

In Italia è probabilmente poco sviluppato il concetto di “bene comune”, di “vantaggio condiviso con la comunità”; infatti quando in convegni, lezioni, incontri coi cittadini racconto questa cosa mi sento spesso rispondere “io vorrei vedere il mio, di guadagno per la plastica, la carta, il vetro e tutto quello che separo”.

Fuori da valutazioni sociologiche che non sono in grado di fare, entro nel tema tecnico. La tecnologia consentirebbe di personalizzare i ricavi. Per farlo si dovrebbero introdurre ulteriori strumenti tecnologici per attribuire un peso/quantità alle raccolte di ognuno di noi (quanto vetro, quanta carta, quanti metalli, quanta plastica, quanto organico conferiamo), con ulteriori complicazioni per l’utente.

Può essere tuttavia un argomento di confronto e futuri sviluppi; bisogna capire tutti insieme come e quando realizzarlo pensando alla sua gestione sin dalla fase iniziale.

Photo credits: Comune di Bologna


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