Uno dei temi più caldi di questa campagna elettorale è senza dubbio quello dell’astensionismo, che si prospetta da record. Su questo fenomeno pesano certamente molti fattori e non da oggi, ma i dati ci suggeriscono che, almeno a Bologna, il 40% del calo dei votanti registrato tra il 2001 e il 2018 è riconducibile al mutamento demografico e sociale che ha coinvolto la popolazione italiana maggiorenne
di Gianluigi Bovini, statistico e demografo
Una delle maggiori incognite delle elezioni del 25 settembre sarà la quota di elettrici ed elettori che decideranno di non partecipare al voto. Il fenomeno dell’astensionismo evidenzia da tempo una crescita significativa: a Bologna nelle elezioni politiche del 2001 l’affluenza si era attestata ancora su valori molto elevati e i votanti per il rinnovo della Camera dei Deputati furono oltre 293.700; nelle analoghe consultazioni del 2018 l’incidenza degli astenuti era cresciuta sensibilmente e in città votarono meno di 208.500 persone. La tendenza alla minore partecipazione al voto negli ultimi decenni si è sviluppata senza interruzioni e in diciassette anni il numero dei votanti è calato a Bologna di oltre 85mila unità.
La forte diminuzione dei partecipanti al voto è in parte dovuta alle tendenze demografiche: a Bologna, sulla base dei dati di popolazione pubblicati dall’Istat, tra il 2001 e il 2018 si era infatti registrato un calo di oltre 28.000 residenti di nazionalità italiana in età superiore a 17 anni. Nello stesso periodo è aumentata sensibilmente la quota di potenziali elettori con più di 79 anni, che possono avere oggettive difficoltà per la partecipazione al voto. Nella popolazione giovane si è invece registrata una maggiore propensione alla mobilità territoriale, anche verso Paesi esteri, che a sua volta può ostacolare in alcuni casi la presenza alle urne. Se si considerano unitamente questi tre fattori, si può stimare che circa il 40% del calo dei votanti registrato a Bologna tra il 2001 e il 2018 è riconducibile al mutamento demografico e sociale che ha coinvolto la popolazione italiana maggiorenne.

La residua quota di maggiore astensionismo (che si stima possa avere coinvolto a Bologna oltre 50mila elettori) si deve invece imputare prevalentemente a fenomeni di disaffezione e delusione nei confronti dell’offerta politica, che si sono manifestati con crescente intensità in occasione delle diverse consultazioni. Lunedì 26 settembre vedremo se questi fattori che spingono al non voto si sono accentuati o ridotti nel corso dell’ultima legislatura, che come è noto si è interrotta con un anticipo di circa sei mesi rispetto alla scadenza naturale di marzo 2023.
I dati pubblicati dai Servizi Statistici del Comune di Bologna in occasione delle elezioni politiche avevano documentato un astensionismo lievemente superiore nella popolazione femminile, giustificato dalla maggiore presenza di persone in età molto avanzata. Molto interessante era anche la mappa tematica, che fotografava la percentuale di affluenza in ciascuna delle tradizionali diciotto zone della città. La graduatoria della maggiore partecipazione al voto per la Camera dei Deputati nel 2018 era guidata da Corticella (78,05% di votanti), seguita da San Ruffillo (77,68%), Murri (77,64%), Costa Saragozza (77,33%) e San Vitale (77,13%). L’astensionismo più alto si era invece registrato in due quartieri popolari (San Donato con il 72,63% e Bolognina con il 72,70%); la partecipazione al voto era stata inoltre inferiore alla media cittadina a Lame, Colli, Saffi e in larga parte del centro storico.
Vedremo tra un mese se queste significative differenze territoriali nella partecipazione al voto verranno confermate o meno, fornendo ulteriori elementi di interesse nell’interpretazione delle tendenze elettorali.
Photo credits: Ansa.it
Ci metterei anche un po’ di politica almeno per le ultime smministrstive
Colli è anche l’unico vecchio quartiere che non ha seggi nella propria area costringendo gli elettori a trasferte in auto , bici o bus, modalità non proprio comoda per i più anziani. Non leggo dietrologie politiche in questa scelta perché il voto effettivo in zona è ormai in linea con le tendenze nazionali. Peccato non poter riprendere quelle belle passeggiate alle elementari Cremonini Ongaro o dare un maggiore senso civico alla Casa dell’Angelo.
Stefano Neri