Nel parco di via dei Carpentieri, a San Donato, si notano due case ben tenute. Le targhe indicano una Villa Pini, residenza per artisti data in comodato dal Comune al Teatro Testoni. L’altra, del Quartiere San Vitale, è sede dell’associazione Casa Larga e ospita questa azienda della cooperativa IT2, un esercizio pubblico il cui nome in bolognese significa fienile. Tra i tavoli all’opera donne e uomini con disabilità si muovono in totale autonomia, alla presenza di un tutor che coordina il lavoro
di Vincenzo Giuseppe De Girolamo, giornalista
È questa una realtà che fa del lavoro uno strumento adatto a favorire l’inclusione sociale degli svantaggiati, uno degli aspetti che definiscono la «qualità umana di una società», proprio come affermato da Zygmunt Bauman, in Homo consumens. Lo sciame inquieto dei consumatori e la miseria degli esclusi, «la qualità umana di una società dovrebbe essere misurata a partire dalla qualità della vita dei più deboli». Si può essere d’accordo, allora, quando si afferma che il lavoro deve conferire dignità, identità e appartenenza a chi è coinvolto nelle occupazioni svolte, a prescindere se si è in parte deboli.
La Tiz, in dialetto bolognese “fienile”, ha come finalità, nelle sue attività, mettere assieme qualità professionale di un servizio di ristorazione con l’investimento sociale per arrivare a definire un luogo dove si realizzi l’inclusione. È un’osteria sociale in partnership con Too Good To Go, l’app con cui ordinare ottimo cibo invenduto a un prezzo scontato, contribuendo così a ridurre gli sprechi alimentari; che occupa nel servizio in sala e in cucina, quotidianamente, donne e uomini del laboratorio Verbena, altro luogo che si rivolge per le sue attività a persone con disabilità, da dove arriva anche la pasta fatta a mano compresa nel menù del locale; dotata di un’equipe di tutor preparati ad affrontare e trovare la strada adatta a insegnare, convogliare e dirigere movimenti e compiti specifici dei disabili occupati ai fornelli, al bar o ai tavoli.
«Una realtà mista, la nostra – ci suggerisce la responsabile del progetto pedagogico della cooperativa, la dottoressa Claudia Parisini – in cui si uniscono servizi di tipo educativo e sociale a servizi di tipo produttivo per l’inserimento in ambito lavorativo. Qui, è un continuo tessere la tela di Penelope. Un continuo sognare e mettere in atto un’attività che cerca occasioni adatte a comunicare con gli invisibili o pseudo tali, studiare percorsi che promuovano l’inclusione sociale indispensabile a favorire qualità e professionalità necessarie nei servizi».
Resta infine da ricordare che l’Osteria Tiz e il Laboratorio occupazionale Verbena, che fanno capo alla cooperativa IT2, si definiscono anche aziende in transizione, cioè che promuovono e favoriscono il passaggio al mondo lavorativo di giovani e adulti in situazione di svantaggio. Tutto questo non facile da attuare, faticoso ma necessario, che diventa un’occasione ponte per chi è svantaggiato e vuol provare a mettere piede dall’altra parte, nel grande circo del vivere per raggiungere la propria autonomia, dov’è possibile.
A noi, con gli altri, toccherebbe solo mostrare più sensibilità a questi mondi e a chi si adopera al loro interno, un modo per aiutare la formazione di quella «qualità umana di una società», a volte la grande assente dei nostri giorni.
Photo credits: Osteria La Tiz/Cooperativa IT2
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