Al comprensibile dolore dei parenti delle vittime del naufragio della Costa Concordia sono seguiti commenti stizzosi per i benefici accordati a chi causò la tragedia. Ma la Costituzione prevede la rieducazione dei condannati e l’ex comandante ha maturato il diritto di richiedere pene alternative. Insieme ad altri detenuti – è questa la notizia, non le polemiche – lavorerà alla metadatazione del processo per la strage del 27 giugno ‘80, il più grande della storia. Un atto per la Memoria del Paese
di Andrea Benetti, Associazione dei parenti delle vittime della strage di Ustica
Nelle cronache di vari giornali troviamo in questi giorni la notizia che Francesco Schettino, l’ex comandante della motonave Costa Concordia naufragata il 13 gennaio 2012 all’Isola del Giglio causando la morte 32 persone, lavorerà alla digitalizzazione delle carte sulla Strage di Ustica.
Si è avuta qualche comprensibile reazione di dolore da parte di parenti delle vittime e soprattutto commenti stizzosi e polemici: «Dare benefici, trovare lavoro a chi ha procurato tanta tragedia, così grandi dolori…». Si dimentica così che per la nostra Carta Costituzionale le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato e che Schettino, definitivamente condannato a 16 anni di carcere, ha già maturato il termine previsto dalla legge per richiedere l’accesso alle misure alternative.
Dunque credo invece che questa occasione valga per segnalare l’importanza del progetto al quale sarà “aggregato”: si tratta di un progetto, approvato nell’ambito del Protocollo di intesa tra Ministero della Cultura e Ministero della Giustizia, che coinvolge la Direzione generale archivi, il Consiglio superiore della Magistratura, l’Archivio di Stato di Roma, la Cassa delle ammende e il Carcere di Rebibbia.
Un lavoro di fondamentale importanza per la ricostruzione del recente passato della Repubblica che prevede interventi per i cinque procedimenti per il delitto Moro, al quale partecipano circa 30 detenuti, e per i procedimenti Nar e Licio Gelli, al quale hanno lavorato e lavorano altri 10 detenuti. È importante dire che non lavorano da soli, ma in un team fortemente strutturato e comprendente professionisti di grande esperienza.
E ora – ecco la vera notizia – si avvia il progetto di metadatazione e di digitalizzazione strutturata per Ustica. Ricordiamo che quello sulla strage del Dc9 Itavia del 27 giugno 1980 è il più grande procedimento giudiziario della storia processuale italiana; è costituito da circa due milioni e mezzo di pagine e da documentazione su supporto magnetico (nastri audio, video, bobine, dati) con una struttura complessa e con un indefinito numero di atti in molteplici copie
Digitalizzare tutte le carte processuali di Ustica, al di là dell’inutile clamore per la presenza di Schettino, deve avere un grande significato culturale per la Nazione e anche per Bologna, perché costituirà una ricaduta sul patrimonio e il bisogno di consultazione sia del Museo per la Memoria di Ustica, come anche per lo stesso polo della Memoria Democratica che sta nascendo, e poi perché potrebbe essere stimolo per una analoga operazione per tutte le carte di Ustica conservate presso l’Istituto Parri.
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