La segretaria del circolo Pd Murri ed ex consigliera comunale indica quella che secondo lei è la strada migliore da intraprendere per rilanciare il partito: una nuova strategia condivisa a tutti i livelli e nel Paese, nuovi obiettivi di cambiamento da raggiungere in tempi e modi chiari. Una selezione della classe dirigente sulla base di specifiche competenze e la valorizzazione dei territori a partire da quello bolognese, dove il rapporto partito amministrazione funziona bene
di Barbara Beghelli, giornalista
Isabella Angiuli, dirigente Cna e Segretaria del circolo Murri, consigliera comunale fino all’anno scorso, fa il punto sulla situazione politica del Pd, locale e nazionale. Prima di tutto, però, ci tiene a spiegare cosa rappresenta il Circolo che presiede: «Una comunità di 300 iscritti e di 2000 elettori di centrosinistra», luogo eletto per affrontare discussioni politiche «ma sempre rispettando le diverse opinioni». Il circolo «vive e agisce indipendentemente da me in quanto la mia figura è sostenuta fortemente da una segreteria/direttivo di dieci persone che diventano quaranta nei momenti clou della nostra vita politica»: elezioni primarie, cene di autofinanziamento, eventi pubblici, feste dell’Unità.
Un suo commento sulle elezioni politiche del 25 settembre
Beh, sono sempre uno snodo importante nella vita del Paese. Non soltanto perché rimescolano le carte del governo, ma anche per l’esito secondario di modificare gli equilibri interni ai partiti. In realtà la vittoria di Giorgia Meloni, in quanto “politica” e ricevuta con il consenso più ampio era qualcosa che ci aspettavamo tutti, poi solo il tempo ci potrà dire se la coalizione di centrodestra di cui lei è perno metterà in crisi la tenuta democratica del Paese. Contestualizzando, questa legge elettorale, la crisi internazionale, i nazionalismi che cercano in ogni modo di emergere a livello europeo hanno contribuito al risultato. Certo Conte ha giocato per vincere portando via voti al Pd, mentre Azione, alleata con Renzi, non si può certo dire che abbia sbancato al centro, raggiungendo un risultato non particolarmente esaltante. Ma anche loro hanno portato via voti al Pd.
Partendo dal risultato di Bologna, quale potrebbe essere per lei il nuovo corso del Pd?
Servirebbe condividere una nuova strategia, darsi nuovi obiettivi da raggiungere, indicare in quali tempi e con quali modi si attuerà il cambiamento. Selezionare la classe dirigente sulla base di specifiche competenze. Comunicare dal centro alla periferia la nuova strategia, essere in grado di recepirla all’interno. Valorizzare i territori, a partire dal nostro, quello bolognese, dove il rapporto partito amministrazione funziona bene. Sono consapevole che questo percorso necessita di tempo proprio perché la nostra è un’organizzazione complessa e gli equilibri politici si ricompongano nel giusto modo. Per fare un esempio, i nostri circoli si arrovellano su proposte e progetti che puntualmente restano fermi nei confini territoriali dei nostri consessi locali. E se in merito alla condivisione della strategia dobbiamo registrare una grande vuoto, purtroppo siamo al punto che manca anche la comunicazione delle decisioni già prese.
Pensando al nuovo, vedrebbe bene un ticket Bonaccini-Schlein?
Partiamo dal congresso, che a mio avviso può seguire le indicazioni che con lealtà e serietà sono state indicate dal Segretario uscente. Mi piacerebbe che nel Pd si aprisse un dibattito all’interno della comunità democratica e non che restasse tutto limitato alle riunioni ristrette. In ogni caso, a chiunque si candidasse a fare il Segretario o la Segretaria, chiederei di farsi un giro nei circoli del Pd e portare lì una proposta forte e condivisa.
Che percorso vedrebbe bene da ora per Pd, M5s e Terzo polo?
La politica è mediazione; adesso abbiamo di fronte l’opportunità di un percorso di collaborazione con i partiti con cui abbiamo più cose in comune. Se l’obiettivo è contrastare le destre occorre lavorare su proposte forti e largamente condivise. Vorrei però che fosse il Pd a fare da driver.
Il mondo delle donne in politica
La politica è donna solo a livello grammaticale e il Pd non brilla da questo punto di vista. Bisognerebbe iniziare a praticarla in autonomia, essere libere di sbagliare e di riuscire a raggiungere i propri obiettivi, fare accordi, rappresentare le istanze di altre donne. La politica può essere donna solo se fatta da donne. Da sempre cerco di essere esempio di autonomia e indipendenza per le giovani, con la consapevolezza che gli uomini vanno coinvolti in una concezione paritaria, anche di famiglia.