La giornata internazionale per la lotta alla povertà del 17 ottobre ricorda al Pd la necessità di aprire una riflessione politica sulla radicalità delle scelte da compiere
di Alessandro Albergamo, membro della segreteria provinciale Pd con delega al contrasto alle diseguaglianze, povertà, casa e politiche migratorie
Dobbiamo smettere di essere conservatori – come ha detto la segretaria Mazzoni – o moderati. Nel 1843, Marx inserì nel nostro vocabolario politico la “radicalità”: «Essere radicale significa cogliere le cose dalla radice. Occorre trasformare tutti i rapporti nei quali l’uomo è un essere degradato, assoggettato, abbandonato». Le nuove povertà sono oggi la questione sociale per eccellenza: da essa la sinistra non ha scampo. È tramite la nostra proposta di contrasto alle povertà che dimostriamo di avere un pensiero radicalmente diverso sulla società: la nostra idea di giustizia, infatti, si misura solo sulla base della nostra radicalità su questi temi.
Dalla crisi del 2008 più ci ritiriamo dalla questione sociale – lasciandola al populismo, al sovranismo, al neoliberismo – più aumentano le differenze che si trasformano in disuguaglianze su cui poi proprio il populismo, il sovranismo e il neoliberismo creano programmi elettorali di marginalizzazione, combattendo i risultati della povertà (le persone) invece che la povertà stessa. Un sistema che utilizza le persone sia come bacino elettorale sia come vittima sacrificale dei propri interessi. Le destre hanno una concezione paternalista e moralista delle povertà: chi le subisce è colpevole, se possibile illegale per decreto. Le differenze sono per la destra il presupposto politico alle disuguaglianze che vediamo intorno a noi. Il neoliberismo non riconosce che il mercato non ha regolato la società: le persone in povertà sono un anello debole, un inciampo nello sviluppo collettivo, da estromettere perché non-consumatori prima che cittadini. Il populismo, infine, agisce con spot e slogan tamponando le emergenze con provvedimenti effimeri.
Ecco perché bisogna essere radicali nell’affrontare la povertà. Abbiamo sentito parlare moltissimo di povertà e disuguaglianze, ma poco di un nuovo modello economico. Ma esistono modelli economici alternativi al capitalismo e al neoliberismo. In questo senso sarà fondamentale il sostegno al percorso bolognese di economia sociale e circolare in linea col piano d’azione adottato dalla Commissione Europea: un progetto politico voluto dal sindaco, che contrasta alla radice le disuguaglianze.
Il Pd deve impostare un programma radicale e riformista andando a prendere le risorse là dove sono: nelle mani di pochissime persone, nascosti nell’evasione fiscale e negli extra profitti ancora non tassati. Anche il dove andare a prendere le risorse testimonia l’idea di società: non dalla scuola, non dalla sanità, ma dall’accumulazione privilegiata che cristallizza le disuguaglianze.
Il lavoro deve tornare ad essere il primo e vero ascensore sociale, fermo da troppi anni se non purtroppo per andare verso il basso. Ridurre il gap retributivo tra lavoratori e manager. Lotta al precariato e al lavoro nero/grigio, introduzione del salario minimo e della settimana corta, a parità di salario. Abbassamento del cuneo fiscale per aumentare il potere di spesa; sostegno alle aziende che promuovono piani di uguaglianza.
In Italia ci sono quasi 7 milioni di case vuote: il mercato dell’abitare non è governato dal diritto all’abitare, ma dal paradigma della rendita. Lottare contro il mercato che specula e snatura la funzione sociale della casa. Secondo il Censis nel 2020 il 25% degli italiani ha più di un immobile: sono quasi sempre gli stessi che detengono anche la maggior parte della ricchezza, a scapito del potere di spesa del resto degli italiani sulla prima casa, drasticamente calato nel giro di una sola generazione. Dobbiamo garantire dignità e possibilità, istituendo un fondo nazionale di garanzia alimentato da chi specula.
La crisi energetica aumenterà ancora di più le disuguaglianze: vogliamo un fondo di garanzia per non dover scegliere tra salute, cibo e riscaldamento. Mentre per ogni famiglia ci saranno quasi 2.000€ di aumenti, alcune aziende energetiche non hanno pagato le tasse sugli extra profitti.
Infine, una scuola esperienziale e non prestazionale: la povertà si contrasta anche con lo sviluppo di un’educazione alla solidarietà quale presupposto sociale all’erogazione di qualsiasi servizio materiale. Investire nella formazione, in un nuovo calendario scolastico, riportando la scuola ad essere un luogo sempre aperto ogni giorno per lo sviluppo del pensiero, e che non sia solo orientata alla performance.
Come Pd di Bologna, con i circoli e il segretario cittadino Di Stasi, avvieremo un progetto per potenziare ascolto e presenza nelle periferie e nei luoghi in cui la cittadinanza non ci vede più al suo fianco, a partire anche dalle esperienze che già abbiamo, da valorizzare e ampliare. Torneremo nelle piazze, nelle fabbriche, nei luoghi delle precarietà abitative e lavorative, nei parchi, nei caseggiati popolari: è da lì che deve nascere la radicalità delle nostre proposte. È lì che dobbiamo portare subito delle risposte.
In copertina: il Sindaco Matteo Lepore a colloquio con un senza fissa dimora insieme agli operatori dell‘Asp (gennaio 2022)
che belle parole…..
È una sfida gigantesca. Ma che va percorsa senza indugio. È l’unica via possibile
Ho letto attentamente… Belle proposte riferite a Bologna? Mi occupo di giovani migranti, che pur avendo un reddito e i documenti in regola non hanno accesso ad un alloggio in quanto “stranieri” altri, anche italiani , che per problemi vari sono già in strada o ci finiranno a breve poiché non riescono a sostenere gli affitti proibitivi praticati da anni in questa splendida città., Studenti che frequentano da remoto poiché per loro non c’è un posto letto, e, ciliegina sulla torta, un esercito di neo maggiorenni che, accolti nelle strutture da minori, non sanno dove andare. Purtroppo prevedo tempi veramente bui per tutti se non si affrontano queste emergenze con coraggio! Eta del cerchio di via Libia.
Fa molto piacere leggere queste parole. Un nuovo modello economico. Bisogna essere radicali. Soprattutto, perché provengono dall’interno del Pd. Ora vediamo come il Pd le farà sue, perché come l’articolo sembra ammettere, finora ne è stato ben donde