Tre comitati della zona universitaria, Piazza Verdi, Via Petroni, Piazza Aldrovandi hanno incontrato il rettore di Unibo Giovanni Molari, che ha promesso interventi efficaci e sistematici. Il documento consegnato al rettore tuttavia ambisce a un passo in più, indicando la necessità di un accordo che aiuti a individuare una prospettiva di giusta convivenza tra le parti
di Otello Ciavatti, comitato Piazza Verdi
Gli iscritti Unibo nel 2022 sono 88.600, di cui 28.250 matricole su una popolazione cittadina di 392.000 abitanti. Nel 1870 gli iscritti erano 300 e la popolazione era di 70.000 residenti. La situazione attuale è caratterizzata da un incremento progressivo degli studenti con un intreccio strutturale fra università e città, al punto che questa tende a essere incorporata nell’università.
Nel 1870 esistevano solo borse di studio previste dal comune. Pascoli, ad esempio, poté iscriversi grazie alla borsa di studio vinta quando il presidente della commissione era Giosuè Carducci. Oggi le borse di studio gestite da Er.go rappresentano un’opportunità necessaria per molti studenti privi di risorse. Nell’anno accademico 2022 potranno avere accesso alle agevolazioni 56.928 studenti (pari al 64% degli iscritti), in crescita del 10% rispetto all’anno scorso. Di questi, 31.458 potranno usufruire dell’esonero totale delle tasse, segnalando così un aumento del 6,8% rispetto all’anno accademico 2020/2021.
Il punto più dolente resta quello della casa, in una città che rivolge la massima attenzione al turismo ricco che si sostituisce all’offerta di abitazioni verso gli studenti. Questo rischia di creare una frattura difficilmente sanabile tra l’Università di Bologna e la città, inficiando la produzione e diffusione di saperi e competenze. Bologna non è mai riuscita a dotarsi di un campus separato dal centro storico e le principali strutture accademiche sono cresciute in stretto rapporto con la popolazione residente determinando ricchezza sociale, innovazione urbana e insieme problemi di convivenza. Tale situazione rappresenta una risorsa irrinunciabile per la comunità e non è mai stata messa in discussione dai comitati di cittadini, ma alcune soluzioni favorirebbero un maggiore equilibrio tra gli stili di vita degli studenti e quella dei cittadini residenti.
La zona universitaria e il centro storico presentano situazioni molto critiche, a causa di un particolare affollamento di giovani che vivono la notte e frequentano i numerosissimi locali che sono dislocati attorno a Piazza Verdi. Migliaia, specie nei fine settimana, provengono oltre che dall’università anche dalle periferie e dai comuni dell’area metropolitana. Ciò comporta un consumo esasperato del territorio, la produzione di masse consistenti di rifiuti e una preoccupante presenza di attività illegali: spaccio di droga, vendita bici rubate e di alcolici senza autorizzazione.
Gli studenti sono parte di una composizione sociale che fatica a trovare un equilibrio con la popolazione residente. Si notano questi problemi in particolare nel quartiere Santo Stefano, il secondo quartiere per superficie della città con 30.040 kmq. I residenti sono 64.086, di cui 14.000 nella zona Irnerio e 35.000 San Vitale. Ancora oggi, nonostante alcuni episodi di decentramento come la facoltà veterinaria di Ozzano, si ha una prevalente presenza di sedi in questa parte del centro storico e qui si manifesta la maggiore domanda di alloggi.
Il tema di fondo su cui è opportuno riflettere è il rapporto università-città, tenendo conto delle possibilità offerte dal Pnrr per quanto concerne lo sviluppo della digitalizzazione e la possibilità di nuovi insediamenti. È indispensabile allargare la rete dei collegi, sale studio e abitazioni per studenti nella prima periferia di Bologna e creare nuovi poli di aggregazione per le attività culturali, sociali e ludiche. Un esempio per tutti poteva essere rappresentato dalla Staveco, la cui posizione fisica e lo spazio fruibile potevano farne un campus urbano decentrato, riducendo la densità delle attività nel centro storico.
Riteniamo necessario stipulare un patto tra studenti e città e chiediamo di poter contribuire alle scelte di nuovi insediamenti creando un forum università studenti-cittadini-istituzioni. Il testo del documento finale dovrà essere sottoposto a referendum. Per noi, una prima bozza per un patto fra studenti e città dovrebbe contenere i seguenti punti:
1-Feste di laurea in spazi dedicati evitando uso di materiali nocivi al pubblico decoro. Le informazioni fornite dai comitati di cittadini indicano alcuni luoghi particolarmente critici a causa delle ricorrenti feste di laurea: Piazza Scaravilli, Piazza Santo Stefano, Piazza Aldrovandi, Piazza Verdi.
2-Evitare scritte e graffiti vari sui muri. Si tratta di verificare la possibilità di un protocollo università-studenti che indichi spazi idonei alla diffusione di informazioni da parte dei collettivi.
3-Non lasciare bottiglie di vetro e plastica nelle piazze e nelle strade.
4-Nel caso di feste o manifestazioni non superare i limiti di decibel stabiliti.
5-Contrastare la diffusione della dipendenza da alcool e droghe.
6-Promuovere iniziative culturali coinvolgendo i residenti della zona universitaria.
7-Rendersi disponibili a prendersi cura dei beni comuni della città assieme ai residenti.
Photo credits: Lorenzo Gaudenzi (CC BY-SA 4.0)
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Arrivai Bologna per lavoro tre decenni fa e il problema Piazza Verdi era all’ordine del giorno.
La situazione e’ solo peggiorata e parecchio.
A parte i comportamenti villani e incivili che nessuna legge potra’ mai modificare, si dimentica sempre che sono molti nostri figli e nipoti che, secondo l’immutabile legge della domanda e dell’offerta, si recano in zona per acquistare stupefacenti e bici rubate.
Visto che gli spacciatori, nella quasi totalita’ stranieri irregolari, non smetteranno di spacciare forse e’ venuto il momento di dire, forte e chiaro, ai nostri figli e nipoti, di smetterla di foraggiare economicamente l’illegalita’.
Valter Giovannini
Le intenzioni sono ottime e la bozza di “patto” è sensata. Vedo due criticità che potrebbero ostacolare il progetto e (anche) sulle quali quindi si dovrebbe lavorare:
1) Spostare sedi di facoltà in periferia per alleggerire il centro significa, potenzialmente, svuotare enormi edifici oggi destinati ad aule, non facilmente riconvertibili in abitazioni, uffici o altro. Se non si riconvertono Unibo si trova con un patrimonio immobiliare svalutato e inutilizzato. Se si riconvertono le spese sono elevatissime.
2) La “lobby” dei butegher che da sempre “governa” Bologna e che negli ultimi anni ha colonizzato il centro storico con una moltitudine di mangiatoie, si opporrà a un decentramento “forte” che comporterebbe un calo degli affari.
Non dico di non decentrare, tutt’altro; dico di pensare soluzioni anche a queste due potenziali criticità.
Credo che il fenomeno del graffitismo non sia a fuoco. L’informazione tra collettivo non ne è lo scopo. Una riflessione del 2009 qui:https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=pfbid0wAnukpgUBvA4y3NYp1bF7hyDfUxjv5kKgg7CfA588YX6J1kpET8X9zEgV8pnQKi1l&id=1752896227
L’identità dell’area è quella. Decentrare significa rinunciare al suo progresso. Abdicare e abbandonare. Buttandosi alle spalle una storia centenaria.
Il fenomeno del graffitismo ha poco o nulla a che fare con l’informazione dei collettivi.
Qui si pensa, si pensa, si pensa e quando sono stanchi di pensare si partorisce il topolino. Intanto migliaia di studenti sono a casa in attesa di una vana speranza di trovare una camera. E i politici che fanno??????????
Caro Paolo, non ho proposto di svuotare i palazzi dell’università, ma di creare poli decentrati per abitazione, sale studio, incontri sociali e culturali.