Al carcere minorile servono risposte rapide e strutturali

Se il Pratello è una città nella città noi non mancheremo nell’assicurare il giusto supporto a queste vite così fragili ma che in futuro potrebbero dare molto alla collettività. Sta a tutte e tutti noi agire affinché questo avvenga realmente

di Mery De Martino, consigliera comunale


Da quando sono in consiglio comunale, ho perso il conto degli interventi fatti e delle commissioni comunali richieste sulla situazione dell’istituto penale minorile del Pratello (“Un’udienza conoscitiva urgente sull’Istituto Penale minorile del Pratello”). Da ormai un anno, ciclicamente, una delle nostre comunità più fragili, una comunità fatta di ragazzi che vogliamo e dobbiamo reinserire nella società, viene afflitta da picchi insostenibili di sovraffollamento. 

Ma cosa significa sovraffollamento per una comunità di minori che vengono da percorsi indubbiamente complessi?

Significa che gli spazi comuni, quelli in cui potersi relazionare con gli altri, si fanno sempre più stretti e le tensioni rischiano di innescarsi con più facilità. 

Significa che il rapporto con gli educatori, figure fondamentali per il supporto sociale ed educativo, rischia di sfaldarsi, compresso tra le mansioni amministrative e il numero eccessivo di ragazzi da seguire. 

Significa che troppo spesso i lavoratori dell’Istituto, dagli educatori agli agenti di polizia penitenziaria, si trovano a lavorare sotto stress eccessivo, svolgendo anche mansioni che non sempre gli competerebbero. 

Significa che quei ragazzi che hanno permessi per alcune uscite vedono davanti a loro un iter molto complicato perché più uscite significa meno personale contestualmente disponibile presso l’Istituto. 

Significa che le attività extrascolastiche previste, attività formative quanto la scuola, diventano insufficienti e possono capitare giornate in cui dei ragazzi molto giovani non hanno nulla o quasi nulla da fare e questo, soprattutto in quella fascia di età, porta con sé effetti psicologici e fisici che non credo di dover essere io a spiegare.

Significa anche che buona parte del sovraffollamento è spesso dovuta ad attese di trasferimento definitive. Ma se creare un equilibrio positivo e virtuoso in una comunità di giovani detenuti è compito complesso, disfarlo richiede molto meno sforzo. Così i ragazzi che si trovano lì per poche settimane o pochi mesi non hanno il tempo sufficiente per inserirsi, ma al contempo posso avere modo, pur senza intenzione, di alterare equilibri preesistenti.  

Le azioni da fare sono molteplici, di breve e medio periodo ma tutte fondamentali. Un elenco, sicuramente non esaustivo ma basato sul lavoro di un anno in Consiglio comunale, prevedrebbe:

  • una drastica riduzione dell’utilizzo dei posti letto dell’Istituto come “luoghi di passaggio” in attesa di trasferimenti definitivi;
  • un aumento consistente del numero degli educatori e di polizia penitenziaria (che mi risulta essere l’unico reparto incrementato in questi mesi);
  • un aumento della quantità e della frequenza di attività formative extrascolastiche, utilizzando anche lo spazio polifunzionale che vedrà la luce alla fine dei lavori presso l’ex teatro del Cgm;
  • un incremento delle ore di insegnamento dell’alberghiero e una differenziazione dei corsi. Se molti ragazzi non studiano è perché sarebbero più interessati a materie e professioni legate alla meccatronica, ma ad oggi presso il carcere non sono attivi altri corsi di diploma oltre all’alberghiero;
  • fare in modo che i minori con particolari problemi psicologici o psichiatrici siano accolti in strutture dedicate e non in un Istituto penitenziario. E i detenuti che hanno commesso reati di entità più lieve possano ricorrere più facilmente a misure detentive alternative in altre strutture o comunità, a prescindere dall’estrazione sociale e culturale di appartenenza;
  • anche se i posti letto stabili sono ormai 40, bisognerebbe riportare la capienza massima a 33-34 ragazzi, considerando i limiti strutturali dell’Istituto, la quantità di personale dedicato o dedicabile e anche che prima dell’apertura del secondo piano della struttura i ragazzi detenuti erano 22-23 e gli ultimi anni, con quella capienza, sono stati gli anni in cui i ragazzi hanno avuto più possibilità di crescita e reinserimento, come dimostrano anche i dati di iscrizione all’università.

Il direttore dell’Ipm sta già facendo molto ma non basta, dobbiamo lavorare in rete. Come Comune dobbiamo continuare a tenere alta l’attenzione e favorire le collaborazioni con altre comunità, supportando anche la creazione di nuove strutture, seguendo l’esempio virtuoso di Casa Corticella. Anche il Dipartimento di giustizia minorile e il Centro di giustizia minorile devono incrementare gli sforzi in tal senso, lavorando insieme ai sindacati, da sempre attenti al tema, e al Provveditorato agli studi. 

Come condiviso con altre consigliere e consiglieri comunali, in particolare (ma non solo) Marcasciano, Negash e Piazza che lunedì, insieme a me, sono intervenuti in Consiglio sul tema, organizzeremo nelle prossime settimane un’udienza conoscitiva in loco per visitare l’Istituto e visionare il completamento dei lavori dell’ex teatro. Tuttavia, considerata l’urgenza dovuta all’attuale presenza di 49 ragazzi abbiamo già comunicato al direttore dell’Ipm, da sempre impegnato e collaborativo, la nostra volontà di recarci al più presto in visita almeno con una delegazione del Consiglio.

Se il carcere è una città nella città noi non mancheremo nell’assicurare il giusto supporto a queste vite così fragili ma che in futuro potrebbero dare molto alla collettività. Sta a tutte e tutti noi agire affinché questo avvenga realmente.

Photo credits: Ansa.it


3 pensieri riguardo “Al carcere minorile servono risposte rapide e strutturali

  1. Articolo interessante e scritto bene.
    Non insisterei troppo sulla fragilita’ di questi ragazzi data per scontata. Troppa comprensione li deresponsabilizza e impedisce loro di cogliere al volo le occasioni che il sistema dovrebbe offrire una sola volta.
    Valter Giovannini

  2. Brava Mary
    C’è molto lavoro da coordinare sul carcere non solo minorile, ma tutto il sistema di detenzione.
    Io sono una figura statistica e vedo un po’ molteplici aspetti
    L’ultimo rapporto Antigone sul carcere italiano, tra cui ci siamo anche noi, è stata una lettura tra le più deprimenti che abbia mai visto
    Problemi annosi e vecchi, persistono e peggiorano, il sovraffollamento va risolto progettando altri spazi. Il sovraffollamento porta a una drastica riduzione degli spazi personali in cella e degli spazi ricreativi
    Soffrono i progetti di teatro in carcere, di sport in carcere, di corsi di arte, sollecitazioni che danno ossigeno ai detenuti, trasformandoli in persone, che provano sentimenti. Che realizzano arte, che recitano..e che bravi che sono non hai una idea…
    La liberazione consiste nel prendere coscienza del sé e lasciarlo uscire..fuori, nell’aria, nel vento.
    In questo modo non sono solo detenuti che scontato una pena, ma persone che si trasformano e pian piano si adeguano alla vita fuori di lì.
    Oltre al sovraffollamento, ci sono altri problemi legati alle strutture e al personale giudiziario
    Il 75% dei detenuti è recidivo ed ha già scontato pene in carcere, recidivo anche ai reati.

    Bisogna fare molto lavoro, Bologna non può accettare questa etichetta penosa.
    Drammatico in generale anche la crescita dei suicidi.
    Ciao
    Eugenia

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