Tante eccellenze, parecchi guai. Non ultime le liste d’attesa nella sanità pubblica che determinano, per chi può, uno slittamento verso il privato. Il contesto internazionale e nazionale non aiuta. In sintesi, non siamo un’isola. Il mondo che ci coinvolge è grande e terribile. E il sindaco, che è intelligente, non può non saperlo. Dopo 12 mesi di mandato gli elementi per riflettere ci sono e tanti; per certi aspetti anche la città più progressista sta diventando terra incognita
di Aldo Bacchiocchi, già dirigente politico
Desidero anch’io riflettere a un anno dall’elezione di Matteo Lepore a sindaco metropolitano. Stimo la persona quale che siano le mie considerazioni. Prima di tutto la verità.
Molti erano quelli che ambivano al “dopo Virginio”. Sono poi svaniti nel nulla a seguito della decisione legittima di Pier Ferdinando Casini di entrare in gara per la Presidenza della Repubblica. Le astensioni dal voto sono state molto rilevanti e hanno penalizzato le ambizioni dell’ex sindaco di Castenaso Stefano Sermenghi di essere l’ago della bilancia. Fabio Battistini ha avuto un rilevante successo personale mentre la coalizione di centro sinistra ha perso molti voti rispetto alle precedenti elezioni amministrative.
Per essere sindaco metropolitano Lepore ha tentato di mettere in connessione Palazzo d’Accursio con Palazzo Malvezzi. Ha dato vita a una giunta ampia, affiancata da un rilevante numero di consiglieri/e delegati, nel tentativo di dar vita a un governo metropolitano. Sarebbe interessante studiare il rapporto e le connessioni tra apparato amministrativo, giunta e consiglieri delegati.
La scelta politica metropolitana soffre, a mio avviso, di una mancata riforma istituzionale che delinei la Città Metropolitana. La scelta della “giunta itinerante” si è fermata ai quartieri e non si è sviluppata, almeno fino a ora, nei Comuni del territorio provinciale. L’impressione data da Matteo Lepore e dai suoi più stretti collaboratori è di aprire un “nuovo corso” di discontinuità rispetto al passato. Com’è noto, con l’eccezione, peraltro positiva, del sindaco Giorgio Guazzaloca, dal dopoguerra a oggi c’è stata una continuità politica molto solida. La Sinistra ha sempre governato, comunisti e socialisti assieme di regola.
I problemi sono rilevanti, a partire dal traffico, dall’infrastruttura aeroporto-stazione e da Fico, che resta un mistero. Com’è noto gli studenti fuori sede vivono esperienze dolorose e la crescita rilevante del turismo spiazza la città e rende molto complicato il problema della casa. Le patologie del disagio giovanile tendono ad aumentare. In questo contesto un punto fermo positivo è dato dal presidente della Cei, il Cardinale Arcivescovo onnipresente e solido punto di riferimento.
Moltissime sono le realtà positive di Bologna che sta entrando nel “digitale” da protagonista. I punti di eccellenza sono rilevanti in molti settori della ricerca scientifica, della sanità pubblica e privata. La cineteca ha un valore mondiale e lo avrà il centro per la ricerca metereologica. La Regione con il ruolo del presidente e della sua giunta è sponda rilevante per la realtà metropolitana. Ma anche qui le diseguaglianze e le solitudini aumentano, la denatalità è ormai patologica. La vita quotidiana è difficile anche qui nella «città più progressista d’Italia» e del mondo, forse. Accanto alla Zanichelli e al Mulino si affaccia “Pandora”, una rivista che ambisce a essere stimolo di novità di spessore. Sono tutte realtà di eccellenza. Il mondo cooperativo è in fermento anche sul versante delle cooperative bianche, per così dire. La libreria Ambasciatori ha un ruolo pilota. L’Alma Mater resta emblematica così come lo sono molte realtà industriali di eccellenza a scala mondiale. E poi la fondazione Golinelli e il Mast.
Tante luci, dunque, ma anche tante ombre segnano la Città Metropolitana; il contesto internazionale e nazionale non aiuta. In sintesi, non siamo un’isola. Il mondo che ci coinvolge è grande e terribile. E Matteo Lepore, che è intelligente, non può non saperlo. Dopo un anno del suo mandato gli elementi per riflettere ci sono e tanti; per certi aspetti anche la città più progressista sta diventando “terra incognita”. Forse è opportuno non dimenticarlo.
P.S.: un male oscuro affatica la vita quotidiana di tanti. Si tratta delle “liste di attesa” nella sanità pubblica che determinano, per chi può, uno slittamento silenzioso verso la sanità privata.
Condivido la tua analisi, meno la considerazione relativa al cosiddetto “successo personale” di Fabio Battistini, un Carneade candidato dal cdx con la precisa volontà di perdere, Bologna sarà anche, forse, la città più progressista d’Italia, certamente è il regno mondiale dell’inciucio portato alla ennesima potenza, basta guardare, a parte Giorgio Guazzaloca della cui squadra mi onoro di avere fatto parte, chi sono i candidati sindaco di cdx da trenta anni a questa parte, da quando vi è la elezione diretta del Sindaco, troppi interessi ecenomici spingono perché non vi sia un cambio del “manovratore” Niccolò Rocco di Torrepadula Consigliere Comunale a Bologna dal 1995 al 2004