In attesa che il governo ci spieghi in parole e atti concreti – come non ha fatto finora – cosa intenda con questo concetto, mi è sembrato utile chiarire il punto di vista ecologista, in particolare di Europa Verde. Ed è proprio su questo che verterà l’incontro, che coordinerò, in programma sabato 12 novembre, alle ore 11, al Centro Costa di via Azzo Gardino
di Silvia Zamboni, capogruppo di Europa Verde e vice presidente dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna
Il tema della sovranità alimentare non è “di destra”, né tanto meno è nato con il governo Meloni, con la nuova denominazione aggiunta al ministero dell’Agricoltura. È invece un pensiero che viene da lontano, profondamente radicato nei movimenti contadini e nella cultura ecologista. Niente a che vedere con la fallimentare autarchia d’antan – questa sì di destra – o con il protezionismo del Made in Italy agroalimentare.
Per dirla con il professor Giovanni Bazzocchi, docente alla facoltà di Agraria dell’Università di Bologna, «Il termine sovranità alimentare nasce, nel 1996, nell’ambito di un incontro mondiale, in Messico, dei movimenti contadini internazionali de “La via Campesina”, e intende affermare il diritto dei popoli e delle comunità all’autodeterminazione alimentare, cioè a definire e utilizzare strategie sostenibili di produzione, distribuzione e consumo di cibo, basandosi sulla piccola e media produzione, in totale contrapposizione a una concezione puramente mercantile del cibo e alle politiche neoliberiste globalizzate in campo alimentare definite, in particolare, dall’organizzazione mondiale del commercio». Anche Carlo Petrini, proprio di recente, ha ricordato che il concetto di sovranità alimentare è alla base della nascita di Slow Food e del movimento mondiale delle comunità di piccoli contadini Terra Madre, anche questo partorito dalla sua fervida attività a favore del cibo buono, pulito e giusto.
Il concetto di sovranità alimentare affonda le proprie radici, da anni, nelle pratiche che traducono in scelte coerenti e concrete il processo della “transizione ecologica”, di cui tanti si riempiono la bocca senza mettere in discussione gli attuali modelli produttivi dominanti basati sull’uso delle fonti fossili, sull’agricoltura e la zootecnia intensive, la cui produzione atterra nei canali della grande distribuzione.
A Bologna, l’associazione Campi Aperti per la Sovranità Alimentare propone da vent’anni una alternativa basata sullo sviluppo di mercati contadini e sull’alleanza tra produttori e consumatori consapevoli, per provare ad arginare, almeno culturalmente, la pervasività del modello agroindustriale intensivo dei grandi numeri, che sono però piccoli dal punto di vista della remunerazione del lavoro agricolo. Vent’anni di sostegno che Campi Aperti ha dato a piccole realtà contadine che soccomberebbero se rimanessero isolate. Così come è successo e succede a milioni di aziende contadine nel mondo. Il percorso dell’associazione è sfociato di recente nella stesura, insieme ad altre realtà, di un progetto per la Sovranità Alimentare, che contiene proposte per garantire la sovranità alimentare delle nostre comunità, proposte che sono rivolte ai diversi livelli istituzionali. Si tratta di un progetto che mi sono impegnata a portare all’attenzione della Regione Emilia-Romagna.
Infine – ci ricorda Lucio Cavazzoni, presidente del comitato promotore del biodistretto dell’Appennino bolognese – dentro il concetto di sovranità alimentare va colto anche un aspetto di natura socio-culturale: il fatto di considerare il cibo non solo come una merce ma come uno strumento di relazione tra uomo e ambiente, con i contadini nel ruolo di intermediari. I nuovi agricoltori periurbani e del vicino Appennino sono strategici: non solo in quanto custodi del territorio, ma anche quali creatori di relazioni con la bellezza di un ambiente ricco di biodiversità, attraverso l’offerta di cibo genuino e salutare.
In attesa che il governo ci spieghi in parole e atti concreti – come non ha fatto finora – cosa intenda con sovranità alimentare, mi è sembrato utile chiarire dal punto di vista ecologista, e in particolare di Europa Verde, cos’è e cosa non è per noi la sovranità alimentare. Ed è proprio questo il titolo che ho dato all’incontro, che coordinerò, in programma sabato 12 novembre, alle ore 11, al Centro Costa di via Azzo Gardino. Ne parleremo insieme al professor Giovanni Bazzocchi, a Pierpaolo Lanzarini e a Lucio Cavazzoni. L’incontro si potrà seguire anche in diretta sulla mia pagina Facebook.

Photo credits: Campi Aperti
Sovranità alimentare? Se volete vederla in concreto e da vicino, cominciate visitando http://www.arvaia.it, poi fate un giro in via Olmetola 16, a Borgo Panigale. Siamo lì dal 2013! Venite a vedere un posto bellissimo, da frequentare con piacere (è un parco urbano). Conoscerete gente accogliente, magari vorrete condividere un po’ del loro tempo, possibilmente diventare soci.
Cantiere Bologna ne ha parlato così: “Arvaia: quando le parole corrispondono ai fatti”
Conosco la vostra esperienza. Mi farebbe piacere se veniste sabato mattina a raccontarla!
Ho avuto conferma che domattina ci sarà Stefano Ramazza a raccontare l’esperienza di Arvaia. Sarà sicuramente un contributo importante perchè fa riferimento ad un’esperienza concreta realizzata nel nostro territorio
Grazie per il meraviglioso articolo! 👍