La prammatica sanzione

Nel suo ultimo editoriale, Giampiero Moscato chiede uno sviluppo più organizzato del progetto “Città 30”. Richiesta legittima, che tuttavia allo stato attuale mi pare impossibile da realizzare, pena l’immobilismo

di Pier Francesco Di Biase, caporedattore cB


Non credo di fare un cattivo servizio a questa rivista e al suo direttore se confesso che, negli ultimi giorni, tanto lui quanto il resto della redazione si sono posti il problema dell’opportunità di pubblicare il suo editoriale sul progetto della “Città 30” (qui), lanciato dall’Amministrazione e ben raccontato su queste pagine dalla consigliera comunale Mery De Martino (qui).

Il rischio più evidente, manco a dirlo, era quello di prestare il fianco alle critiche dell’opposizione. Critiche che nessuno di noi considera del tutto sincere, quanto piuttosto spinte da uno spasmodico bisogno di apparire nel dibattito pubblico cittadino, storicamente egemonizzato da una maggioranza di sinistra talmente forte da potersi concedere il lusso, come in questo caso, di discutere approfonditamente al suo interno prima di prendere qualunque decisione.

Naturalmente, come sempre, ha prevalso la linea della libertà di espressione individuale, principio sacro di ogni buon giornalismo che ambisca a spingersi oltre la mera attività culturale per sfociare, quando possibile, nel servizio pubblico. E altrettanto naturalmente, come preventivato, sono arrivate le strumentalizzazioni della destra nella persona di Fabio Battistini, che letto l’articolo si è lasciato andare a un commento entusiastico: «Che dire, amico Moscato, sottoscrivo parola per parola il tuo (sempre pacato) ragionamento».

Ora, chi fa il nostro mestiere sa che la vicinanza dei politici, così come il consenso dei lettori, dura di norma fino all’articolo successivo. Per fare al meglio il proprio lavoro, dunque, bisogna imparare a non darci troppo peso. Ma evidenziare l’atteggiamento di Battistini serve a porsi una domanda ulteriore: di fronte a famiglie sconvolte dal lutto, associazioni in protesta e titoli di giornali allarmistici, cosa avrebbe fatto questa destra se fosse stata al governo?

Certo non avrebbe lanciato la “Città 30”, ossia il modo più rapido ed efficace per contenere strutturalmente l’epidemia di incidenti che sta colpendo Bologna. Più facilmente, avrebbe soffiato sul malcontento e trovato qualche capro espiatorio da offrire momentaneamente alla pubblica gogna. Ma in ogni caso avrebbe fatto qualcosa, per quanto inutile o superficiale. Perché mentre la sinistra predilige tendenzialmente il cervello, la destra si concentra quasi esclusivamente sulla pancia. E la pancia non la riempi immaginando pantagruelici banchetti.

Non si capisce invece perché quando a compiere determinate scelte – ma oserei dire quasi tutte – è la sinistra, debba necessariamente filtrarle con ragionamenti programmatici e ideologici. Come se un medico di ospedale, prima di operare un paziente, gli si mettesse di fronte per declamare il manuale di anatomia o il giuramento di Ippocrate. A mio modesto parere, è quello che sta capitando anche nel dibattito sulla “Città 30”. Un’iniziativa pragmatica e inserita nel programma di governo – esattamente come il tram – dunque già passata per il vaglio del consenso popolare. A meno che si reputino le elezioni una parentesi irrilevante e non lo strumento principe della partecipazione democratica.

Ovviamente Moscato non considera il voto un orpello e non è contrario all’abbassamento generalizzato dei limiti di velocità, come ha ben specificato nel suo editoriale. Chiede solo, legittimamente, uno sviluppo più organizzato che tuttavia allo stato attuale mi pare impossibile da realizzare, pena l’immobilismo. E del resto sarebbe ben strano che un uomo costretto, non tantissimo tempo fa, al coma farmacologico proprio a causa di un investimento, fosse aprioristicamente contrario a un’iniziativa che punta indubbiamente a irrobustire la sicurezza stradale.

Un caso, il suo, esemplificativo della traiettoria – certamente anche culturale – che misure concrete come la “Città 30” vogliono perseguire. Poiché quello che un tempo si sarebbe definito con un infimo grado di fantasia “pirata della strada”, oggi è invece serenamente identificabile come aspirante “omicida stradale”, in virtù di una legge condivisibile ma contestata da molti, almeno agli esordi.

Perché purtroppo e per fortuna la gente lentamente si abitua a tutto, nonostante sia conservatrice per natura. E non ho dubbi che così accadrà, anche questa volta.

Photo credits: Comune di Bologna


Un pensiero riguardo “La prammatica sanzione

  1. Rimango sbalordito che abbiate discusso se censurare o no l’ottimo articolo di Giampiero Moscato, perchè non in perfetta linea con la visione dell’Amministrazione… o perchè poteva essere strumentalizzato. Il confronto, in primis con i cittadini, non può nascere con queste premesse, soprattutto su un argomento molto pragmatico e poco ideologico, se permette. Qui il destra sinistra c’entra molto poco. Il fatto che l’amministrazione abbia ricevuto un mandato a fare tutto quello che c’è scritto nel programma, in teoria si. Rammento però che ha votato poco più del 50%, e la coalizione di Matteo Lepore ha preso il 60% dei consensi; quindi a voler essere pratici parliamo di una rappresentanza teorica del 30% dei cittadini. I quali sulla “limite 30” senza adeguati corollari, ben spiegati da Giampiero Moscato (e presenti anch’essi nel programma), ne trovate pochi di favorevoli. Parliamo di arrivare ad un servizio pubblico decente, a parcheggi adeguati: insomma di cose di cui parliamo da 30 anni ma senza risultati, anzi abbiamo vissuto arretramenti.

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