«Difendere gli ultimi sia compito anche di chi governa»

Antonio Mumolo: per migliorare la vita di tutti la filosofia delle associazioni di volontariato come Avvocato di Strada, Piazza Grande, Caritas, Sant’Egidio, dovrebbe essere ascoltata e abbracciata anche dalla politica. Non si può pensare e lasciar andare avanti solo una parte della società. «La speranza è che ci sia sempre meno bisogno del nostro aiuto. Se questo avvenisse, vorrebbe dire che siamo diventati una società più civile»

di Vincenzo Giuseppe De Girolamo, giornalista


Malnutrizione, povertà e scarsi livelli d’istruzione sono fenomeni tutt’altro che lontani dai Paesi occidentali. In regione nel 2021 l’incidenza della povertà relativa è rimasta stabile sul 2020, quando le famiglie in quella condizione erano 107 mila e rappresentavano il 5,3% del totale. Dentro il termine di povertà si racchiudono tante forme di privazione: è riconosciuto in povertà assoluta chi non è in grado di procurarsi il necessario per la sopravvivenza, tra cibo, beni, medicine, libri per la scuola, biglietti del bus.

In città tante sono le realtà che offrono assistenza a migliaia di bisognosi. A garantire loro dignità e diritti fondamentali vi sono i volontari di “Avvocato di Strada”, associazione formata non solo per garantire assistenza legale gratuita a chi in un momento della vita si è trovato in strada e ha perso tutto: dagli affetti ai beni materiali. Incontriamo il suo presidente, il consigliere regionale Antonio Mumolo, Pd, a Villa Torchi.

Camminando i discorsi cadono sulla povertà, sui diritti negati, sulle cause Pro Bono e sul civismo e curiosiamo anche sul nome dell’associazione, pari al titolo del libro di John Grisham L’avvocato di strada. «La storia del libro è diversa rispetto al nostro procedere. Tanto per cominciare nel sistema anglosassone ogni studio legale deve dedicare una parte del proprio tempo a cause Pro Bono, cioè difendere persone che non hanno la possibilità di pagare parcelle derivate da una causa. E comunque, in maniera minore, quel lavoro viene remunerato. A differenza di questi Paesi, in Italia non c’è obbligo per un avvocato di dedicare tempo a cause Pro Bono. Io lo faccio perché penso che occuparsi dei diritti dei diseredati è un po’ come restituire parte della propria fortuna alla società, è un dovere civico, è sentirsi un po’ più cittadini della nostra Repubblica».

Presente sulla piazza bolognese, dove è nata nel 2000, l’associazione apartitica e aconfessionale “Avvocato di Strada” è dichiarata dal presidente come lo studio legale più grande d’Italia. Anche quello che fattura di meno. Oggi annovera tra le sue file più di mille legali, dislocati nelle cinquantanove sedi sparse su tutto il territorio. Chi ne fa parte, come legale può darsi personalmente svariate motivazioni, religiose o politiche che siano, ma non può prescindere da un minimo comune denominatore: l’idea che tutelare i diritti dei deboli è come tutelare i diritti di tutte le persone. «Ognuno di noi può diventare debole conclamato. Se ci sono dei diritti affermati questi possono servire a tutti e non solo a chi si trova in difficoltà».

Le storie di diritti mancati, che si raccolgono nei punti d’ascolto dell’associazione in via Malcontenti 3, sono quelle di persone che vivono in stazione, per strada, nei dormitori. L’intento è offrire una possibile uscita dal girone della strada a chi si trova in quella condizione, ridando fiducia e dignità a persone emarginate. È quanto racconta Mumolo tracciando il percorso seguito per dimostrare a Tper che fornire un abbonamento semestrale gratuito per le corse dell’autobus ai senza fissa dimora, e anche a chi è riconosciuto dai servizi sociali in povertà, non solo conveniva da un punto di vista economico, ma ristabiliva una forma di umanità che cancellava l’umiliazione subita dal viaggiatore povero sprovvisto di biglietto.

Alla stessa conclusione si è arrivati anche nei distretti sanitari. Chi, finito in strada e persa la residenza con il diritto a un medico, per ogni assistenza si rivolgeva al pronto soccorso, che costa dai 150 ai 400 euro a volta. Il costo di un medico di base, a persona, annualmente è di 80 euro. Tutto questo si è tradotto in Emilia-Romagna nella possibilità di dare un medico di base a persone non più invisibili.

Delle circa 3.500 persone che a Bologna vivono in povertà assoluta e senza tetto, la stragrande maggioranza fino a poco tempo prima possedeva casa e lavoro. «Credo che dobbiamo toglierci dalla testa l’idea del clochard che sceglie di vivere per strada. Queste sono persone che hanno perso tutto. E ci sono finite per strada».

Cambiare vuol dire dare dignità e per “Avvocato di Strada” il cambiamento per chi è senza fissa dimora inizia da quando si reca in sede a segnalare un sopruso subito. Lì sono ricevuti e patrocinati come i clienti paganti di studi legali, in orari prestabiliti.

Mumolo conclude la conversazione sostenendo che per migliorare la vita di tutti la filosofia delle associazioni di volontariato, come Avvocato di Strada, Piazza Grande, Caritas, Sant’Egidio, dovrebbe essere ascoltata e abbracciata anche dalla politica. Non si può pensare e lasciar andare avanti solo una parte della società. C’è bisogno di tutti. «La speranza è che ci sia sempre meno bisogno del nostro aiuto. Se questo avvenisse, vorrebbe dire che siamo diventati una società più civile. Noi crediamo che sia fondamentale la tutela dei diritti altrimenti a comandare saranno sempre i più forti, i più ricchi».


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