«L’esperienza della T pedonale solo nei fine settimana non ha più nulla da dirci. Spero che Bologna sappia uscire da quella “bruttezza” per ambire a un’isola pedonale che trasformi l’intero centro storico sette giorni su sette e a una rete di Tpl degna di questa città che funzioni tutti i giorni della settimana. È impossibile? La città può aspirare a una isola pedonale di straordinaria bellezza per i monumenti e per le strade storiche della Bologna medioevale; perché restare nella banalità?»
di Ugo Mazza, già dirigente politico
Caro Aldo Balzanelli, mi auto-denuncio: io sono contrario ai T-Days (“Città a 30 all’ora: un’inutile polemica”). Sono per un’isola pedonale e una rete di Trasporto pubblico locale (Tpl) sempre uguali a sé stesse, sette giorni su sette. Sono contrario ai T-Days perché un’isola pedonale non può essere a singhiozzo, non ha alcun senso civile e urbanistico; sono solo strade occasionalmente senza auto destinate esclusivamente allo struscio commerciale.
La pedonalizzazione di via Indipendenza iniziò con Claudio Sassi, pensa un po’, ma era permanente. Lo dimostra il loro arredo; mantengono tutte le tracce veicolari, i segnali stradali e i cordoli dei marciapiedi, mentre l’arredo “pedonale” si riduce a tavolini e sedie disadorne in mezzo alla strada; un esempio che non pare essere da propagandare come una “grande bellezza”. Io sono convinto che una “isola pedonale” dovrebbe essere molto di più di tutto questo.
Inoltre, questa “occupazione legale di strade a singhiozzo” spezza la città; la rete di trasporto pubblico, lo scheletro urbano, viene stravolta e ridotta in tronconi che nulla hanno a che fare con gli altri cinque giorni. Come sanno tutti quelli che se ne occupano, certamente anche i programmatori di Tper, la rete del trasporto pubblico, fondamentale per la vita urbana e per una città meno inquinata, si basa sulla sua affidabilità; cioè sul passaggio dei bus per le stesse strade e fermate e in orari sempre uguali, sette giorni su sette, come si riscontra nelle città europee avanzate simili alla nostra con la rete di Tpl in superficie.
Infatti, come sta scritto nei manuali è il passaggio cadenzato e costante giorno per giorno e tutti giorni che permette alle persone di potersi affidare all’utilizzo del mezzo pubblico per muoversi, se funzionale per loro, evitando l’uso di veicoli a motore; non è un problema ideologico, bensì funzionale, per tutti. Perché a Bologna per due giorni la settimana i bus devono essere un “terno al lotto”? Perché un cittadino deve scendere dal bus, attraversare il centro a piedi, e riprenderlo dall’altra parte? Perché deve usare l’auto o la moto per fare un tragitto che negli altri cinque giorni può fare in bus?
Se poi uno si sofferma un attimo alla logica delle “strade a singhiozzo” nel centro urbano, dovrà anche chiedersi quale sarà il destino della città stessa se la rendita urbana viene stravolta da zonizzazioni tali da stravolgere l’equilibrio urbano e produrre rendite di posizione poco lungimiranti. Se si preferisce si possono elencare anche altre contraddizioni di questa “idea di città consumistica”. Per esempio, per quale ragione l’area pedonale di Piazza Maggiore debba vedere la presenza di trenini ridicoli e di bus enormi a gasolio che manovrano in mezzo ai pedoni? Perché non si spostano in altre piazze dedicate alla presenza e al passaggio dei veicoli? Non è che le “aree davvero pedonali” diano fastidio, troppo rigide, e si preferiscano aree ibride e confuse? Se ci si ferma un attimo a pensare l’unica e vera isola pedonale in centro, al momento, è quella inventata da Pier Luigi Cervellati oltre 50 anni fa, in via D’Azeglio.
Per tranquillizzare Il mio amico Balzanelli, affermo che sono per aree pedonali, ma sette giorni su sette. Da tempo penso che si debba lavorare per realizzare un’area pedonale che comprenda Piazza Maggiore, Piazza Santo Stefano, via Rizzoli e le Due Torri: sarebbe un monumento alla civiltà. Serve un progetto un po’ più complesso; non basta spostare le fioriere di metallo per chiudere le strade. Se si crede davvero alle “isole pedonali” solide e non effimere, perché non lo si fa?
Per poterlo fare è necessario realizzare una rete di trasporto pubblico che funzioni tutti i giorni della settimana; una rete sempre uguale a sé stessa, razionalizzando e tutelando i percorsi per garantirne la puntualità. Bisogna smettere di usare il centro storico per l’interscambio persone/bus; questa è la vera ragione di quella concentrazione di linee e bus pesanti in quelle strade, ma cinque giorni su sette; l’interscambio va spostato fuori dal centro storico; so che è un problema per Tper, ma so anche che hanno le capacità per farlo. Alcune linee di bus potranno arrivare tramite via Indipendenza e via Ugo Bassi facendo leva su via Marconi e Piazza Malpighi; mentre nella zona est dovranno essere studiate soluzioni più delicate, forse piccoli bus che scendono per via San Vitale e ritornano subito per Strada Maggiore o viceversa.
Per quanto mi riguarda, penso che l’esperienza dei T-Days non abbia più nulla da dirci. Spero che Bologna sappia uscire da quella “bruttezza” per ambire a un’isola pedonale che trasformi l’intero centro storico 7-Days e a una rete di Tpl degna di questa città che funzioni tutti i giorni della settimana. È impossibile? Penso che la nostra città possa aspirare a una isola pedonale di straordinaria bellezza per i monumenti e per le strade storiche della Bologna medioevale; perché restare nella banalità?
Photo credits: Manek Singh
Ottimo intrrvento
Articolo interessante perchè pono un problema che molti sentono ma non sono in grado per assuefazione, di esprimere.
Una considerazione sulla proposta pedonale che già esiste su piazza S.Stefano e sulle altre aree pedonali: ma se si ha bisogno di taxi, anche per emergenze, è mai possibile che bisogna trascinarsi con bagagli o con problemi deambulatori o altro da un capo all’altro di queste aree? E le bici, i monopattini quelli passano indisturbati! E chi usa questi spazi per usarli come vuole perchè “è uno spazio pubblico”.
Le aree pedonali possono andar bene, ma non devono trasformarsi in una prigione che tiene i residenti agli arresti domiciliari dentro le loro case. Nelle aree pedonali come sono concepite oggi a Bologna possono entrare (tra le 6,30 e le 10,30) camion e furgoni che riforniscono negozi, bar e ristoranti, MA NON POSSONO ENTRARE ne’ bus, né taxi per i residenti e, salvi orari improponibili (dalle 20,00 alle 10,30) NEMMENO le auto dei residenti stessi per carico/scarico di cose o persone. Quindi un residente che torni a casa con le buste della spesa fatta al supermercato per risparmiare qualcosa sul prezzo più alto dei negozi del centro, può scaricarle a casa solo di notte o al mattino presto (quando i supermercati sono chiusi o hanno da poco aperto e non si fa in tempo a tornare a casa prima delle 10,30). Lo stesso se si torna con le valige: si scarica solo di notte o al mattino presto. MA SOPRATTUTTO, se si ha un problema motorio (una gamba fratturata può capitare anche ai giovani) o se si deve portare un anziano non deambulante, a casa si arriva solo di notte o al mattino presto. Negli altri orari si è segregati in casa, che’ i taxi, salvo per invalidi certificati, non possono entrare e non c’è nemmeno il bus nei pressi (esempio: la navetta C che in direzione stazione passava in centro è stata deviata su via Indipendenza per far posto ai tavolini e per andarla a prendere ci sono quasi 500 metri per chi cammina male). E’ vero che i disabili certificati e i possessori di posto auto possono entrare 24/24, ma nessuno si augura di essere disabile e box auto o cortili “parcheggiabili” sono rarissimi in centro. Questo sistema di pedonalizzazione non è un buon esempio di vivibilità della città. Nessuno pretende la possibilità di parcheggiare sotto casa e nemmeno che il centro sia intasato di auto e smog, ma permettere di arrivare fino a casa per un veloce carico/scarico di cose/persone (e andar via subito dopo) o avere un taxi e non essere “agli arresti domiciliari”, è certamente un diritto dei residenti.