La moda ispirata dalla letteratura transfemminista è una figata

La storia del progetto SCIAME è quella di uno straordinario modello di collaborazione tra diversi soggetti della cultura bolognese

di Andrea Femia, consulente digitale cB


È sempre giusto spiegare a chi si assume l’onere di leggere quello che viene scritto che non è detto che chi scrive sappia necessariamente bene ciò di cui si parla. D’altro canto vi sarà capitato anche sui giornali quelli più importanti. Quelli importantissimi, diciamo così, senza fare nomi. Quando siete davvero molto padroni di una materia non è affatto raro leggere qualche imprecisione. Questo capita per una serie di ragioni che sarebbe veramente troppo impegnativo sviscerare, magari lo faremo un giorno davanti a un caffè, ma nel caso specifico vorrei che si partisse da questo concetto, molto semplice.

Ho dovuto cercare su Google cosa si intenda per Capsule Collection. E dopo averlo letto, non sono neanche sicurissimo di averlo capito. Deve essere qualcosa del tipo una edizione limitata di un prodotto, generalmente riferito all’ambito della moda. Non so se accade di utilizzare questo termine anche in altri contesti, ma se prima di leggere questo articolo non lo sapevate, almeno avete imparato qualcosa insieme a me.

E allora perché parlare di un qualcosa che non si padroneggia minimamente? Provo a spiegarvelo così. Quando l’ignoto assume le forme del bello, l’ignoto diventa incredibilmente affascinante. E quando il bello riguarda un gruppo di ragazze che si sono date un sacco da fare a mettere in moto la loro creatività per realizzare la capsule collection (ora sapete cos’è, vero?) chiamata SCIAME, questa incontro tra bello e ignoto va sicuramente premiato, provando a trasmettere quello che ha trasmesso a me. Ragionando per criteri basilari, come se fosse un esercizio collettivo che parte da uno e arriva a molti.

SCIAME è il risultato del lavoro di 12 ragazze dell’Istituto Professionale Aldrovandi Rubbiani di Bologna, coordinate creativamente da Ksenjia Savicevic di Etikwear. La firma del lavoro è della Freewear Academy, un progetto dedicato alle giovani generazioni interessate al mondo della moda e coordinato da baumhaus, che in città è conosciuta per sviluppare dei progetti formativi veramente bellissimi per combattere la dispersione scolastica.

Ora, tutto ciò sarebbe già sufficiente per dire che questa cosa è interessante a prescindere. Ma la cosa più bella in realtà deve ancora arrivare. E giuro che nessuno mi paga per questa che sembra una marketta, è solo l’entusiasmo di chi ha scoperto cosa sia una capsule collection.

La cosa più bella, dicevo, è che questo progetto è ispirato alla letteratura transfemminista. SCIAME prende il nome da una poesia di Jeanann Verlee, Lo sciame, e tutto questo rientra nella collaborazione con il Patto per la lettura del Comune di Bologna.

Ultimissimo dato per essere felici. La collezione è confezionata da donne detenute nella sezione femminile della Casa Circondariale della Dozza, grazie alla partnership con la cooperativa Gomito a Gomito.

E quindi quando mi è stato chiesto: ma ci vieni alla sfilata? Io, che non sapevo neanche cosa diavolo si celasse dietro la definizione capsule collection mi sono detto: assolutamente sì. Perché quando l’ignoto incontra il bello, l’ignoto diventa incredibilmente affascinante.

Infine, se volete sostenere il progetto, potete andare sullo shop di Gomito a Gomito qui:

www.gomitoagomito.com

Photo credits: Michele Lapini


Un pensiero riguardo “La moda ispirata dalla letteratura transfemminista è una figata

  1. Quanto realizzato dalla sezione femminile della Dozza è vivace, dà origine a impronte diverse della moda e degli accessori, collega il modo del carcere con l’esterno e chi possiede uno dei manufatti è come se avesse un capo firmato di cui alcuni chiedono info, pensando che siano negozi di pregio ad averlo. Ed è così! E’ un previlegio indossarli, recano una traccia inestinguibile di umanità, dolore, forza e originalità.

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