Lavoro, dignità e cura. Tre parole d’ordine per il Pd che verrà

Siamo in grado a sinistra di rompere schemi conservativi? Abbiamo consapevolezza che le professioni educative e sociali oggi sono il prerequisito per la costruzione di un nuovo modello economico? Lo vogliamo costruire in modo sinergico anche con le forze produttive e le intelligenze innovative della città? Abbiamo bisogno di costruire fiducia ampia, non di circoli identitari ristretti

di Cristina Ceretti, consigliera comunale


Raccolgo la sfida del “Partito democratico e del Lavoro” lanciata qualche giorno fa dal sindaco Matteo Lepore e offro un mio personale contributo. D’accordo mettere al centro il Lavoro, purché non sia operazione politica nostalgica fine a se stessa. Abbiamo bisogno di costruire fiducia ampia, non di circoli identitari ristretti.

Mi piacerebbe si parlasse di Dignità del lavoro. Metterei al centro la dignità, cioè la Persona, intesa non solo come lavoratrice e lavoratore, ma nella complessità della sua vita relazionale, di cui il lavoro è un requisito essenziale, ma non l’unico. La vita di una persona, per fortuna, non si esaurisce nel suo tempo di lavoro.

Le persone chiedono alla politica e a noi amministratori di prenderci carico di molto di più: della salute, della crescita dei figli, dell’autonomia degli anziani, dei diritti delle persone con disabilità, delle loro fragilità ma anche delle loro vulnerabilità. Di essere quindi anticipatori di bisogni, non solo cucitori di toppe. Ci chiedono un welfare di prossimità.

A Bologna abbiamo una straordinaria occasione di raccogliere l’eredità del pedagogista Andrea Canevaro, che ci ha insegnato ad avere uno sguardo ampio e a tenere insieme il territorio nella sua complessità. E di superarne anche gli esiti, innovando con coraggio anche lo straordinario patrimonio di pensiero, luoghi e pratiche che ci arrivano da lui. È vero che Bologna e l’Emilia-Romagna sono luoghi privilegiati rispetto al resto del Paese, ma guai ad accontentarci. Intorno a noi c’è ancora troppo povertà economica ed educativa, dunque il lavoro è ancora tanto.

Terrei quindi ben legate insieme queste tre parole: lavoro, dignità e cura.

Oggi sia il mondo educativo sia quello sociale si trovano in grande sofferenza. Dobbiamo investire in “pratiche di cura” e rendere protagonisti tutti i soggetti presenti sul territorio (pubblico, privato e terzo settore) nella costruzione di valore, cioè nell’indicazione condivisa delle aspirazioni e dei desideri comuni della città. Per agire con pratiche di cura sono necessari due strumenti, come ci insegna Simone Weil: l’attenzione e l’ascolto. Due azioni che necessitano di empatia delle Istituzioni verso i suoi cittadini, non come metodo amministrativo ma per il migliorare la qualità della vita di tutti. Se non riusciamo a metterci nei panni di chi è più in difficoltà, nelle loro sofferenze, parleremo solo alle persone che in un qualche modo possono cavarsela anche senza le nostre politiche.

Ci sono tante battaglie da fare. Ad esempio, vogliamo dire una volta per tutte che in fase di rinnovo dei contratti lo Stato non deve trattare in modo diverso sanità e sociale? Vogliamo porre senza tentennamenti il tema della dignità contrattuale, salariale e reputazionale degli educatori che, insieme al mondo sanitario, hanno retto da anni i colpi delle varie crisi, senza un uguale riconoscimento? Allargando l’ambito: fra i cambiamenti degli stili di vita utili a raccogliere la sfida della transizione ecologica, urgente e necessaria, il Pd è dalla parte di chi si può permettere una bicicletta elettrica da tremila euro o dalla parte di quella famiglia che non può nemmeno lontanamente immaginare di cambiare la propria vecchia auto a benzina? Io non avrei dubbi, partirei dalla famiglia in difficoltà economica. E ancora, non abbiamo bisogno di un partito laburista se non è in grado di comprendere la ricchezza e bellezza delle sensibilità plurali della sinistra: sappiamo riconoscere, ad esempio, la rete di laici cattolici che praticano ogni giorno i valori della sinistra – non nei salotti o nei caminetti – ma nella cura quotidiana dei più fragili e bisognosi?

In sintesi, siamo in grado a sinistra di rompere schemi conservativi? Abbiamo consapevolezza che le professioni educative e sociali oggi sono il prerequisito per la costruzione di un nuovo modello economico? Lo vogliamo costruire in modo sinergico anche con le forze produttive e le intelligenze innovative della città? Quando operiamo nei quartieri, abbiamo il coraggio di andare oltre a un maquillage di facciata mettendo  veramente le mani nel reale disagio, nel degrado urbano e abitativo, nella solitudine delle persone in difficoltà economica? Vogliamo riconoscere finalmente la ricchissima rete di solidarietà e accoglienza che opera in modo silenzioso e nascosto in questa città?

Se ci poniamo in questo solco, io ci sono per dare il mio contributo di idee e di costruzione di pratiche di cura.

Photo credits: Ansa.it


2 pensieri riguardo “Lavoro, dignità e cura. Tre parole d’ordine per il Pd che verrà

  1. Giusto e da apprezzare.Sarà capace il PD, e non solo a Bologna, di staccarsi dai triti legami con periodi “storie” e “figure” superate dai tempi. Saprà far chiarezza sulle fondamentali azione di ascolto, attenzione e d’interpretazione dei bisogni dei cittadini oggi del loro impoverirsi economico, ma anche sociale e di speranza nel futuro? Saprà e vorrà darsi e darci delle prospettive attuabili?

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