Un dialogo sul tram

All’incrocio tra via San Felice e via Riva Reno, lì dove passerà la linea rossa, va in scena un confronto immaginario tra cittadini a proposito del tram, tra pregiudizi, dubbi e legittimi timori

di Daniele Grillo e Enrico Giangiorgi, Pillole di Tram


Camminando lungo via San Felice, di ritorno dal suo studio, l’ingegner Pillole incrocia il vicino di pianerottolo, il Signor Cittadino, appena salito sulla sua auto parcheggiata all’incrocio con via Riva Reno.

Sig. Cittadino: «Ehi, salve ingegnere! Come sta?».

Ing. Pillole: «Salve a lei! Che piacere rivederla! Eh sa, con l’arrivo del tram abbiamo parecchio lavoro da fare. È raro aver tempo libero per una passeggiata, così da un po’ di tempo ho deciso di andare a lavoro a piedi, che fa anche bene».

Sig. C: «In effetti la vedevo in forma! A proposito del tram… Sicuramente lei è più informato di me, ma era proprio necessario farlo passare in mezzo a via Riva Reno togliendo i parcheggi? Già son pochi così e ogni giorno c’è da diventar matti…».

Ing. P: «Ah lo so… Però vede, proprio sotto a quei parcheggi viaggia in sotterraneo la storia di Bologna. Siamo la città delle acque e dei canali, e lì fin dal 1191 scorre il Canale di Reno; nel corso del ‘900 si iniziò a voler dimenticare questa parte di storia, spesso associata a povertà e malattie, e dal 1931 iniziarono i lavori di tombatura del canale stesso, che ora rimane invisibile, così come invisibile è ormai l’identità stessa della via. Perché si chiama Riva Reno? Quel nome ormai sembra privo di senso… Tutta l’area che vede ora si è trasformata in un “Non-luogo”, un luogo che non esiste più se non in quanto parcheggio per accedere al centro: un luogo a cui è stata negata da troppo tempo la sua identità storica. Non ci si ferma più qui, semplicemente ci si passa, si attraversa questo spazio al solo fine di parcheggiare la propria auto, a volte anche in sosta vietata; tutto è relegato ad una dimensione individuale, l’individuo con la propria vettura, un semplice utente-cliente di un anonimo parcheggio come tanti altri».

Sig. C: «Si va bene ingegnere, ma cosa c’entra il tram in tutto questo?».

Ing. P: «Le spiego… Spesso siamo abituati a pensare al tram solamente come un mezzo atto a spostare persone da un punto X a un punto Y, ma il tram è anche un mezzo per compiere interventi urbanistici che rendono la nostra città più vivibile e più a misura di cittadino. Il tram diventa lo strumento urbanistico per ridare a questa via una parte del suo volto storico, per ricucirla al tessuto monumentale del centro e alla rete dei canali della città. Da una parte c’è la storia, ma dall’altra c’è anche un futuro di aggregazione, perché il tram permetterà di avere un’isola pedonale dove le persone cammineranno e si incontreranno fra loro, non più solo individui con la loro vettura, bensì cittadini di una comunità».

Sig. C: «Ho capito, ma cosa mi dice dei parcheggi, spariranno tutti?».

Ing. P: «Niente affatto! Lungo Riva Reno saranno disponibili per i residenti 110 stalli per poter parcheggiare. È vero che saranno eliminati 126 posti auto, ma attenzione: non si può migliorare il trasporto pubblico lasciando intatti gli spazi per la mobilità privata. Questo perché l’obiettivo è quello di diminuire l’uso dell’auto, e per perseguire ciò (che non è una punizione per chi deve usare l’auto, anzi, chi la deve usare per necessità avrà strade più libere), occorre da un lato potenziare l’offerta di trasporto pubblico – ed ecco perché il tram – dall’altro diminuire l’offerta per il trasporto privato. Infine, uno dei problemi è proprio l’ingresso di un flusso di auto di non residenti che vanno in centro; il tram permetterà di migliorare questo aspetto riducendo il traffico in entrata/uscita per e dal centro della nostra città, migliorandone la vivibilità».

Sig. C: «E su via Indipendenza invece? Anche lì è un bel casino, soprattutto il sabato e la domenica».

Ing. P. «Via Indipendenza diverrà pedonale 7 giorni su 7 dall’inizio della strada, ovvero dall’incrocio con via Ugo Bassi e via Rizzoli fino all’incrocio con via dei Mille e via Irnerio. Oltre questo punto ci sarà una sola corsia veicolare, come già avviene oggi, fino all’incrocio coi viali. Questa pedonalizzazione totale consentirà di iniziare a superare il concetto dei T Days come una pedonalizzazione parziale nei fine settimana e festivi, creando una vera e propria area pedonale. Ciò può portare in futuro a progetti di miglioramento degli arredi urbani, come per esempio l’inserimento di panchine, che ora non si possono attuare per via della stessa provvisorietà dell’area pedonale. L’esperienza dei T Days  con il successo certificato dal numero di persone in giro per il centro deve essere pertanto implementata».

Sig. C.: «Ma non è pericoloso un tram in mezzo ai pedoni?».

Ing. P: «Può sembrare così a prima vista, ma in realtà il tram è l’unico mezzo che si coniuga bene con la pedonalizzazione, poiché il suo ingombro è ben definito dai binari e il loro immediato intorno. Infatti, diversamente da un qualsiasi bus o anche solo un minibus, il tram rimane sempre sul suo tracciato senza avere il minimo movimento trasversale. Basta quindi stare a lato del tram, a differenza del bus, per non entrare in collisione con il tram stesso. Non saremo certo i primi a sperimentare questa cosa: nel resto d’Europa, infatti, sono tantissime le pedonalizzazioni col tram, spesso in una o più vie principali del centro storico. Da Lienz in Austria, a Bordeaux in Francia, fino a Saragozza in Spagna gli esempi sono tantissimi. E naturalmente, il tram in area pedonale ha l’obbligo di tenere una velocità massima limitata (spesso 20 o 30km/h). Ciò però non diminuisce eccessivamente la velocità commerciale (ovvero, di fatto quella media) del mezzo, perché esso ha già il verde semaforico e la sede propria in pressoché tutto il tragitto».

Sig. C.: «Capito… Confesso che ero abbastanza scettico sul progetto, ma non conoscevo tutti questi dettagli. Così suona molto meglio. Grazie! Ora mi scusi ma devo proprio andare. La saluto!».

Ing. P.: «Grazie a Lei! Ci vediamo».

L’ingegner Pillole guarda l’auto del Signor Cittadino che si allontana e il suo sguardo si fa un po’ cupo. Purtroppo, a Bologna scontiamo anni di progetti fallimentari riguardo al trasporto pubblico che hanno generato una sorta di sfiducia nei cittadini verso i progetti futuri, come il tram. In aggiunta, c’è una grande disinformazione o mancanza di informazione e dibattito sul tema.

Cittadini non informati creano politici non informati che avallano progetti non utili alla città. Questo genera spreco di denaro pubblico e la mancata soluzione dei problemi che la mobilità cittadina pone. È importante interessarsi al trasporto pubblico pensandolo come un’opportunità per risolvere i problemi di inquinamento e traffico anziché relegarlo al ruolo sbagliato di “spostapoveri”, come troppo spesso avviene in Italia.

Photo credits: Grigorii Shcheglov


Un pensiero riguardo “Un dialogo sul tram

  1. Le perplessità del Sig. Cittadino riguardo la soppressione di 126 posti auto in via Riva Reno a vantaggio di un sistema tranviario ( che a Bologna esisteva, era assai ramificato ma fu eliminato) ritengo sia più che giustificata e ritengo non sia l’unica persona in città a porsi delle domande. Visto che l’annoso problema dei parcheggi non è mai stato risolto. Anzi non è mai stato in realtà affrontato. Altrimenti non si spiega come mai il parcheggio scambiatore Tanari, da molti anni dimostratosi pratico e funzionale per chi opera nell’area ovest della città e deve recarsi in Centro, non sia mai stato affiancato da ALMENO un analogo parcheggio-scambiatore nella zona orientale, leggi Mazzini-Massarenti.
    Insomma, non si attuano progetti facilmente realizzabili e a costi contenuti che sarebbero di sicuro utili a tutta la città ma si realizzano opere faraoniche, costosissime e di nessuna utilità pratica come la monorotaia per l’aeroporto, destinazione per la quale bastava creare un ramo ferroviario nuovo collegato alla linea Bologna – Poggiorusco che passa a brevissima distanza dal Marconi. Invece si è commissionato a un’azienda priva del necessario know-how un sistema di trasporto inaffidabile, fragile (già ora che è nuovo ha frequenti guasti) i cui costi altissimi non saranno MAI ammortizzati per l’assenza di un sufficiente bacino d’utenza. La monorotaia rappresenta, senza alcun dubbio un esempio lampante di indecente utilizzo di denaro fornito da noi cittadini. Buonasera.

Rispondi