Non è difficile comprendere perché l’improvvisa scomparsa del tecnico serbo abbia fatto così male
di Andrea Femia, consulente digitale cB
È molto difficile comprendere il motivo per il quale così tante persone amino il calcio. A guardarlo con occhi lucidi, è uno sport stantio, a basso punteggio, con pochissimi momenti di adrenalina pura distribuiti in 90 minuti. Non so se nel tempo qualcuno ha mai pensato di fare uno studio statistico numerico, ma sono abbastanza certo che sul totale dei minuti giocati, non più di un 10-15% della partita è capace di smuovere il termometro dell’emotività.
In quei frangenti turbolenti ci sono gli episodi capaci di cambiare le partite. Ovviamente il gol, ma il gol può arrivare senza che te lo aspetti, magari in modo rocambolesco, magari con una manovra corale perfetta che porta lentamente a un amplesso misurato. Poi ci sono quei momenti che ti scombussolano la mente in negativo, tipo le espulsioni. Magari per un brutto fallo, magari per una condotta non eccezionale, ti ritrovi lì terrorizzato all’idea che la tua squadra crolli a causa dell’inferiorità numerica generata da quel momento. Oppure a sperare fortemente che quell’episodio svolti il match in tuo favore, a seconda del punto di vista.
Ci sono i rigori. Il non plus ultra del pathos. Non c’è un singolo essere umano dotato di sangue caldo che possa rimanere indifferente a un rigore. Anche il più disinteressato tra i non appassionati capisce che il rigore è un luogo sacro, di silenzio, angoscia e fiamme.
E poi ci sono le punizioni. Un gesto amato da tutti. Una punizione realizzata con un tiro a giro sotto al sette, con un tiro potente che trafigge il portiere, da lontanissimo o dal limite dell’area di rigore. Una punizione che finisce dietro le spalle del portiere è la delizia di chi ama il calcio.
Perché prima di un rigore le possibilità di realizzarlo sono decisamente più alte rispetto a quelle di fallire; aspettarsi un gol è lecito, sperare in un errore è materia teologica. Lo capiscono tutti, è gesto semplice, crea leggenda perché è fatto per decidere.
La punizione trasformata invece è un evento raro. È come vedere un fulmine cadere in mare e avere la possibilità di fotografarlo perfettamente. Lo stampi nella testa, ci giochi con la memoria.
La punizione trasformata è un evento raro per tutti. Non lo è stato per Sinisa Mihajlovic. Uno dei pochi calciatori ad aver segnato più punizioni che rigori. Perché a quell’uomo lì tutto gli potevi dire tranne che fosse banale. Sinisa che è stato malato, Sinisa che è guarito e poi fa i conti con la difficoltà di dirsi guarito sul serio, Sinisa che ha allenato il Bologna, che ha onorato ogni maglia che ha vestito, ed è stato amato da ogni singola tifoseria che ha rappresentato. Sinisa che era amato anche dagli avversari con cui aveva litigato sul campo, gente con cui si era scambiato odiose offese. Sinisa che era un uomo di destra, forse anche qualcosa di più, eppure era amato da tutti anche a sinistra. Anche in una città dalla forte memoria partigiana.
Sinisa che, infastidito dall’accusa di barare sulla posizione in cui battere un calcio di punizione, allontana la palla molto più del dovuto. E segna lo stesso.
È molto difficile comprendere il motivo per il quale così tante persone amino il calcio. Forse è bello ricercare questo qualcosa nello sgomento affettivo causato dalla perdita di una persona che ci aveva già regalato segnali di una resa all’immortalità.
Non fidatevi di chi vi dice che Sinisa ha perso la battaglia o cose simili. Ci ha semplicemente fatto capire cosa significava stare in barriera quando lui tirava una punizione. O ti scansavi o ti faceva veramente molto male.
E a sto giro mi sa che ci ha presi in pieno.
Photo credits: Ansa.it
Politicamente sarebbe davvero ingiusto dire che tutti lo hanno amato. Culturalmente fascista non ha mai rinnegato le sue amicizie ed i suoi legami con persone che si sono rese fautrici di atroci crimini di guerra e di queste frequentazioni se ne è sempre fatto vanto. Superficialmente arrogante , contraddittorio e sempre spavaldo nella sfida verso la vita a cui sicuramente era molto legato. Ogni vita spezzata precocemente ci lascia il sapore di ingiustizia pertanto anche la sua precoce dipartita ha questo amaro sapore ! Credo che non vi sia miglior modo di rendere omaggio ad un avversario come Sinisa….se non ricordarlo con la massima onesta’ di pensiero ….credo avrebbe apprezzato! Rip