A cosa devono mirare i candidati del Pd

Se si vuole riqualificare il partito, il problema è tutto politico: di cultura, di rapporto con la società in tutte le sue sfaccettature, di visione europea e mondiale. Le cariche istituzionali sono importanti ma una forza politica quale dovrebbe essere il Pd non può schiacciarsi totalmente su questo aspetto

di Aldo Bacchiocchi, già dirigente politico


Tra quanti stanno seguendo le vicende congressuali del Pd, c’è una domanda che più di altre dovrebbe secondo me interessare: i candidati a guidare il partito, frastornato dall’esito elettorale del 25 settembre e da quanto trapela dall’europarlamento, a cosa dovrebbero mirare? A guidare il Governo o a riformulare il modo d’essere del Pd?

Per cambiare il Governo ci vorranno cinque anni, come pare credibile. La questione del Partito da rilanciare è altra vicenda. Forse è opportuno chiarirsi le idee. Gli amministratori locali e i presidenti regionali devono e sanno amministrare. È il caso dell’Emilia-Romagna tra gli altri: qui forse si può scorgere una alternativa al Governo Meloni. Alternativa peraltro tutta da costruire perché le “periferie”, per quanto preclare, non sono Roma.

Se si vuole riqualificare il partito, il problema a mio parere è tutto politico: di cultura politica, di rapporto politico con la società in tutte le sue sfaccettature, di visione europea e mondiale. Di individuazione, come ammoniva Enrico Berlinguer, dei rapporti tra Nord e Sud del mondo.

C’è bisogno di “pensieri lunghi”, ha scritto De Plato (qui), e io sono d’accordo. Qui è Rodi e qui bisogna saltare. Con faticosa pazienza per riallacciare un rapporto capillare con le pieghe della società. Le cariche istituzionali sono importanti ma una forza politica quale dovrebbe essere il Pd non può schiacciarsi totalmente su questo aspetto. La sciagurata abolizione del finanziamento pubblico ai partiti costringe a fare di necessità virtù. Gli esempi sono di fronte a noi, nel bene e nel male.

Questi sono i problemi di fondo che attanagliano il Pd, quale che sia il valore delle donne e degli uomini in campo anche a Bologna e in Emilia-Romagna. Problemi non risolti. I termini per le candidature sono ancora aperti.

Togliattianamente c’è bisogno di figure colte, che gramscianamente sappiano reinterpretare le vicende italiane, fascismo e comunismo compresi, che sappiano assumersi l’onore di dirigere senza essere alla mercé delle Primarie. Senza dimenticare la lezione di Benigno Zaccagnini, che ha incarnato il meglio del cattolicesimo democratico. Non c’è bisogno di slalomisti istituzionali.

Lo so è difficile, tremendamente difficile. Ma la lezione aspra del 25 settembre non può non reclamare scelte nuove e difficili anche per la realtà “più bella del mondo”. La nostra.

Photo credits: Ansa.it


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