Le Primarie appartengono al popolo, non ai candidati

Una delle poche buone notizie uscite dal Pd dopo la batosta del 25 settembre è la consultazione della base per la scelta del successore di Letta. Ma si rischia di sciupare un’occasione di rilancio sul metodo di voto. L’esperienza bolognese, con il voto online, è un unicum che forse non si può improvvisare su scala nazionale in un mese ma è un modello con cui costruire con calma un sistema di voto su basi certe che favorisca non questo o quell’aspirante segretario ma la partecipazione della gente

di Giampiero Moscato, direttore cB


Le Primarie, per chiunque aneli una democrazia compiuta, sono uno dei modi più squisiti per favorire la partecipazione e avvicinare la gente alla politica. Questo giornale si è battuto dalla nascita, tre anni fa, perché questo strumento di consultazione della base elettorale diventasse il motore di ogni scelta e di ogni appuntamento con le urne. Nel tormentato periodo seguito alla batosta subita dal centrosinistra il 25 settembre, e nel lunghissimo dibattito precongressuale per decidere chi dovrà sostituire Enrico Letta alla guida del Pd, una delle poche notizie positive arrivate dal campo progressista è proprio il fatto che il futuro segretario uscirà dalle Primarie. Buona notizia soprattutto per noi di Bologna e dell’Emilia-Romagna, dato che i quattro per ora candidati sono tutti legati alla nostra terra, persino il triestino Gianni Cuperlo che sotto le Due torri si è laureato al Dams.

Questa consultazione è un’occasione di rilancio, un modo bello per provare a ripartire che non vanno sciupati. Mi tocca ripeterlo, lo scrissi sul Cantiere il 3 maggio 2021 (qui) perché la pur positiva esperienza bolognese precedente alle ultime Amministrative non ha innescato quel processo decisionale che avrebbe potuto e dovuto codificare le modalità di consultazione, valide una volte per tutte e in ogni circostanza: che si tratti di scegliere chi deve guidare una coalizione o una giunta comunale oppure il segretario Dem. Poteva essere l’occasione giusta perché furono un vero successo quelle Primarie che consegnarono a Matteo Lepore, dopo una sfida dura e bella con Isabella Conti, il compito di provare, riuscendoci, a succedere a Virginio Merola nel ruolo di sindaco della città.

Funzionò benissimo, va ribadito con forza, anche la decisione di aggiungere al voto ai gazebo la consultazione online. È passato più di un anno e mezzo, quando ancora non è nemmeno certa la data di queste Primarie per la segreteria nazionale, forse spostate dal 19 al 26 febbraio, e ci si accorge del tempo perso: la discussione, infatti, più che sulle proposte e sui programmi, si accende ancora una volta sul metodo. Credo, con convinzione, che il voto online sia una delle forme che aiuteranno a favorire la partecipazione. Ma in un meccanismo prestabilito, studiato con attenzione, discusso e approvato quanto meno a maggioranza dai vertici e, se possibile, sottoposto a sua volta al voto popolare. Negli Usa quello delle Primarie è un sistema estremamente complesso che richiede mesi e che impegna i candidati e i loro comitati a tour elettorali di confronto con le varie espressioni della società e con gli elettori. Non è un impianto che si improvvisa.

Come si è visto, anche a Bologna non è stato facile introdurre il web in un voto molto meno impegnativo di quello su base nazionale. Favorire la partecipazione è un obbligo, ma impedire che partecipino inquinatori e doppiogiochisti di altre parti politiche è almeno altrettanto importante. Ci si riesce a far funzionare il voto online in un mese o poco più con garanzie che le Primarie non siano territorio di scorribande ostili? Ben venga la novità. Altrimenti è meglio rinunciare, per ora, con una postilla. Chi vincerà la corsa alla Segreteria si impegni sin d’ora a far partire un processo costitutivo di una forma di elezioni primarie capace di funzionare e che valga in ogni luogo del Paese e in ogni circostanza.

Non possiamo rimanere ogni volta nel rischio che le proposte siano dettate dalla convenienza del momento di chi si è candidato. Sono proposte destinate a funzionare male, come quei sistemi elettorali congegnati da maggioranze che pensano a un modo per vincere le prossime elezioni e non al modo di dare un governo efficiente al Paese. Stefano Bonaccini, Gianni Cuperlo, Paola De Micheli e Elly Schlein farebbero bene a trovare un’intesa almeno su questo punto. Sarebbe un buon inizio. Poi, qualunque sarà il sistema elettorale scelto per questa tornata, provino a portare la gente alle urne (o davanti a un pc, nel caso) con le idee buone. Con quelle si vince davvero, non con le convenienze personali. Le Primarie sono del popolo, non dei candidati.

Photo credits: LaPresse


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