Appennini senza neve: una visione lungimirante per un turismo veramente sostenibile

Una regione progressista deve essere capace di guardare ai prossimi vent’anni e non solamente alle prossime elezioni. La tutela della montagna e delle risorse che questa ci dona è una responsabilità a cui sono chiamati tutti gli amministratori dei nostri territori

di Marcello Saltarelli e Francesco Baldi, portavoce e coordinatore di Volt Bologna


Le immagini degli Appennini senza neve, gli impianti chiusi e i turisti “obbligati” a rinunciare alla settimana bianca hanno fatto il giro d’Italia.

Sappiamo bene, però, che purtroppo settimane invernali come le ultime saranno sempre più frequenti. Con l’aumento delle temperature medie a causa del riscaldamento climatico, tra ondate di calore e clima sempre meno piovoso, la possibilità di godersi la settimana sugli sci diventerà sempre più incerta e la vita degli operatori turistici sempre più difficile. Questa “emergenza neve” non è affatto cosa nuova: già da diversi anni i centri sciistici appenninici lamentano la cronica mancanza di neve durante l’alta stagione.

Paradossalmente, questa non è la prima emergenza in Appennino quest’anno. Solo due mesi fa, a novembre, il Comune di Lizzano in Belvedere, una delle principali mete sciistiche del comprensorio, veniva assistito dalle autopompe della protezione civile che portavano acqua ai cittadini, impossibilitati a usare le sorgenti naturali perché in secca. Ancora nella testa abbiamo le immagini di quest’estate che ci hanno mostrato il Po e i principali fiumi regionali in secca, e tremiamo pensando a cosa potrà succedere l’estate prossima se quest’inverno non nevicherà sui nostri Appennini. In questa situazione di emergenza idrica ormai strutturale, appare quindi davvero poco lungimirante ricorrere alla neve artificiale, causa di utilizzo (e spreco: tra il 15% e il 40% dell’acqua utilizzata va infatti sprecata, portata via dal vento) importante di acqua di falda. Per innevare un paio di km di piste servono circa 20 milioni di litri d’acqua: una quantità enorme. Se prosciughiamo definitivamente le falde acquifere per sparare neve sulle montagne quando non nevica da settimane, con 10 gradi di temperatura esterna, cosa berremo quest’estate?

Ciò che ci aspettavamo da una politica regionale che si fa vanto di essere all’avanguardia, progressista e capace di tutelare il territorio e il futuro dei cittadini era una presa di coscienza verso il mondo che cambia. Alla richiesta di sussidi per le aziende turistiche in ginocchio ci saremmo aspettati venisse affiancato lo studio di progetti turistici alternativi ai classici impianti sciistici, capaci di supportare e sostenere l’indotto che la stagione sciistica creava, prendendo spunto ad esempio dai rifugi pieni di escursionisti negli stessi giorni in cui gli impianti erano fermi.

E invece, increduli, assistiamo alla richiesta, da parte dell’Assessore Corsini e del Presidente Bonaccini, di finanziamenti milionari al governo per poter installare cannoni da neve di ultima generazione, altri soldi provenienti dalle tasse dei cittadini per finanziare un’attività insostenibile e distruttiva per l’ambiente. Uno spreco di ACQUA, ENERGIA e SOLDI in una regione che è sempre più esposta al rischio siccità, in un periodo in cui agli italiani è stato richiesto di non usare il riscaldamento perché siamo in crisi energetica.

Questa richiesta di finanziamento si affianca a investimenti come quello per l’ampliamento dell’impianto di risalita, proprio nel comune di Lizzano in Belvedere. Milioni di euro che saranno spesi per distruggere altra foresta e incentivare un’attività che non è più sostenibile per la nostra montagna, la nostra economia e i nostri territori.

Eppure qualche idea verrebbe semplicemente guardando fuori dalla finestra: proprio in questi giorni, in assenza degli sciatori, l’Appennino si è riempito di turisti che, con bastoncini e scarponi, hanno riempito i rifugi e i sentieri nei nostri parchi naturali. Questo rende ancora più evidente la follia dei milioni spesi per costruire impianti che nessuno utilizzerà o cannoni sparaneve che ci faranno perdere ulteriori risorse idriche ed energetiche, e di come questi si contrappongono alla necessità di transizione ecologica ormai evidente. Quello che dovremmo fare (la Regione in primis, per autorità e risorse) è sostenere le attività che sono sostenibili per il nostro pianeta, abbandonando invece progressivamente quelle che non lo sono più, come sciare con 10 gradi su una montagna le cui sorgenti sono già secche.

Certo bisogna evitare il disastro sociale a cui si arriverebbe se queste ultime attività dovessero scomparire senza alcuna transizione, scenario a cui però si arriverà se, anziché studiare e incentivare attività alternative, chiuderemo gli occhi e le sosterremo economicamente e tecnologicamente fino a quando anche queste ultime tecnologie non basteranno e i governi non saranno più disposti a finanziarle.

Una Regione progressista deve essere una Regione lungimirante, capace di guardare ai prossimi vent’anni e non solamente alle prossime elezioni. La tutela della montagna e delle risorse che questa ci dona è una responsabilità a cui sono chiamati tutti gli amministratori dei nostri territori.

Photo credits: Ansa.it


5 pensieri riguardo “Appennini senza neve: una visione lungimirante per un turismo veramente sostenibile

  1. Gli autori esprimono molto bene quello che in questa situazione è il pensiero di molti di noi. Aggiungerei che il Presidente Bonaccini, ora anche candidato alla guida del PD, con questa scelta dà assai poca affidabilità a chi nel PD afferma (e sono tantissimi) che la transizione ecologica e la ricerca di soluzioni lungimiranti per i problemi ambientali deve essere uno degli impegni principali del partito

  2. sono del tutto d’accordo con l’esposizione dei fati da parte degli autori Marcello Saltarelli e Francesco Baldi. Nel mio piccolo sono anni che vado dicendo a chi mi frequenta e conosce, anche a rischio di diventare noioso o ripetitivo, che per saper governare un comune, una regione, uno stato, ma anche un’azienda piccola o grande che sia, occorre saper guardare ai prossimi 50 anni (perchè 20 sono ancora pochi), farsi aiutare da scienziati e tecnici lungimiranti, capaci ed obiettivi, e portare alla discussione della cittadinanza elementi validi di tutela del territorio per le prossime generazioni con argomentazioni tali che consentano a tutti, dico tutti, di conoscere la situazione e sapere accettare modifiche alle vecchie abitudini diventate vizi o capricci non più sostenibili.Purtroppo non è così, nè qui, nè altrove; e se sono più che d’accordo con voi che une regione progressista, proprio perchè dovrebbe avere a cuore il bene della popolazione e dell’ambiente, dovrebbe essere un faro ed esempio nella lungimiranza, dobbiamo ammettere che, per tanti motivi che non voglio citare qui, non è così. Voi autori fate oggi l’esempio della montagna, dove da già 10 anni le neve si fa vedere solo sporadicamente e che avrebbe dovuto già da allora cominciare a capire che, per colpa dell’uomo e solo di questo, occorre modificare il tipo di turismo da offrire ai villeggianti, agli sportivi, investire ben diversamente da nuovi cannoni sparaneve, proteggere l’acqua e le sorgenti, i boschi, ri piantare alvberi laddove occorre, offrire iniziativa alternative allo sci; lo so, è una decisione che rattrista e dispiace per i tanti operatori che vivono di questo sport, ma è una scelta orai obbligata.
    Fate molto bene ad evidenziare questo problema, che si va ad aggiungere ai tanti altri problemi e decisioni sbagliate che, sotto “l’era Bonaccini” e l’amministrazione Merola – ora Lepore, sono stati decisi e sostenuti contro la logica e la lungimiranza che voi evidenziate così giustamente. Prendiamo il People Mover, infrastruttura del tutto inutile ai bolognesi e malfunzionante; FICO, in continua perdita, ma su cui convogliano sempre soldi per sostenerne l’apertura; prendiamo i vari lavori di allargamento di autostrade, tangenziale, il famoso Passante di Mezzo, tanto voluto da Autostrade Spa (ASPI) per interessi propri, a cui pedissequamente anche il Comune di Bologna (a dire il vero un pò forzatamente ma “convinto” in fase elettorale 2016), la Regione di Bonaccini &Co, ben affiancate da Associazioni imprenditoriali, sindacati (in cerca costante di lavoro ed occupazione ad ogni costo e senza una visione di prospettiva) ed artigiani. Ovviamente inascoltati gli scienziati illuminati (uno fra tutti, ma non il solo,Vincenzo Balzani), i ricercatori, i tecnici “liberi”, l’Ordine dei Medici, tanti docenti universitari e soprattutto, la cittadinanza. Mi permetto di dichiarare che un Regione davvero progressista non ha bisogno di un Presidente di Regione, tanto meno un possibile Segretario di partito PD (se vogliamo recuperare consensi) cui interessino solo investimenti sbagliati, obsoleti, che vadano contro la salute, la tutela dell’ambiente, per ammiccare solo all’industria ed ad altri interessi. Non si può sempre cedere all’interesse immediato (che si rivela poi un grave errore); occorre gente e passioni che abbiamo veramente a cuore il nostro futuro, specialmente quello dei nostri figli e nipoti. Grazie.

  3. Sono d’accordo con lo spirito dell’ articolo e del commento.
    Cinquant’anni fa lo sci non era uno sport di massa, tutt’altro! Inventiamoci un altro sport, ugualmente status symbol, ma meno costoso per le regioni interessate e per l’ecologia.

  4. Articolo molto corretto e giusto bisogna guardare avanti e convertire in fonti di sostegno per chi vive in questi luoghi e non vuole migrare (giustissimo) risparmiamo il soldi e facciamo nuove proposte per dare presenza di villeggianti senza deturpare ancora queste aree così importanti per noi e per il dopo di noi

  5. Il sistema politico riconosce il cambiamento climatico, produce documenti e accordi, blatera di adattamento ma nei fatti continua sulla strada che ci porta verso un disastro epocale che ricade sui figli e nipoti; riesce solo a pensare a breve (la prossima scadenza elettorale) ma é incapace di affrontare una sfida come questa…

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