In un circolo Pd ho capito cos’è la democrazia

«Si parlava di Primarie. Non ho mai sentito discorsi più a sinistra: salario minimo, lotta al precariato e al lavoro povero, diritti delle minoranze, rappresentanza femminile, ecologismo, transizione energetica, antifascismo. Non c’è, nella politica italiana, un altro partito che possa risolvere le due grandi questioni strutturali della nostra epoca: la transizione energetica e la piaga dei salari bassi. Non c’è altro partito che possa proteggere i diritti delle minoranze»

di Stefano Cavallini, cittadino


Due settimane fa sono andato in un circolo Pd di un quartiere periferico di Bologna per il congresso in vista delle Primarie. Finora il mio impegno politico si era limitato a fare il cameriere alle feste dell’Unità, non avevo mai partecipato alla vita interna del partito. Poi, guardando in quale stato miserevole versa il Paese, ho capito che era giunto il momento di fare qualcosa.

Così, da convinto anarco-socialista, di sabato pomeriggio mi sono recato al circolo per la presentazione dei quattro candidati. Conoscevo già la “sezione” ma questa volta ne ho osservato attentamente la libreria e le pareti: poster su Berlinguer e il 25 aprile, ogni possibile libro sulla storia del Pci, copie della Costituzione, pubblicazioni su Marzabotto, manuali antifascisti. Non ho proprio avuto l’impressione, come recita la vulgata, di trovarmi nella sede di un partito di destra. La presidente del circolo ha fatto una breve introduzione e poi i rappresentanti hanno esposto i programmi dei rispettivi candidati. Non ho mai sentito discorsi più a sinistra: salario minimo, lotta al precariato e al lavoro povero (con particolare accento sui giovani), diritti delle minoranze, rappresentanza femminile, ecologismo, transizione energetica, antifascismo.

In seguito è iniziato il dibattito, con domande degli iscritti. Ne è nato un confronto franco che ha messo in luce le diverse anime del partito, espressione lampante di quella dialettica interna che in Italia possiede solo il Pd. Sono intervenuto anch’io e seppur fosse la prima volta che partecipavo la mia opinione è stata tenuta in conto, citata, ponderata: il partito è potenzialmente scalabile anche dai nuovi arrivati. Ho visto come i volontari del Pd (che si spendono per la politica senza nessun ritorno) costruiscano la politica dal basso, con umiltà, impegno, sacrifici. E mi è piaciuto. Se questo non è “fare politica” non so davvero cosa potrebbe esserlo.

Si dirà: questa è la situazione a Bologna, altrove è corporativismo. Ciò non toglie che qui il partito agisca così. E se qui agisce così potrà farlo in identico modo anche altrove. La verità è che tutte le persone addestrate dalla propaganda a odiare il Pd, a farne il capro espiatorio per qualsiasi problema dell’Italia, non sono mai state in un circolo né hanno mai parlato con i militanti. Ne hanno un’idea vaga e imprecisa, basata su calunnie, fake news e odi irrazionali.

Ho ascoltate le ragioni di queste persone. Per la maggior parte sono puramente ideologiche, fondate nel caso migliore su mezze verità e stantie accuse a Renzi. Il Pd è l’unico partito che viene regolarmente attaccato sia da destra sia da sinistra. Da destra, perché ne è il principale avversario. Da sinistra, con astio furente, perché considerato traditore dei “veri valori” della sinistra.

Ma se guardiamo ai massimalisti, soprattutto a Bologna, cosa troviamo? Putinismo sfacciato, antieuropeismo, pacifismo peloso, qualunquismo, dilettantismo, stalinismo di nicchia, ultra-retorica, antagonismo vandalico, iper-dogmatismo e un sotterraneo e inconfessabile ma solido apprezzamento per la Meloni, con l’aggiunta di qualche anarchico che non ha la più pallida idea di cosa sia l’anarchia.

È ormai davvero difficile distinguere un post della Collot da uno di Salvini. Sarebbe questa la vera sinistra? A me sembra più un miscuglio rossobruno. Se ragionassimo, se leggessimo i programmi, se valutassimo i candidati e non votassimo come tifosi ci renderemmo conto che il Pd ora è il partito più a sinistra e l’unico – per capacità organizzativa, competenze e dimensioni – adeguato a poter governare efficacemente.

Non c’è, nella politica italiana, un altro partito che possa risolvere le due grandi questioni strutturali della nostra epoca: la transizione energetica e la piaga dei salari bassi. Non c’è altro partito che possa proteggere i diritti delle minoranze (esiste Possibile, ma è troppo piccolo). Possiamo davvero affermare che un partito che annovera Gianni Cuperlo, Marcella Zappaterra, Andrea De Maria, Iacopo Melio e che alle feste de l’Unità accoglie gli stand di Libera e Mediterranea sia un partito di destra?

Mi rivolgo specialmente ai giovani (al circolo eravamo in due sotto i 35 anni: io e un preparatissimo ventunenne). Smettete di ascoltare i vostri artisti tristi e chi vi dice che non vale la pena impegnarsi in politica. Se volete far valere i vostri diritti sociali e civili, anche se gli admin di Socialisti Gaudenti e Aqtr vi dicono il contrario, varcate la soglia di un circolo, perché non saranno i meme a salvarvi. Alla peggio, vi leggerete un bel volume su Berlinguer.

Photo credits: Ansa.it


Un pensiero riguardo “In un circolo Pd ho capito cos’è la democrazia

  1. Che i militanti del PD siano di sinistra non ci sono dubbi; il problema è che per troppi anni il PD ha rinunciato a dire e fare molte delle cose di sinistra che avrebbe potuto dire e fare, e ha lasciato che fossero dette (e talvolta fatte) da altri partiti (anche di destra!), che non si sono lasciati sfuggire l’occasione.

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