Istituti penali minorili, puntiamo ai giusti obiettivi

Le parole del sottosegretario Ostellari in merito alla volontà di investire nel sistema penitenziario minorile fanno ben sperare, ma resta il fatto che il governo ha appena previsto un taglio di 1,6 milioni sul settore, e che alcune prese di posizione della destra vanno nella direzione opposta all’obiettivo finale, che resta sempre il pieno recupero del minore

di Mery De Martino, consigliera comunale


È notizia di domenica che un giovane detenuto ha sfasciato una cella dell’Ipm del Pratello come protesta per aver richiesto un farmaco. Episodi violenti, che non dovrebbero mai capitare. Nel denunciarlo il Sappe ha nuovamente riferito del problema dell’aumento di detenuti – che a oggi sarebbero 37 – e recentemente anche Quindici, la rivista del Master in giornalismo dell’Unibo, ha realizzato un bell’inserto di approfondimento sulla situazione degli istituti penitenziari minorili a Bologna e in Italia.

I problemi li ricordiamo da tempo come maggioranza e li abbiamo visti con i nostri occhi quando siamo stati in visita in delegazione. Spazi insufficienti e spesso non appropriati, personale del tutto insufficiente perché rimasto ai numeri precedenti all’apertura del secondo piano dell’edificio che ha portato a un raddoppiamento, se non a una triplicazione nei momenti di maggior picco dei detenuti. Sono problemi che si stanno riscontrando anche in altri istituti, come l’ultimo rapporto di Antigone ci ha ben ricordato.

Anche le soluzioni le stiamo da tempo indicando. Aumentare le risorse economiche e il personale penitenziario ed educativo, creare percorsi specifici per ragazzi con problemi di salute mentale o di tossicodipendenza, ricorrere all’istituto penitenziario solo come ultima istanza, rafforzando e incrementando il ricorso a pene alternative. Un punto, quest’ultimo, che richiederebbe una grande riflessione nazionale, perché se crediamo davvero nella funzione rieducativa della pena, il ricorso a istituti penitenziari per minori non può non metterci davanti a profonde contraddizioni.

Vorrei sottolineare come molte delle affermazioni pronunciate dal sottosegretario Ostellari, che di recente ha visitato il carcere minorile di Bologna insieme a parlamentari di diversi schieramenti, siano del tutto corrette e in qualche modo facciano ben sperare.
Ha affermato infatti di voler investire seriamente nell’ambito della giustizia minorile e nei percorsi alternativi alla detenzione presso gli Ipm, e di voler affrontare con attenzione il problema di numeri e di personale. Qui a Bologna, come il sindaco ha recentemente ricordato, vogliamo collaborare su questi aspetti e stiamo lavorando per mettere in piedi un gruppo di lavoro che si faccia portatore di alcune proposte, come quella di aggiungere un educatore del Comune presso l’Ipm.

C’è però un altro aspetto sul quale personalmente nutro forti dubbi e che Ostellari e altri esponenti della destra stanno recentemente sollevando. É quello secondo cui la presenza di maggiorenni e minorenni presso gli istituti penitenziari minorili rappresenti una grave problematica.

In merito a questo, mi sento di puntualizzare alcune cose. La prima è che i maggiorenni possono stare presso un Ipm fino ai 25 anni (non vita natural durante) e possono starci se incarcerati da minorenni. Il secondo è che, in caso di problematiche, i direttori degli Ipm possono chiedere in qualsiasi momento il trasferimento di un maggiorenne presso un istituto penitenziario per adulti e questi trasferimenti avvengono già oggi con sufficiente facilità. Attenzione quindi a non investire energie e concentrare l’attenzione su un problema che problema non è e che può essere, piuttosto, una possibilità.

A oggi per chi ha iniziato un percorso di recupero positivo da minorenne presso un Ipm è possibile finire di scontare lì la pena fino ai 25 anni, senza quindi interrompere percorsi già avviati. Inoltre non sono pochi i meccanismi di peer education che si innescano tra i ragazzi stessi. È più facile e naturale, infatti, che i minori che hanno da poco commesso dei crimini prendano come esempio positivo un ragazzo maggiorenne già inserito in un percorso di recupero, pur avendo come loro commesso gravi errori in precedenza, piuttosto che un adulto già formato con una storia personale molto diversa dalla loro. Su questo davvero il mio invito è a non fare politica nel senso più basso del termine, ma di guardare ai fatti e alle cose come stanno, concentrandoci sui veri problemi che rischiano di compromettere per sempre la vita di minori che hanno sbagliato.

Il primo punto sul quale sono sicura che il sottosegretario interverrà, per la parole che ha speso non solo lui ma anche il ministro Nordio, è la revisione del piano di razionalizzazione delle risorse dedicate alla giustizia, messo in piedi dal governo Meloni con la recente legge di bilancio, che prevede tagli di circa 1,6 milioni di euro in tre anni per la sola detenzione minorile. Ecco, non abbiamo bisogno di tagli ma di una grande investimento umano, politico ed economico per dare davvero a questi ragazzi una speranza di nuova vita.

Photo credits: Corriere di Bologna


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