Minori stranieri non accompagnati: smantellata la legge, si contano i danni

Le interpretazioni restrittive del Tribunale dei Minori stanno minando le fondamenta del sistema messo in moto dalla legge Zampa del 2017, che pur nelle difficoltà stava dando i suoi frutti. Senza un’alternativa adeguata, questa operazione può avere soltanto effetti nefasti, soprattutto per i volontari e gli operatori del settore

di Mery De Martino, consigliera comunale


Nei giorni precedenti all’accordo sul nuovo hub per minori di Sasso Marconi, il Consiglio comunale ha approvato un ordine del giorno volto a delinearne chiaramente confini e finalità. Affinché al centro, anche in piena emergenza, ci sia sempre la dignità di minori che hanno storie difficili alle spalle e che, in alcuni casi, se non seguiti adeguatamente, possono incappare in giri sbagliati, e magari finire proprio in quel carcere minorile del Pratello che, come purtroppo sappiamo bene (qui), sul piano dei numeri è messo sempre peggio a causa dell’aumento dei detenuti e della diminuzione del personale. Il mix perfetto per non garantire più pieni percorsi di recupero.

Consapevoli della crescita del numero di minori in arrivo in città per assenza di una distribuzione equa tra territori (a proposito di false emergenze e di come gli arrivi siano del tutto prevedibili e in corso già da mesi) e della conseguente difficoltà nell’offrire loro un’accoglienza di qualità, avevamo discusso di questi aspetti già nel giugno scorso, in un evento pubblico a Palazzo d’Accursio organizzato insieme a un gruppo trasversale di consiglieri di maggioranza. In quella sede avevamo parlato sì di numeri, ma anche del burnout cui stanno andando incontro tutti gli operatori dell’accoglienza, delle presenze al Pratello, della necessità di aumentare le risorse e migliorare la collaborazione tra tutte le autorità in campo, comprese quelle giudiziarie.

Abbiamo affrontato anche un altro aspetto fondamentale, che inficia il lavoro quotidiano di tutori dei minori stranieri non accompagnati: in un contesto già difficile, l’interpretazione restrittiva data dal Tribunale dei Minori alla legge Zampa sta di fatto smantellando quella parte così importante del sistema di accoglienza. Un sistema certo migliorabile, ma che funzionava nel suo obiettivo principale di fornire una genitorialità sociale ai minori, un punto di riferimento altro rispetto all’operatore sociale o alla figura educativa. Qualcuno che con amore e umanità, in un rapporto più familiare che istituzionale, potesse accompagnarli lungo i complessi iter burocratici richiesti e aiutarli nella creazione di una rete di relazioni tra persone che già vivono in città. Un passaggio fondamentale per inserirsi in maniera positiva in una nuova comunità, e avere un salvagente in caso di difficoltà.

Un tempo, come raccontano gli stessi tutori, era proprio questo che avveniva. Grazie a una forte sinergia tra pubblico e privato, e all’intermediazione dell’ufficio tutele metropolitano, c’era un abbinamento tra tutore e minore basato sulle loro rispettive storie e caratteristiche. Si creava così un legame reale che, spesso, è andato avanti anche dopo la conclusione della tutela.

Certo, di tutele ne veniva attribuita qualcuna in meno, ma andavano praticamente tutte in porto. Adesso, invece, ne vengono fatte di più ma ne vanno a buon fine circa 1 su 4. E ome potrebbe essere diversamente: con il sistema impostato dal Tribunale dei Minori, oltre a rinunciare al lato sociale della tutela, si stanno creando gravi ritardi, disguidi, sovrapposizioni, rinunce, assenza di risposte a decine di mail e pec da parte di tutori, avvisi di tutela per minori che non sono più minori o sono spariti dalle comunità. L’ultimo caso, non so se definirlo più triste o imbarazzante, lo abbiamo letto sul Corriere: la notifica a un tutore per la tutela di un minore deceduto più di un mese prima in Via dell’Osservanza.

Se serviva un’ennesima prova del fatto che questo sistema non funziona l’abbiamo avuta nel peggiore dei modi. E solo perché il tutore, prima di recarsi in Tribunale, ha chiesto informazioni in più ad Asp. Che, disponibile come sempre a fornire tutti gli approfondimenti richiesti dai tutori, ha comunicato il decesso.

C’è bisogno di rapidi miglioramenti. Se si vuole cambiare un sistema che prima funzionava, bisogna costruirne un altro di pari livello, in grado di tutelare i minori ma anche di stare a fianco di quelli che, ricordo, sono cittadini e cittadine volontarie che mettono gratuitamente a disposizione il loro tempo per occuparsi di minori che vivono nella nostra città. Seguirli con amore e attenzione significa occuparsi del bene della comunità cittadina tutta. Non riuscire a farlo è un grave fallimento.

Comprendendo chi, dato il contesto, ha rinunciato all’iscrizione all’albo, voglio ringraziare tutti quei tutori che, nonostante tutto, restano provando in ogni modo a migliorare la situazione. Non è scontato, non dovrebbe essergli richiesto, ma lo stanno facendo e come amministratrice gli sono enormemente grata.

Spero davvero che si possa arrivare al più presto a una sintesi all’altezza della sfida che abbiamo davanti, nell’interesse supremo del minore. Per questo, con gli stessi consiglieri chiederemo nei prossimi giorni alcune udienze conoscitive per affrontare vari aspetti critici. Uno dei primi sarà proprio quello relativo ai tutori. Perché in un momento generale di difficoltà dobbiamo supportare tutti coloro che in città possono, vogliono e sono pronti per darci una mano.


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