di Gian Mario Anselmi, storico della letteratura
Care e cari, riguardavo in questi giorni le tante foto della liberazione di Bologna e di altre città: accanto alle truppe degli alleati ecco balzare i volti, quasi tutti giovani, dei partigiani. Volti di giovani indomiti e felici. Avevano raggiunto il loro eroico obiettivo: in una mano il mitra e spesso, dall’altra, fiori o coccarde, sapevano di essere protagonisti, di aver adempiuto a un compito fuori dal comune, di aver regalato all’Italia la libertà e di aver ridato dignità a un Paese devastato e umiliato dal regime nazifascista.
Quei ragazzi e quelle ragazze ce l’avevano fatta. Ma voi no, non avete potuto assistere a quel finale di gloria e felicità. Vi hanno ucciso prima e ancora prima spesso vi hanno torturato. Eppure nelle vostre ultime lettere prima di morire, così strazianti, c’era una incrollabile fermezza e come una sicurezza: i vostri compagni ci sarebbero riusciti! Sapevate che la vostra morte non sarebbe stata inutile ma che quel sacrificio estremo per la libertà e la dignità sarebbe stato decisivo. E così fu infatti. Lo fu allora e lo è stato ed è per tutti noi nei decenni successivi.
La nostra libertà, il nostro benessere, la nostra democrazia sono nati soprattutto da quel sangue che i fucili dell’esecuzione avevano sparso intorno ai vostri poveri ma gloriosi corpi. Molti di voi potrebbero essere stati i miei studenti di oggi: spavaldi, ribelli, belli e pronti ad affrontare con gioia la vita e la giovinezza.
Mi commuovo pensandoci: la crudeltà feroce della dittatura vi ha spezzato prima la vita. Ma voi vivete in noi sempre: nelle vostre lettere per lo più l’unica fragilità che traspare è quando vi rivolgete direttamente alle madri, ai padri, ai parenti, alle fidanzate, alle mogli, ai fidanzati, ai mariti, talora ai figli. Di fronte alla morte quegli affetti intimi e profondi vi fanno vacillare per un attimo: soprattutto è commovente e costante il pensiero alle proprie mamme, al loro dolore che sarebbe stato insanabile e al legame ancestrale che a loro vi univa. Eravate eroi ma eravate anche uomini pieni di affetti e di dolcezza.
Che la terra vi sia lieve! E che nessuno di noi possa mai dimenticare il vostro sacrificio e nel nome di quel sacrificio noi tutti oggi e domani dobbiamo essere pronti a difendere libertà e democrazia, pronti alla solidarietà con chi ancora oggi nel mondo è costretto, come voi allora, a combattere per quei valori e contro feroci dittature.
Vi abbraccio dal profondo!
Bravo, bello e commovente!!!