Lettera 21 – Resistenza, il catechismo della nostra adolescenza

di Roberto Morgantini, Cucine Popolari


Quest’anno la Liberazione compie 78 anni. È un compleanno importante che andrebbe celebrato, rispettato e difeso tutti i giorni perché, se siamo riusciti ad attribuire una data di nascita alla nostra Libertà, è solo grazie a chi sacrificò la propria vita per garantircela. 

Per me il 25 aprile è anche la festa della mia famiglia, della mia infanzia e della mia terra di origine.

Sono nato a Villadossola da genitori partigiani: mio padre un combattente, mia madre una staffetta. Sono cresciuto in quella “coraggiosa”, come viene definita da molti storici, provincia che seppe realizzare la prima Repubblica sul territorio italiano liberato dal nazifascismo. Molti di quei partigiani, finita la guerra, li incontravo per strada e li guardavo con ammirazione, la stessa che provavo per mia mamma e mio papà. Gli uomini e le donne che avevano combattuto nella Resistenza li riconoscevi dallo sguardo: avevano un sorriso nuovo, era come se per tutto il tempo della clandestinità lo avessero abbandonato e solo con la Liberazione lo riaccesero sui loro volti, certi che nessuno glielo avrebbe più tolto. La Resistenza, con i suoi racconti, le sue speranze e le tante aspettative, è stata per me e per i miei fratelli, il catechismo della nostra adolescenza. 

E oggi la mia “lettera aperta” la dedico a loro, indirizzandola ai miei nipoti.

Il 25 aprile, con i suoi martiri, con il sacrificio di chi decise da che parte stare, merita gratitudine ma soprattutto memoria. É la memoria, la vera eredità che dobbiamo garantire alle nuove generazioni, insegnando loro che i valori dell’antifascismo sono gli stessi della Libertà.

È nostro dovere domandarci cosa rimane di quell’esperienza custodita nella nostra Costituzione. Quale insegnamento, di quella immensa eredità, abbiamo lasciato ai nostri figli e ai nostri nipoti. Quest’Italia ha saputo davvero preservare – trasmettendolo opportunamente – il patrimonio di valori e sentimenti che fanno di questa nazione un territorio libero e democratico, immune da ogni forma di fascismo e discriminazione? 

Stiamo vivendo un pericoloso declino democratico e sociale. Nel cuore dell’Europa, una guerra impensabile sta riproponendo nuove forme di violenza. In tutto il mondo si stanno riaffacciando nuove intolleranze, di odio verso la diversità. In modo capillare si stanno insinuando in molte democrazie, giovani e vecchie, malattie che credevamo sconfitte, come la xenofobia, il razzismo, l’omofobia. 

Nuovi fascismi riemergono silenziosamente, appoggiati dai poteri forti che implicitamente sostengono e strizzano l’occhiolino a saluti romani e a marce commemorative di terribili episodi del secolo scorso. Di fronte a questa squallida fotografia di un Paese imbarbarito, dobbiamo domandarci: dov’è la Resistenza? Come possiamo respingere queste manifestazioni che vanno a dileggiare i tanti martiri dell’antifascismo, profanandone il loro insegnamento?

Ogni giorno provo a ricomporre tutte le pagine che negli anni ho raccolto, dagli insegnamenti di mio padre e di mia madre, alla mia attività di sindacalista e da tutto il panorama di solidarietà e volontariato che ho conosciuto a Bologna, cercando di rispondere a questo deterioramento sociale e culturale in ascesa, e mi convinco sempre di più che l’antifascismo non deve essere esclusivamente un insieme di regole e valori da trasmettere alle nuove generazioni. L’antifascismo deve essere una ricerca incessante, uno strumento scientifico che va approfondito e configurato alle nuove problematiche che hanno, nel loro gene, i batteri del fascismo. 

I giovani devono essere i protagonisti di una “nuova Resistenza”, che va intrapresa per le strade, nei luoghi pubblici, sui posti di lavoro, negli autobus, tra i banchi di scuola con le armi della condivisione, della cultura, dell’inclusione, del confronto democratico, della conoscenza, insegnando loro che nulla è definitivo, che non bisogna dare nulla per scontato: i Principi della Costituzione vanno difesi, tutelati e protetti sempre.

Alle nuove generazioni dico convintamente: leggete la Costituzione, innamoratevi di Lei, quel libro racconta la storia di un popolo che ha saputo, a costo della propria vita, liberarsi dal mostro fascista, dal quale dobbiamo ogni giorno difenderci. 

Nei soprusi quotidiani, nelle ingiustizie, nelle violenze, che ogni giorno apprendiamo dai media, c’è sempre un piccolo germe di quel male che, proprio come un virus, è sempre pronto a contaminarci. La Costituzione della Repubblica Italiana è l’unico vaccino capace di allontanare la malattia.

La “Memoria”, che costituisce le fondamenta della nostra Storia, oggi più di ieri, è determinante, è un onere che riguarda tutti: siamo obbligati a raccontare cos’è stato e cos’è l’antifascismo. 

Dobbiamo insegnare loro i mali che conteneva il fascismo e di come, certi deliri che crediamo sopiti, sembrano replicarsi in forme diverse, con volti e linguaggi nuovi, ma contenendo le stesse subdole e pericolose finalità.

È da qui che dobbiamo ripartire e dalla convinzione che questo Paese, liberato dalla piaga fascista, deve ripudiare sempre e comunque la guerra! Buon 25 aprile a tutti.


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