Sembra nitido il piano della destra di governo: sfruttare le conseguenze dell’alluvione per giocare di frizione nell’ultimo territorio “rosso” d’Italia e sfiancarlo. Prima con il walzer del Commissario dell’emergenza. Poi con questa scelta apparentemente scellerata del decurtare i fondi stanziati. Infine, il capolavoro del tagliare quell’area metropolitana che rappresenta nell’intero territorio nazionale quel concetto di roccaforte che eravamo soliti sentire
di Andrea Femia, consulente digitale cB
In questa fase appare nitido quello che, leggendo diversi osservatori, sembrerebbe il piano della destra di governo. Sfiancare Bologna e tutto quello che rappresenta, sfruttando le conseguenze dell’alluvione emiliano-romagnola per giocare di frizione nell’ultimo territorio “rosso” d’Italia. L’intera regione rischia di patire le conseguenze di un gioco politico.
Prima con il walzer del commissario dell’emergenza (qui). Poi con questa scelta apparentemente scellerata del decurtare i fondi stanziati. Infine, il capolavoro del tagliare quell’area metropolitana che rappresenta nell’intero territorio nazionale quel concetto di roccaforte che eravamo soliti sentire fino a un paio di decenni fa.
Una cosa divertente che non farò più, come suggeriva David Foster Wallace: credere che alcune scelte nascano senza tener conto della convenienza di una sola delle parti.
«Se ci ripenso adesso mi pare che questa bambina sia un po’ troppo alta per avere nove anni, ha un’aria spenta, le spalle curve in quella postura che assumono di solito le ragazze molto più grandi – una postura di difesa psicologica. Per quanto sia brava a scacchi, non è una bambina felice. Non penso sia una cosa adatta alla sua età».
Ora, Giorgia Meloni non ha certamente nove anni, ma nel novero dei protagonisti e delle protagoniste della politica nostrana non si può certamente dire che sia una giovincella sprovveduta. Così come è vero che ha saputo meravigliosamente reinventarsi nel respiro caldo del sapor di nuovo. Pur essendo in politica da prima che nascessi, o giù di lì, la carta d’identità è ancora straordinariamente benevola nei suoi confronti. Eppure le sue scelte non sembrano quelle di una bambina felice, per riprendere il passaggio di Wallace, che mi è giunto in soccorso mentre dal balcone, pur flebilmente, via Gorizia mi ricongiunge al Dall’Ara che prova con forza a far arrivare sin qui l’eco del primo dei quattro concerti di Vasco Rossi.
C’è Sally di sottofondo, si riconosce in maniera abbastanza nitida, nonostante questa zona sembri particolarmente vuota, priva di macchine che risalgano nell’indomita ricerca di uno di quei parcheggi che in queste zone si cercano in maniera quasi cristiana, nel mito dell’attesa di un qualcosa che probabilmente qualcuno ha già trovato poco prima di te. Vuota come nei giorni in cui la strada parallela a questa, via Saffi, era completamente inondata, finendo in tutti i rotocalchi del mondo. Vuota come le strade dei paesini qui a fianco, che solo a rivedere le immagini dopo pochissime settimane sembra sia passato un secolo, tanto che il cervello umano non si può semplicemente abituare all’eccezionalità di quegli eventi da associare a luoghi già conosciuti. Famiglie sfollate, sindaci in affanno, comunità intere travolte da ciò che vuol dire la condivisione di una sofferenza, che per quanto tu possa essere umanamente dissimile, si finisce sempre a soffrire nello stesso modo, che è il motivo per il quale la stessa può trasformarsi in un motore senza eguali.
Per qualche strana ragione, il fondo destinato alle alluvioni da parte del governo si è ridotto dai preannunciati 2,2 miliardi a 1,6 miliardi. E già di per sé questa cosa è gravissima, perché stiamo parlando di 600 milioni di euro in meno. Il rapporto è 600 su 2.200, fate voi.
Più di un quarto dei fondi bruciati. Questa cosa fa schifo, non ci sono altre parole che meritino di essere dette. Perché non tenere fede a ciò che hai abbondantemente annunciato nel momento di un disastro lascia comunque trasparire uno scarsissimo senso della serietà istituzionale. Scherzare con le cifre, renderle roboanti prima ancora di essere certi sul poterle garantire o meno, regala un lascito quanto meno torbido sulle intenzioni, a ragione o a torto: possiamo pur sempre parlare esclusivamente di sensazioni.
E a tal riguardo, svilire così tanto il ruolo istituzionale, ridurlo a un giocoso scherzo litigioso tra parti politiche per cui si decide scientemente di lasciare la città metropolitana di Bologna fuori dalla manovra di intervento straordinaria, viene da dire che sembra non essere una scelta basata su criteri che non siano figli di quel manicomio che è la politica dell’alternanza e del consenso, per cui si gioca ogni carta possibile per affermare il proprio io, anche se questo comporta mettere in ginocchio intere comunità. Andare a Roma per i nostri rappresentanti è stato più un viaggio della speranza che una raccolta di risposte, come emerge dalla nostra intervista al sindaco Matteo Lepore (qui).
Per chi assiste dall’esterno della macchina politica, più che un gioco sembra “Una cosa divertente che non farò mai più”; credere che alcune scelte nascano senza tener conto della convenienza di una sola delle parti.
In copertina: Giorgia Meloni in visita nei territori colpiti dall’alluvione (photo credits: Ansa.it)