Li stiamo vedendo arrivare a Bologna, ma sono di destra

Se l’alluvione della Romagna fosse accaduta in Veneto o in Lombardia, sarebbe assurdo ipotizzare un tecnico o un politico di area diversa come Commissario al posto di Luca Zaia o di Attilio Fontana. Bloccare Stefano Bonaccini, già Commissario al terremoto dell’Emilia e con un cv senza troppi eguali, è un atto politico ingiusto e sleale. È evidente che il Governo vuole provare con i fondi della ricostruzione a dirottare i consensi e a scardinare l’ultima roccaforte rossa

di Giampiero Moscato, direttore cB


L’Emilia-Romagna, Bologna in particolare, resta l’unico territorio in Italia che, nelle semplificazioni massmediatiche, può continuare a definirsi “rosso”, amministrato da una giunta a traino Pd ma ad ampio spettro, ovvero un’alleanza di varie forze di centro e di sinistra e un’altra di più difficile collocazione come il M5s. Eppure la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, all’indomani della netta affermazione della destra alle Amministrative, non ha esitato a dire che «le roccaforti rosse non esistono più». Più che una speranza, appare come una promessa.

Mentre nel centro-sinistra si litiga su tutto quando nessuna delle forze che lo compongono può sperare, da sola, di vincere le elezioni, la destra-centro a traino Fd’I continua senza titubanze nel suo legittimo spoil system (è stato usato anche dai governi precedenti, non ammetterlo sarebbe scorretto) ma rischia di estenderlo a eventi emergenziali dove invece di solito (è sempre successo, finora) tra Roma e le periferie si collabora senza logiche di schieramento, anche se le Regioni o i Comuni sono amministrati da quella che a livello nazionale è l’opposizione. Perché durante un dramma di popolazione e di territorio le forze si uniscono. Si devono unire.

Ora il tema è l’alluvione catastrofica che ha colpito la nostra terra, la Romagna in particolare, ma soprattutto è l’ipotesi che, a differenza del terremoto del 2012, il Commissario straordinario non sia il presidente della Regione, piuttosto un politico vicino alla presidente del Consiglio o, peggio ancora, un tecnico. Il “peggio ancora” è dovuto al fatto che eventi terribili come un terremoto o un’alluvione causano non solo dissesti infrastrutturali ma creano enormi problemi anche di tipo sociale e politico. Un esperto di soccorsi magari è un genio in quel settore, ma forse non ha un retroterra adeguato a gestire le sofferenze e a immaginare un futuro delle popolazioni. Il primato, in questo genere di situazioni, deve spettare alla Politica, soprattutto quando si tratta di ridisegnare i territori, le economie di scala, ripensare il modello di sviluppo, difendere i livelli di welfare, ricostruire.

Proseguo il mio ragionamento con una domanda a chi vota a destra. Se fosse accaduto in Veneto o in Lombardia ciò che ha flagellato l’Emilia-Romagna, considerereste normale che si ipotizzasse un tecnico o un politico di area diversa come Commissario al posto di Luca Zaia o di Attilio Fontana, i presidenti delle due Regioni, entrambi leghisti? È normale, ma soprattutto è giusto che si mettano veti come Commissario per la ricostruzione delle aree alluvionate su Stefano Bonaccini? Ovvero il presidente della Regione Emilia-Romagna, il commissario al terremoto dell’Emilia, l’ultimo presidente del Consiglio dei Comuni e delle Regioni d’Europa e presidente della conferenza delle Regioni italiane che ha gestito da quei ruoli la pandemia da Coronavirus? Con risultati lusinghieri, aggiungo io.

Non sarebbe normale che Zaia e Fontana non fossero i Commissari dei territori che li hanno eletti e che conoscono a menadito. Ma soprattutto sappiamo che ciò non succederebbe con un governo a guida Meloni. Sarebbe un atto ingiusto e un errore amministrativo enorme mettere in quel ruolo persone di altra area o con minori conoscenze dei luoghi e dei funzionamenti degli organismi decisionali.

Certo, qualcuno obietterà che ci possano essere responsabilità politiche nel disastro della Romagna, ma credo che si potrebbe usare lo stesso escamotage anti-Bonaccini con Fontana e Zaia e qualunque amministratore di un territorio colpito da calamità, nelle quali una componente della presenza umana esiste sempre. E in questo caso occorre aggiungere la straordinarietà delle piogge di quei giorni seguito a un’interminabile siccità.

È evidente che dire no a Bonaccini è il grimaldello con cui questo Governo, invece che pensare a ricostruire la Romagna, prova a scardinare l’ultima roccaforte rossa. Gestire le enormi somme di denaro stanziate o donate per rimettere in piedi un territorio in ginocchio evidentemente è una leva con la quale si proverà a dirottare il consenso.

Questa volta li abbiamo visti arrivare. E sono di destra. Vogliono prendersi anche Bologna e l’Emilia-Romagna. Penso che difendere Bonaccini e dire no ai nomi che si sono susseguiti in questi giorni sia un dovere per chiunque ha a cuore la democrazia (è lui il presidente di questa Regione) e soprattutto per chi ha a cuore una storia di centrosinistra che in altre parti d’Italia e non solo considerano invidiabile.

Photo credits: Ansa.it


5 pensieri riguardo “Li stiamo vedendo arrivare a Bologna, ma sono di destra

  1. Premetto che sono stato sempre elettore, quando ho votato, di schieramenti di sinistra. Credo che Bonaccini e la sua giunta non siano esenti da responsabilità, quindi gli eviterei la responsabilità del commissario all’alluvione. Credo anche, che proprio per colpa di esponenti come Bonaccini, anche la roccaforte rossa, prima o poi verrà abbattuta. Purtroppo non è tutto oro quello che luccica e lo scollamento con le persone, i cittadini è enorme.

  2. Ottima analisi Giampiero, più che giusta. Intanto non nominano nessuno, non riescono nemmeno a trovare una persona credibile di destra che possa fare il commissario senza che si levi alta la protesta.
    Per fortuna Bonaccini ha la delega per legge per affrontare le emergenze. Il problema sono però i fondi e la loro gestione. Su questo punta il governo di destra ma Salvini vuole un leghista e Meloni un FdI…
    Paolo Rebaudengo

  3. Stiamo spiando l’orizzonte, temendo di veder spuntare l’alcade incaricato di “correggere” un governo troppo autonomo.
    Finora i Governatori da noi eletti – e rieletti-hanno sempre lasciato gli amministrati soddisfatti e anche fieri della collaborazione operativa tra i cittadini e gli incaricati a gestire il territorio.
    Non ci piacciono le imposizioni dall’alto.

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