Alunni della stessa classe si diplomeranno con prove diverse e con colloqui che hanno punteggi diversi, il tutto disciplinato a scuole chiuse, facendo riferimento a un elenco di zone e di stradari legati ai primi bilanci seguiti alle alluvioni di maggio
di Cristian Tracà, docente
«Chiediamo pertanto al Ministro di tornare sui suoi passi e di correggere, revocando o rivedendo significativamente il contenuto dell’Ordinanza, le distorsioni a cui essa sta aprendo la strada, per effetto della grande varietà delle situazioni territoriali che, con la sua estensione generalizzata, essa non pare in grado di disciplinare adeguatamente».
Con grande equilibrio e saggezza un gruppo di colleghi e di colleghe del Liceo Da Vinci di Casalecchio, riprendendo un appello di simile impostazione proveniente dal Mattei di San Lazzaro, ha chiesto al Ministro Valditara di correggere la direzione, in quello che rischia di diventare l’Esame più assurdo della storia, in cui alunni della stessa classe si diplomeranno con prove diverse e con colloqui che hanno punteggi diversi. Il tutto disciplinato a scuole chiuse, facendo riferimento a un elenco di zone e di stradari legati ai primi bilanci seguiti alle alluvioni di maggio.
Le scuole citate sono solo due delle tante che si stanno producendo in appelli rimasti assolutamente inascoltati dal Mim. Erano stati gli stessi studenti e le stesse studentesse ad aprire il fronte, con una petizione che ha ottenuto un buon seguito, in cui chiedevano un esame normale, fiduciosi della capacità dei docenti di valutare la loro preparazione nel contesto dato, senza avventurarsi in percorsi improvvisati. Da Viale Trastevere nessuna intenzione di correggere il tiro, anche quando gli studenti hanno chiarito che trattasi di possibile boomerang.
Facciamo però un passo indietro. È un comunicato dell’8 giugno a seminare il panico nelle Segreterie, tra i Commissari, ma soprattutto nella componente studentesca. Si apprende che il Ministro Valditara ha firmato l’Ordinanza Ministeriale n. 106 dell’08.06.23, recante “Disposizioni concernenti la validità dell’anno scolastico, l’ammissione agli esami di Stato e lo svolgimento dell’Esame di Stato stesso”.
Peccato che a Bologna la scuola sia finita il 7 giugno 2023 e molti scrutini delle quinte a quella data siano stati già celebrati e chiusi. Di fatto si va a esaminare candidati che non hanno mai avuto modo di parlare con i propri insegnanti di questo piano b, piovuto da Roma troppo tardi e che porta il colloquio a valere 60 punti invece di 20. Così, all’improvviso.
Nelle prime ore della circolare tutti pensano che sia una misura omogenea per le scuole rimaste chiuse più a lungo. Dopo qualche ora, leggendo bene le indicazioni, comincia il valzer delle interpretazioni e dei rilievi a questa misura.
Praticamente, secondo il Ministero, chi abita in un Comune o in una frazione specifica va all’orale direttamente, ma nel colloquio comincia con un’analisi su un testo scelto dal commissario esterno di lingua e letteratura italiana all’interno del programma studiato, per passare poi a un accertamento della materia di indirizzo, elemento assai più delicato visto che ogni insegnante ha salutato i propri alunni raccomandandogli di studiare per una prova scritta di 6/8 ore in media. (il Mim liquida il tutto parlando di «discussione di un argomento concernente la disciplina di indirizzo individuata come oggetto della seconda prova scritta»).
La possibilità di scelta per ragazzi sembra/è vietata: se abiti nella zona, anche se non hai avuto danni, anche se non vuoi accedere al beneficio, fai un esame diverso dalla tua classe. Roba da Tar e Consiglio di Stato, a occhio.
Alla luce di tutto ciò viene da pensare che il Ministero non si fidi dei suoi docenti e delle Commissioni, nonostante l’altissima abitudine della classe insegnante ormai a gestire situazioni di emergenza e difficoltà.
Sembra anche abbastanza forte la dose di approssimazione con cui si legifera sulla scuola: non si ha idea di come questa generazione fragile vada accompagnata in tutti i passaggi, con simulazioni, esercitazioni, lunghe discussioni per affrontare al meglio ogni prova.
Sarebbe bastato normare l’Esame delle zone colpite con una prova decisa dalla Commissione, come è avvenuto lo scorso anno, e come avverrà in parte negli Istituti Professionali, che quest’anno sperimentano per la prima volta una seconda prova con base “romana” e approfondimento locale.
Sembra l’ennesima maledizione per questi ragazzi e ragazze che hanno già vissuto sulla propria pelle la didattica ballerina del Covid e del post pandemia.
Photo credits: Skuola.net
Il pressappochismo e l’ignoranza, quando vanno al potere, vogliono lasciare un segno della loro nullità. Non sapendo lavorare di cesello, intervengono con l’accetta, così il segno sarà più evidente e il loro ego si gonfierà.