Sulle misure del post alluvione siamo a zero, mentre dopo il terremoto del 2012 in metà del tempo avevamo già un decreto legge. Tra ritardi e boutade, la destra fa campagna elettorale sul fango e sulle lacrime dei suoi stessi concittadini
di Mery De Martino, consigliera comunale Pd
Conosciamo ormai tutti i devastanti effetti dell’alluvione di poche settimane fa. Persone che hanno perso tutto due volte, comunità dilaniate dalla violenza delle acque, realtà economiche e sociali in ginocchio. Di fronte a tutto questo, il governo Meloni prima promette di sbloccare subito una parte delle risorse (salvo poi accorgersi di non avere coperture), poi tergiversa sulla nomina del commissario, poi dichiara di non essere «un bancomat» e infine finge di essere ancora in attesa di un elenco di interventi, come se i principali e più urgenti non fossero già stati presentati.
La verità è che sulle misure del post alluvione siamo a zero, mentre dopo il terremoto del 2012 in metà del tempo avevamo già un decreto legge. Ma se ancora avevamo dei dubbi sulle ragioni di questi ritardi, domenica il viceministro Galeazzo Bignami ce li ha tolti tutti: «Voi vi fidereste di Schlein e compagni?», ha chiesto su Facebook, omettendo la pronta e puntuale risposta di Davide Baruffi, sottosegretario alla presidenza della Regione Emilia-Romagna (qui).
Rieccolo dunque Bignami, che cerca di nutrire il suo partito sfruttando una tragedia. Questo è il suo senso delle istituzioni. E mentre a destra provano a fare campagna elettorale sulla pelle degli emiliano-romagnoli – non solo gli oltre 15mila che hanno dato fiducia a Schlein alle ultime regionali, ma tutti e tutte – gettano anche fumo negli occhi. E così, dopo il rispetto che si deve ai morti e che tutti abbiamo riservato, avanti con i funerali di Stato, con lo stop dei lavori delle Camere per una settimana, con tre giorni di lutto nazionale per una figura politica che sì, è parte della storia di questo Paese, ma di cui non si contano le fratture e le divisioni causate dalle sue azioni.
Ma questo non basta, andiamo pure a fare una comparsata a Làbas (qui), giusto perché a Roma di cose da fare ce ne sono poche. Fari accesi su un’iniziativa di un collettivo, per carità non condivisibile, ma di sicuro non il principale problema del Paese in questo momento, figurarsi di una regione alluvionata.
Per non parlare dell’attacco alle donne Pd, ree di aver affermato un concetto tanto giusto quanto banale: ai morti si deve rispetto, non santità. Questo vale per chiunque, ma soprattutto vale per chi, col suo agire politico e istituzionale, è stato parte di un disegno neoliberista e mercificatorio del corpo delle donne.
E cosa viene risposto a queste donne Pd? Che sono rancorose perché non riescono a fare carriera nel loro partito, che non hanno idee e quindi attaccano Berlusconi. Eccolo qui il patriarcato paternalistico, quello che noi qui a Bologna stiamo smantellando e per le donne di tutti partiti. Un femminismo, il nostro, che ha basi su un profondo pensiero politico. Un femminismo intersezionale, dove le battaglie delle minoranze si uniscono, dove il carico di cura è ripartito tra l’intera comunità, dove tutte le politiche sono tese all’autodeterminazione e alla proliferazione di tempi e spazi di vita collettivi, lontani dalla logica di mercato.
Certo, ci sarebbe un pensiero politico anche dietro alle boutade della destra: un femminismo neoliberista che perpetua questo sistema di mercato, senza modificarne né tempi né spazi, semplicemente affiancando all’uomo bianco etero cis la donna bianca etero cis, scaricando il lavoro di cura su nuove minoranze sfruttate e tutelando la sola famiglia tradizionale, che non rappresenta più la complessità della società odierna.
Se solo a destra ne fossero in grado, sarebbe bello scontrarsi su queste visioni politiche. Faremmo un servizio migliore alla nostra comunità invece di questo perenne teatrino imbarazzante. I contenuti ci sarebbero tutti. Ma l’opposizione in città e i suoi ministri a Roma evidentemente preferiscono ballare. Peccato che, questa volta, lo stiano facendo sul fango e sulle lacrime dei loro stessi concittadini.
Photo credits: Ansa.it
Grazie per questo articolo chiaro, lucido e profondo nell’analisi degli avvenimenti politici.
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Sono di Faenza.
Per mia fortuna non ho avuto danni, ma conosco tanti concittadini che hanno perso chi la casa, chi le auto, chi i ricordi, chi tutto questo insieme rivedendo il proprio passato nelle enormi cataste di macerie in cui si erano trasformati mobili, suppellettili, libri, fotografie e tanto altro.
Trovo indecenti le dichiarazioni di Bignami e Musumeci e non aggiungo altro oltre alla frase “da quale pulpito…”
Incomprensibili anche i nomi ventilati come commissario per non incaricare Bonaccini. Uno per tutto: Bertoldo… l’uomo che sembra adattarsi ad ogni stagione.
Gli Italiani ed i Romagnoli sono pazienti e tolleranti.
A volte troppo.
Ma sono come gli elefanti. Sono forti ed hanno una grande memoria. Non dimenticano i torti subiti. Soprattutto quelli inutili e gratuiti.
Giuseppe.
Ma