Il Passante, nonostante tutto: “The business must go on”

«Di fronte all’emergenza climatica l’ampliamento del tratto bolognese continua a essere una scelta di palazzo che alle critiche risponde col silenzio. Pretendere una nuova Valutazione di Impatto Ambientale dovrebbe essere la priorità delle istituzioni; invece, Società Autostrade chiede la proroga e il sindaco, il presidente regionale e le loro maggioranze restano muti. Perché “il cambiamento climatico impone che da qui in poi si cambi”, ma quest’affermazione non vale per le grandi opere»

di Marco Palma, Bologna for Climate Justice


Nell’ultimo anno, molte tra le più grandi manifestazioni che hanno attraversato la città hanno avuto, tra i temi più rilevanti, la contrarietà all’allargamento del Passante di Mezzo. Il 22 ottobre 2022 trentamila persone hanno manifestato sulla tangenziale; quest’anno, lo sciopero globale per il clima promosso da “Fridays for Future” e la manifestazione transfemminista dell’8 marzo hanno fatto convergere le proprie rivendicazioni, indicando il progetto tra i temi locali capaci di rappresentare meglio l’ingiustizia climatica e sociale. Il 25 aprile l’opposizione al Passante è stata, per il secondo anno consecutivo, uno dei temi del corteo e, recentemente, la marcia dei diecimila stivali che ha portato il fango alla sede della Regione Emilia-Romagna ha indicato nel blocco dei cantieri una delle scelte urgenti per invertire la rotta sull’antropizzazione del territorio.

Nel frattempo, decine di iniziative hanno attraversato la città: occupazioni di luoghi destinati all’esproprio, nuove manifestazioni sulla tangenziale, alberi piantati nelle aree di cantiere, rumorose pentole che ogni lunedì ricordano al consiglio comunale quanto è grande la contraddizione di una città che vuol guidare la transizione ecologica, ma vota a favore dell’ampliamento di un’autostrada urbana. Ormai quasi sedici mesi fa più di sessanta associazioni e comitati hanno chiesto al Comune e alla Regione una Valutazione di Impatto Sanitario, senza nemmeno ricevere la cortesia di una risposta, mentre nelle ultime settimane si è aperta quella che l’amministrazione comunale definisce ‘l’assemblea cittadina sul clima’, che dovrebbe indicare le traiettorie locali per affrontare la grande sfida dettata dal riscaldamento globale, ma dove la grande opera infrastrutturale resta l’innominabile elefante nella stanza.

A maggio l’Emilia-Romagna è stata travolta da due alluvioni che hanno provocato lutti e distruzioni, con decine di migliaia di persone che hanno perso tutto, mentre l’Appennino è franato. Un avvenimento catastrofico che ha spinto il sindaco di Bologna ad affermare che «il cambiamento climatico impone che da qui in poi si cambi». Perché la dimensione della catastrofe ha reso evidente la vulnerabilità dei luoghi che viviamo, dovuta anche – come hanno sottolineato molte/i esperte/i – alla cementificazione del territorio. Eppure, quella che durante una recente contestazione dell’opera la stessa vicesindaca bolognese ha definito una «contraddizione del nostro tempo storico», non può essere messa in discussione.

Di fronte all’’emergenza climatica – che ci ha già dato un assaggio drammatico del suo impatto sulle nostre vite – allargare le autostrade che attraversano la regione – perché a questo serve l’ampliamento del tratto bolognese – continua a essere un’incontestabile scelta di palazzo, che alle tante voci critiche – del tessuto associativo, delle cittadine e dei cittadini, del mondo scientifico – risponde con un arrogante silenzio. Perché? Quali interessi sono così importanti da imporre l’allargamento delle autostrade, quando il nodo bolognese – proprio per il suo essere un collo di bottiglia – potrebbe essere l’attivatore di un processo di ridefinizione profonda della mobilità locale e nazionale, ripensando il modo in cui merci e persone attraversano la Penisola, e di un radicale cambio di passo sulla cura dei territori?

Intanto, l’Amministratore delegato di Tecnè (Gruppo Autostrade) ci ha fatto sapere che il Passante, dopo essere stato ‘green’, ‘di nuova generazione’, ‘opera simbolo della transizione ecologica’, ora è anche ‘anti-alluvione’. Nonostante ciò, la stessa Società Autostrade ha chiesto di prorogare la validità della vecchia Valutazione di Impatto Ambientale del progetto infrastrutturale. Che è scaduta ad aprile, è vecchia di cinque anni, e – soprattutto – è antecedente agli impegni istituzionali assunti sulla crisi climatica e agli eventi che così duramente hanno colpito anche i nostri territori. Pretendere una nuova e aggiornata Valutazione di Impatto Ambientale, capace di tenere in considerazione le nuove evidenze e di valutare l’opera alla luce della necessità di azzerare il consumo di suolo e abbattere le emissioni di gas climalteranti, dovrebbe essere – a prescindere dall’opinione sull’opera – la priorità di chi siede nelle istituzioni locali; invece, Società Autostrade chiede la proroga e il sindaco Lepore, il presidente regionale Bonaccini, e le forze politiche che compongono le loro maggioranze che fanno? Muti.

Perché «il cambiamento climatico impone che da qui in poi si cambi», ma quest’affermazione non vale per le grandi opere; nonostante tutto, le autostrade si devono allargare, subito, cementificando ettari su ettari di territorio: the business must go on.

Photo credits: Ansa.it


5 pensieri riguardo “Il Passante, nonostante tutto: “The business must go on”

  1. Sono diversi decenni che sento parlare della urgente necessità, economica ed ecologica, di ridurre il trasporto su gomma e incrementare quello su rotaia. Parlare, parlare, parlare. Decennio dopo decennio. Nel frattempo il trasporto su gomma è aumentato. Questo sciagurato ampliamento del passante avrebbe il significato di una sconfitta. Non arrendiamoci!

  2. Non è che il “business must go on”, la vita deve andare avanti, la necessità di lavorare, di doversi muovere e Bologna è anche un punto di transito. Da 40 anni abbiamo il problema della tangenziale; dopo innumerevoli progetti, assemblee, rivisitazioni, impatti ambientali si è arrivati ad una decisione. E quindi se ne deve prendere atto. A me non convince Bologna30 in alcuni suoi tratti, ho fatto domande controindicazioni, mi è stato detto che era nel programma elettorale. Il passante anche è nel programma elettorale, non solo a livello comunale. Quindi ? Vince la manifestazione (ognuno deve dire la propria è giusto- ma il fango non mi è piaciuto è come sporcare di vernice i monumenti), oppure gli elettori ? E non è che dall’altra parte politica c’è una visione di “città sostenibile”: contrari in toto a Bologna30 e di passanti ne farebbero due, anche sotto la collina, direi che c’è la negazione del problema climatico. Bisogna sforzarsi di trovare punti di equilibrio e di ascolto di esigenze diverse

  3. L’allargamento del Passante è funzionale soprattutto al trasporto merci su gomma. La metà circa dei passaggi in tangenziale rimane all’interno della città metropolitana: con il potenziamento e il completamento del SFM (previsto da metà degli anni ’90) si sarebbe potuto far diminuire di molto tale percentuale, per quanto riguarda il trasporto persone. Il fatto è che l’allargamento è funzionale a progetto che Bonaccini e Lepore hanno per il nostro territorio: farne un enorme hub della logistica. Per questo il SFM può aspettare e per questo si costruiranno distributori di benzina di grandi dimensioni utili, appunto, al parcheggio e alla sosta di camion, vicino alle uscite della tangenziale.

  4. Bravo, Marco Palma, Bravo! Bisogna insistere, alla nausea. Tanto questi non ci sentono. Hanno un solo metro in testa per misurare le cose. Bravo

  5. E’ così, purtroppo, e non solo a Bologna, ma la .. non so neppure come chiamarla..? dissociazione. ipocrisia, mancanza di comprensione, con la bocca continuiamo a lamentare gli effetti del cambiamento climatico, e intanto la mano continua indefessa a lavorare nella direzione che ci porta a + 3 gradi. l mai genrazione sela caverà, ma quella dei nostri figli e nipoti? Chiederanno il conto a chi ha preso queste decisioni? firmato: Un nonno per il clima

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