L’attrice bolognese, a 83 anni, malata e in condizioni economiche disastrose, dal 2007 chiede, sommessamente e in punta di piedi, il sussidio previsto dalla norma in favore di cittadini illustri che versino in stato di necessità. Ora la Prefettura, alla nuova domanda, la invita a presentare i documenti e dunque le dà un sussulto di speranza. Servono testimonianze e firme. Sono già arrivate quelle di Renato Barilli, Roberto Grandi e Marinella Dogliotti. Aiutiamo questa artista
di Fulvio De Nigris, giornalista
Aiutiamo Silvana Strocchi, l’attrice bolognese ancora attiva che è rimasta nell’immaginario di quanti già praticavano il teatro bolognese dagli anni ‘60 e di noi giovani studenti del Dams che, con il nostro docente Luigi Squarzina, ci affacciavamo agli studi e al proscenio. Non è facile per nessuno esprimere le proprie difficoltà economiche e aprirsi al mondo dei colleghi dello spettacolo e della cittadinanza, per cercare motivi di sopravvivenza a una situazione difficile e segnata dalla malattia. Silvana Strocchi, a 83 anni, lo fa, con dignità, sommessamente e in punta di piedi, cercando nella “Legge Bacchelli” il sussidio che le permetterebbe di vivere meglio.
Ci aveva provato già nel 2007, ma la legge non aveva finanziamento e ora che ha fatto domanda alla Prefettura la risposta, arrivata celermente, la invita a presentare documenti e le dà un sussulto di speranza. Bisogna supportare la sua domanda con testimonianze e firme anche prestigiose che però stanno già arrivando.
I primi a rispondere all’appello sono stati Renato Barilli, già docente del Dams, negli ultimi anni autore di teatro (per il quale Silvana Strocchi ha lavorato vestendo i panni di Madame Bovary), Roberto Grandi che da assessore aveva sostenuto progetti dell’attrice per Bologna Capitale Europea della Cultura, e Marinella Dogliotti dell’associazione “Gli amici delle Muse”. Al telefono Silvana Strocchi ha ancora una voce squillante e giovanile. «La mente è lucida – dice – ma le gambe non mi reggono più e questa malattia che nella sua definizione ha troppe parole complicate insieme non mi permette di uscire. Ho bisogno di assistenza».
L’attrice a Bologna se la ricordano in molti. Nel 1964, a 24 anni, era entrata nella prestigiosa Scuola di Teatro dell’Antoniano con la mitica docente Ghilca Muzzi Matteuzzi (l’attrice di dizione più brava dopo Vanda Capodaglio), con Gian Roberto Cavalli. Poi con il regista Alessandro Cane entra nel Gruppo Artaud per essere interprete in “Coram populo” di Strinberg, lavora con Luigi Gozzi del Teatro Nuova Edizione, fonda con Gabriele Marchesini il Teatro Perché e interpreta “Yeronimus Bosch”. Poi Dacia Maraini scrive per lei “Una casa di donne” che la rese famosa a livello nazionale con critiche prestigiose.
Nel 1981 passa al “Teatro aperto” di Guido Ferrarini e dal 1983 dà vita al “Teatro poesia” realizzando molti progetti di contenuto femminile.
Poi, nel recente periodo covid, Sivana Strocchi viene accolta, assieme alla sua amata gatta, dalla Casa di riposo Lyda Borelli. Purtroppo non c’è possibilità di relazionarsi e così ritorna a casa. Ora è isolata, non ha rapporti con altre attrici (unica amica Maria Rosa Damiani, che ha più anni di lei). Pur avendo recitato anche con Pupi Avati e Federico Fellini ne “La voce della Luna” riconosce tre maestri: «Gabriele Marchesini, Ghilca Muzzi Matteuzzi e Guido Ferrarini».
E proprio il Teatro Dehon le ha dedicato recentemente una serata evento con la presentazione di “Non era un sogno” di Andrea Gioacchini, un documentario che racconta il percorso artistico dell’attrice/regista (sue le regie dei film “Il germe del melograno” e “La gatta”). Del resto in questo teatro fondato da Guido Ferrarini e ora con la direzione artistica del figlio Piero, pieno di locandine dei molteplici spettacoli che vi sono passati in questi anni, in una parete in alto, nell’ufficio del direttore Tiziano Tommesani, si può notare la locandina dello spettacolo “Cinema Hurrà”. Un allestimento di cui alcuni ricordano la scena dell’attrice a seno nudo. Primo caso nel teatro bolognese. Perché in quell’anno l’attrice Manuela Kusterman l’aveva fatto, scandalizzando Roma, e il regista Marchesini non voleva essere da meno.
Ma in definitiva perché dovrebbero applicare la Legge Bacchelli a Silvani Strocchi? È lei stessa a rispondere: «Perché ritengo di avere meriti artistici e condizioni economiche disastrose, sono malata, ho una piccola pensione e un assegno di cura ma non bastano». E allora, perché no?
Dove posso firmare per Silvana Strocchi?