La manifestazione romana della Cgil ha dimostrato che c’è ancora una grande fetta di popolazione che non si rassegna allo scivolamento della Sanità pubblica verso le privatizzazioni dei servizi e il sistema assicurativo. Tuttavia persino nei contratti della pubblica amministrazione regionale ormai è inserita una “polizza sanitaria” che assicura al personale prestazioni mediche già garantite dalla legge a tutti i cittadini. Non si può rimproverare al governo nazionale un disegno che poi si asseconda in casa propria
di Giovanni De Plato, psichiatra e scrittore
La grande manifestazione tenutasi a Roma sabato 24 giugno, indetta dalla Cgil, è stata un’importante iniziativa di mobilitazione dei lavoratori, degli operatori del settore e più in generale dei cittadini. Dall’Emilia-Romagna sono partite alcune migliaia di persone decise a testimoniare con forza che il Servizio sanitario nazionale (Ssn) è stata una conquista di civiltà e di democrazia che non può essere messa in discussione favorendo una strisciante privatizzazione del settore.
Il sindaco di Bologna Matteo Lepore non ha potuto sfilare alla testa della delegazione emiliano-romagnola, trattenuto da impegni amministrativi non rinviabili. Tuttavia, da primo cittadino ha voluto chiaramente esprimere il suo pensiero e impegno nella difesa di una delle poche riforme strutturali che ha dato al nostro Paese, nel 1978, un servizio pubblico a tutela della salute come fattore di uguaglianza e come opportunità di partecipazione allo sviluppo economico e sociale. In particolare Lepore ha fatto una dichiarazione di grande importanza politica, di cui si sentiva la necessità. Ha detto a chiare lettere che la mobilitazione popolare deve continuare, in modo da non permettere che sia portato avanti lo smembramento della sanità pubblica a favore del sistema della “Sanità delle assicurazioni” e del privato.
Sulla penetrazione del sistema assicurativo, non a integrazione ma a sostituzione del servizio pubblico, va aperta una seria riflessione a partire dalla sanità regionale. La Regione Emilia-Romagna «offre al proprio personale un’assicurazione sanitaria con alcune garanzie base oltre alla possibilità di acquistare a proprie spese ulteriori prestazioni dette “garanzie aggiuntive”». La “polizza sanitaria” per i dipendenti regionali include come “garanzie base” una molteplicità di prestazioni (circa quindici) che vanno dai grandi interventi chirurgici alle malattie oncologiche. E come “garanzie aggiuntive” «visite specialistiche e accertamenti diagnostici in strutture non accreditate». Queste elargizioni sono presentate con una certa enfasi come Piano sanitario per i dipendenti, il tutto consultabile sul sito web della Regione Emilia-Romagna.
Che cosa dire? Come fa il Sistema sanitario regionale (Ssr) a proporre nel contratto dei suoi dipendenti un sistema assicurativo (con quale assicurazione e a quali costi?) di servizi e prestazioni che rientrano nei suoi compiti istituzionali, sanciti dai Livelli essenziali di assistenza? Come si fa a venir meno al proprio ruolo di tutela del servizio pubblico e ad affidarsi al sistema assicurativo? Come fanno i sindacati e in particolare la Cgil, che ha promosso la manifestazione di Roma, a sottoscrivere un simile contratto aziendale? C’è da restare increduli e sbigottiti.
Caro sindaco di Bologna ci affidiamo a lei, perché occorre il coraggio di guardare nella cosa pubblica che si governa e nella propria area politica, se si vuole essere coerenti e credibili. Coerenti se davvero si vuole lottare contro un governo che smantella i servizi pubblici per favorire gli interessi privati e assicurativi. Credibili se si vuole essere a fianco o alla testa dei cittadini nella chiamata a manifestare a difesa dei propri diritti.
Non ci stancheremo di mobilitarci e di difendere il diritto alla salute di tutte le persone e per tutto l’arco della loro vita. Non ci stancheremo di esigere che sia lo Stato a garantire il Ssn e Ssr tramite la tassazione progressiva, l’aumento del Fondo sanitario, la qualificazione crescente dei servizi pubblici, l’aggiornamento continuo degli operatori, la dotazione di personale sufficiente, la professionalità multidisciplinare, l’immissione delle tecnologie avanzate, la committenza dei bisogni dei cittadini, le priorità dei programmi, la gestione competente delle Aziende sanitarie, il controllo e la validazione degli esiti di salute.
Una Sinistra che voglia essere all’altezza del governo della cosa pubblica non può che onorare queste linee, faticosamente conquistate, di tutela della salute delle persone.
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Sottoscrivo pienamente quanto scritto dal dr De Plato
E’ molto condivisibile l’appello di De Plato alla salvaguardia del Sistema Sanitario nazionale e della sua universalità, attraverso una presenza forte pubblica, in termini di risorse, competenze , innovazioni e non solo tecnologiche . L’aspetto della politiche della maggioranza di governo e non solo con il sottofinanziamento del SSN , sembrano prendere atto di uno status quo del sistema che avvantaggia alcuni componenti ma non certo l’equità e l’universalità del servizio .Detto questo , ma non credo che De Plato sottovaluti questo punto, si avverte la necessità ,e non solo per la sinistra che si batte per ridurre le disuguaglianze, di aver ben chiaro che serve un SSN trasformato in profondità partire dall’ispirazione di fondo : passare da un modello Bio-Medico, ad un modello Bio-psico-sociale . Il benessere, non solo come assenza di malattia, ma come risultante di un più complesso equilibrio tra benessere fisico , mentale ,sociale e spirituale, come auspicato dall’ OMS, ma anche dall’Agenda 20-30 e dall’ASVIS. Se le aspettative di vita ci collocano ai vertici delle nazioni mondiali per aspettative di vita oltre gli 80 anni non è cosi per gli indici di buona salute, in media attorno ai 60 anni , che ci collocano in posizione più lontani dal vertice. Dall’altra parte bisogna fare i conti con una richiesta di salute che Mark Fisher(Realismo Capitalista) descrive come “edonia depressiva” che sostiene una spesa diretta delle famiglie di farmaci e visite specialistiche che in italia vale una 40 di miliardi e di cui la parte intermediata ( le casse sanitarie integrative ) è una parte largamente minoritaria. Questo sembra prefigurare per il SSN non solo la funzione di erogazione diretta delle prestazioni che rimane essenziale ma anche una capacità di regolazione- organizzazione , integrazione, verso tutta la “filiera” della salute con la valorizzazione delle società del terzo settore .Assumendosi l’onere in particolare nelle strutture di prossimità della presa in carico dei malati , tutti. In ossequio alle politiche la salute prima di tutto ed in tutte le politiche . In questa direzione anche a livello locale si dovrebbe aprire una stagione di innovazione sociale. .
Fabrizio Sarti