Il neofascista condannato per la strage di Bologna di nuovo in manette perché stava organizzando una vendetta contro l’ex moglie, che ha testimoniato contro di lui, e contro il presidente della Corte che ha emesso la sentenza. In un’intercettazione parla di un “giuramento” che fino ad ora gli ha impedito di parlare
di Aldo Balzanelli, giornalista
Che Paolo Bellini, il neofascista condannato per la strage di Bologna insieme ad altri terroristi neri, non fosse uno stinco di santo lo si era capito da tempo, ma che dopo la condanna all’ergastolo arrivasse a pensare di uccidere l’ex moglie e a colpire il presidente della Corte che l’ha condannato non era agevole da immaginare. Certo, l’uomo ha un curriculum criminale di tutto rispetto, omicidi politici, killer per conto della ‘ndrangheta, rapporti opachi con i servizi segreti, ma da qualche anno sembrava “rinsavito”, mentre a fronte di un’immagine processuale di basso profilo esisteva un Bellini molto bellicoso, pronto a tutto.
Se ne è accorta la Direzione antimafia di Caltanissetta che gli aveva messo una “cimice” in casa per un’indagine sulla criminalità organizzata e ha subito comunicato la notizia ai magistrati bolognesi.
Cosa dice Bellini non sapendo di essere registrato? Si scaglia contro l’ex moglie, colpevole di non avergli confermato l’alibi e di averlo riconosciuto in un filmato amatoriale girato la mattina del 2 agosto in stazione. E se la prende, con insulti e frasi irripetibili, contro il presidente della Corte che l’ha condannato, il giudice Francesco Maria Caruso. Dimostrando tra l’altro di aver già pensato a qualche azione punitiva perché afferma di sapere che il figlio del magistrato, Valerio, è console generale presso la sede diplomatica di Porto Alegre in Brasile.
Bellini, quando viene intercettato, è irritato perché non arrivano le motivazioni della sentenza con la quale è stato condannato e se la prende col presidente: «Starà scrivendo un poema, vuol scrivere le sue memorie, vuol fare una cosa apocalittica per chiudere la sua carriera (tono ironico, ndr) mo gliela chiudo io la carriera, mo ho scoperto che c’ha il figlio che è diplomatico a Porto Alegre in Brasile».
Parlando invece dell’ex moglie, Maurizia Bonini dice: «Bonini pensiamo che finisce qui? Ho appena finito di pagare 50mila euro per far fuori uno di voi Bonini, eh non si sa quale. Bastardi, figli di puttana, che Dio vi stramaledica tutti».
Si potrebbe obiettare che si tratta di uno sfogo in un momento d’ira, ma occorre tener conto della carriera criminale di chi pronuncia queste parole. Dal 1974 al 1999 ha collezionato dieci omicidi, due tentati omicidi e cinque attentati.
Ma la parte più interessante della conversazione intercettata è un passaggio che richiederà certamente degli approfondimenti. «Io ho sopportato quarant’anni a stare zitto – dice Bellini – tutto il fango che mi hanno buttato addosso, quel gruppo specializzato (parola incomprensibile) infamità nei miei confronti e nei confronti di una classe politica particolare, va bene? E non potevo mai contestarli perché c’era di mezzo un giuramento, va bene? Ecco adesso basta, hanno superato tutti i limiti».
Qual è il giuramento a cui si riferisce Bellini? A qualche struttura segreta alla quale ha appartenuto? Sarebbe interessante che si decidesse finalmente ad aprire l’armadio dei segreti che sicuramente conserva.
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