Bologna 30: ripensare i tempi di vita e di lavoro per godersi una città più lenta e sicura

L’amministrazione comunale dichiara di voler puntare a una città più lenta. Ma una città più lenta sembra incompatibile con ritmi di vita e di lavoro frenetici e spesso persino insostenibili. Ecco, forse la frustrazione di molti cittadini deriva proprio da questa contraddizione. Allora il compito della politica deve essere l’elaborazione di una visione più ampia del sistema economico e dell’organizzazione delle città

di Danny Labriola e Valentina Marassi, co-portavoce Europa Verde-Verdi Bologna


Pedoni, ciclisti, scooteristi, automobilisti, camionisti… Bologna Città 30 è stata accolta con sentimenti contrastanti da chi vive, studia e lavora a Bologna. La rabbia degli scontenti è esplosa soprattutto sui social, dove ormai è impossibile dialogare in modo civile.

Dovremmo essere tutti d’accordo almeno sulla necessità di un progetto che metta al centro le persone e la loro sicurezza. Un progetto che consenta di riappropriarsi di spazi pubblici che ora sono invasi da automobili, con l’obiettivo di rendere Bologna più accessibile, più vivibile, più verde.

Alcune esperienze positive in Europa dimostrano che ridurre la velocità di auto e moto nei centri urbani riduce drasticamente i morti sulle strade. Dunque, ben venga Bologna 30, cercando di ascoltare anche le preoccupazioni dei più critici per non generare confusione e conflitti. Per ridurre il traffico motorizzato privato occorre però promuovere innanzitutto un’altra idea di società, di lavoro, di mobilità. Occorre potenziare il trasporto pubblico, rendendolo sempre più conveniente, efficiente e frequente.

L’amministrazione comunale dichiara di voler puntare a una città più lenta. Ma una città più lenta sembra incompatibile con ritmi di vita e di lavoro frenetici e spesso persino insostenibili. Ecco, forse la frustrazione di molti cittadini deriva proprio da questa contraddizione. Allora il compito della politica deve essere l’elaborazione di una visione più ampia del sistema economico e dell’organizzazione delle città.

Oltre a chiedere cambiamenti di abitudini (ridurre la velocità è una buona abitudine), bisognerebbe rispondere all’esigenza delle persone di migliorare la loro qualità di vita, utilizzando tutti gli strumenti possibili per conciliare i tempi di vita e di lavoro: flessibilità oraria, smart working, settimana corta. La proposta della Cgil Bologna di rimodulare gli orari di entrata e uscita dal lavoro è assolutamente condivisibile. Solo favorendo una vita più lenta e umana, infatti, si può essere credibili ed efficaci nel proporre una città e una mobilità più lente.

«Nella città 30 andremo un po’ più piano per andare più veloci tutti», scrive il sindaco Lepore nella sua lettera aperta ai bolognesi. Noi invece pensiamo che la velocità vada sostituita con la lentezza sia nelle strade sia nella vita. Per questo auspichiamo che si possa creare un luogo di confronto per ampliare il raggio d’azione di Bologna 30 e per implementare politiche integrate che abbiano come priorità una migliore qualità di vita e di lavoro per tutti.


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