Disegnare con precisione il perimetro della disparità di genere, in tutti i settori. È questo l’obiettivo della tre giorni che, da oggi a giovedì, si svolgerà tra palazzo Malvezzi e d’Accursio, nel quadro del Piano per L’Uguaglianza, obiettivo di mandato voluto da Comune di Bologna e Città Metropolitana
di Barbara Beghelli, giornalista
Tre-giorni-tre, da oggi a giovedì, per disegnare con precisione il perimetro della disparità di genere, in tutti i settori. Un confronto aperto tra professioniste ed esperti italiani e stranieri per mettere a fuoco le linee guida dell’equità e dell’inclusione, che ancora latitano. Progetti, proposte, scelte delle priorità comuni che costruiranno l’anima della task force del Piano per l’Uguaglianza di cui si discute in questi giorni nell’ambito dell’iniziativa “La grande disuguaglianza” avranno luogo tra palazzo Malvezzi e palazzo d’Accursio, tratteranno di gender policies e lavoro (è prevista anche attività di formazione rivolta a giornaliste/i, enti locali e cittadini).
L’attenzione al ruolo femminile è soprattutto materia di Simona Lembi, responsabile del Piano per l’uguaglianza di genere in Città Metropolitana, che cercherà anche di renderlo operativo entro la fine di questo mandato amministrativo. Un progetto che vale per Bologna, ma anche per tutti i Comuni dell’area metropolitana.
La grande bellezza, la grande ignoranza, la grande disuguaglianza. C’è un nesso tra i tre titoli?
Sono parole di grande impatto. Nel nostro caso vogliamo mettere in evidenza quanto enormi siano ancora le distanze tra donne e uomini, e ingiuste le disuguaglianze tra lavoratrici e lavoratori.
In questa importante kermesse da lei fortemente voluta e coordinata si sviscera il piano per l’uguaglianza. I punti cardine?
In un anno di lavoro ci siamo impegnati per una politica locale sistemica, europea e con azioni pratiche sul lavoro. Il Piano per l’Uguaglianza è ricco di azioni pratiche e concrete negli ambiti del lavoro pagato, di quello di cura, di contrasto alla violenza, a favore dell’equità e di contrasto alle discriminazioni multiple, additive, intersezionali.
Tra le buone prassi del territorio compare l’urbanistica di genere e la machinery istituzionale delle pari opportunità. Cosa si intende?
L’urbanistica di genere è una metodologia di progettazione urbana attenta alle questioni di genere, ovvero alle esigenze delle donne all’interno della città. Per machinery si intende lavorare per l’evoluzione delle politiche di pari opportunità: non più marginali, ma capaci di influenzare ogni area dell’amministrazione, nel nostro caso anche in rapporto ai 55 comuni di Bologna metropolitana.
Nel contrasto alla violenza di genere è importante l’autonomia, lavorativa e abitativa. Ma sul lavoro siamo indietro anche sotto le Due Torri?
Bologna non è immune alle forti disuguaglianze nel mercato del lavoro, ma ha una forza enorme: l’indice di occupazione femminile più alto d’Italia, oggi quasi al 67 per cento, siamo tornati ai livelli pre-pandemia. Questo ci consegna grande responsabilità. Il Piano in questo primo anno di lavoro si sta occupando di una misura di gender procurement (premialità per quelle imprese che promuovono pari opportunità e usano fondi pubblici Pnrr e appalti). Di una legge di contrasto alle dimissioni volontarie nei primi anni di vita dei figli, di un protocollo con Insieme per il lavoro, le parti sociali i sindaci e i centri antiviolenza per l’autonomia di donne che hanno subito violenza. Abbiamo già avviato misure a favore dell’imprenditoria femminile e un corso di formazione (women on board), per favorire la pari presenza di uomini e donne nei board delle imprese.
Bologna è una città femminista?
Sì! L’area metropolitana può contare su una forza inestimabile di uomini e donne a favore dell’uguaglianza. È nella nostra storia: il primo nido comunale d’Italia, la prima assessora con la giunta Dozza, ai problemi della donna, uno tra i primi centri antiviolenza del paese. Tutto questo, è diventato politica anche nazionale pur se con almeno 30 anni di ritardo. Lavoriamo nel solco di quell’impronta.
Lei da sempre ha a cuore la tematica delle donne. Perché?
Perché chi è di sinistra ha sempre in testa e nel cuore uguaglianza e giustizia sociale. Le donne pagano il prezzo più alto delle disuguaglianze. Naturale stare da quella parte, non per elemosine caritatevoli, come fa (anche) questa destra di governo, ma per profondi cambiamenti più giusti, più equi, più paritari.