Fin dal primo anniversario della strage neofascista fu chiara a tutta la cittadinanza la necessità di esserci e lottare, accanto alle vittime e ai loro familiari, per ottenere piena verità e giustizia
di Otello Ciavatti, Comitato Piazza Verdi
Durante il tragitto da piazza Maggiore alla stazione di Bologna ho ripensato a Torquato e Lidia Secci. Due cittadini genitori di un ragazzo, Sergio, appena laureato a Dams, ucciso dalla bomba messa dai fascisti e dalla P2 il 2 agosto del 1980, assieme ad altri 84 cittadini e 200 feriti dalla bestiale violenza di quel gruppo di assassini che ora sono stati identificati, ma vivono in libertà.
Torquato Secci fu il primo presidente dell’associazione familiari delle vittime, un’associazione diretta ora da Paolo Bolognesi. Stabilii un rapporto di grande empatia con Torquato e sua moglie, protagonisti di un lavoro senza sosta per raggiungere la verità.
Ero stato chiamato da Renato Zangheri a ricoprire un ruolo all’interno del suo gabinetto, e così lasciai la segreteria ragionale dei chimici per lavorare con il sindaco che aveva innovato profondamente la politica amministrativa e aveva usato parole memorabili, assieme a Sandro Pertini, nei giorni successivi alla strage fascista.
L’incarico che mi fu dato fu di contribuire all’organizzazione del primo anniversario assieme a Walter Vitali e Mauro Felicori. Iniziò così un’attività intensa, senza soste, per concretizzare le idee che il gruppo veniva elaborando. I manifesti e gli opuscoli erano firmati da Gianni Sassi, allora direttore di Alfabeta: una rivista culturale che riuniva intellettuali come Balestrini, Eco, Volponi.
La prima idea fu di coinvolgere i giovani europei, e così partimmo io e Aureliana Alberici per Bruxelles e prendemmo contatto con tutte le organizzazioni giovanili dei partiti e movimenti ambientali e studenteschi. Fu un successo clamoroso perché vennero in centinaia e fecero un grande campeggio ai giardini Margherita.

Organizzammo un convegno sui temi ambientali, uno sul terrorismo, il concerto con la “quinta” di Beethoven, la performance di Carmelo Bene dalla torre degli Asinelli, il concerto degli Urban Sax, in una Bologna piena di giovani e di volontà antifascista.
I giovani poeti che lavoravano con Roberto Roversi pubblicarono un foglio con poesie inerenti la strage. I pittori più importanti di quel periodo donarono quadri che esponemmo a Palazzo d’Accursio, e il cui ricavato fu donato all’associazione 2 agosto.
Insomma, memoria e cultura, la piena coscienza della necessità di esserci. Dopo 43 anni ci siamo ancora.
Photo credits: Giorgio Bianchi/Comune di Bologna
Ottimo
e c’ero anche io allora..se ci penso, era così tutto enormemente più grande di noi. Richiedeva il massimo da noi cinque che ci occupavamo di organizzare i vari convegni: Infatti facevo parte del gruppo di giovani, che conoscevano lingue e dunque organizzavano convegni (quelli decisi e progettati da voi, sotto il cappello di Meeting dei giovani europei, e vennero tutti, dall’alternativeliste di Berlino, a gruppi francesi), incontri, ed erano traduttori e interpreti all’occorrenza. Eravamo coordinati da Rudi Conti, fui scelta dopo una selezione.
Ho conosciuto te, ricordo bene il tuo uffico di fronte a quello di Zangheri e tanti dei nostri diventati comuni amici. Quell’esperienza ha anche rappresentato una svolta fondamentale nella mia vita, determinando scelte importanti professionali, infatti andai a Milano a studiare Relazioni Pubbliche. Ho dell’affetto per te, da cui ho imparato moltissimo, anche umanamente. .
Il due, ero in piazza e ho pianto ricordando i familiari delle vittime che non ci sono piu..Lidia Secci, vestita sempre di nero e Torquato, con quel viso sofferente e antico, che noi vedevamo spesso. Ricordo l’allora sede dell’associazione in via indipendenza, a due passi da noi ,che stavamo dove ora c’è l’URP e la farmacia.
Ho pensato, questo due Agosto: qui siamo e sempre continueremo ad esserci, fino a che tutto sarà chiaro. Tutto
Grazie Giusi per questa bellissima testimonianza.E’ vero facevi parte di un gruppo intelligente e capace fatto di giovani esperti di lingua, poeti, pittori, insomma giovani intellettuali capaci di essere pienamente in sintonia con le aspettative dei familiari e della città.
Bravo Otello, bravo, per questa testimonianza. Sei ricco di esperienza e, quindi, di consapevolezza
Bella testimonianza, Otello. Importante tramandare il passato, affinché, anche per chi non lo ha vissuto, possa diventare patrimonio su cui costruire il futuro
Grazie Otello per questa testimonianza di quel terribile momento e di come Bologna ha saputo affrontarlo.
Leggendo questa bella testimonianza, dai nomi citati si prende atto di quanto tempo è passato e dei cambiamenti intercorsi. Ma vanno riconosciuti alla cittadinanza bolognese il rispetto dei morti, l’ orgoglio intatto di una comunità offesa vigliaccamente e ancora fiduciosa nella giustizia umana e la dignità di fronte alla storia.
Prova