Purgatori sia ricordato come partigiano della verità

Andrea è stato un giornalista che ha sempre voluto interrogare le coscienze e le intelligenze. Per questo sarebbe bello poter “leggere” con calma, in un giardino, guardando l’entrata del Museo per la Memoria di Ustica, i suoi articoli, tante pagine del Corriere della Sera che sono testimonianze del progredire della verità

di Daria Bonfietti, presidente associazione parenti delle vittime della Strage di Ustica


Ricordare Andrea Purgatori leggendo i suoi articoli in uno spazio davanti al Museo per la Memoria di Ustica: su questa ipotesi stiamo lavorando dopo che il Sindaco Lepore ha prontamente aderito all’iniziativa e dopo che la famiglia ha avuto modo di esprimere apprezzamento.

Mi piace annunciare questa iniziativa proprio a conclusione delle iniziative per il 43mo anniversario della strage di Ustica, iniziate il 27 giugno con l’incontro dei parenti con il sindaco Matteo Lepore, a Palazzo d’Accursio.

Mi ha profondamente colpito, nella grande emozione del funerale, sapere che alcuni vigili del fuoco, che hanno accompagnato la bara di Andrea nell’ultimo tragitto nella Chiesa degli Artisti, avevano anche accompagnato il relitto del Dc9 Itavia nel trasferimento da Pratica di Mare a Bologna, per permettere poi la realizzazione del Museo.

Ecco, oltre alla emozione di questi giorni, bisogna sempre aver presente il legame tra il Dc9 di Ustica e la vicenda della Strage, con Andrea protagonista, e proprio questo vogliamo ricordare e sottolineare con questa nuova “realizzazione”.

È stato il suo impegno della vita umana e giornalistica. Lo ha ricordato tante volte nei suoi racconti, lo ha ricordato proprio nel film “Muro di Gomma”.

Nella notte del 27 giugno ’80 a lui, giovane cronista che si avvicinava con lo zelo del neofita alla professione, una voce amica, da un punto totalmente interno alla vicenda, un centro radar militare, ha lanciato un ammonimento: «Non farti fregare, l’aereo è stato abbattuto!».

Non lasciarsi ingannare, non credere alle “pacificanti” realtà ufficiali è diventato l’impegno della sua vita, della sua professione di giornalista; a cominciare dalla vicenda di Ustica e poi in tanti altri casi. Si è affermato sempre più come “implacabile” giornalista d’inchiesta, sempre determinato a scavare, sempre alla ricerca di prove, documenti nuovi.

Andrea non è mai stato un giornalista che ha “insegnato verità” ma ha sempre voluto interrogare le coscienze e le intelligenze.

Debbo dirlo: i suoi “perché” hanno accompagnato e sono stati determinanti nella ricerca della verità dei parenti delle vittime della Strage di Ustica: tanti cittadini semplici, gente comune, hanno sentito ogni giorno rafforzarsi il loro impegno, la loro determinazione nella ricerca della verità trovando notizie, spunti. E mi sento di ringraziarlo perché in ogni occasione ha sempre voluto rimanere giornalista soltanto, portando notizie, documentando episodi, cercando testimonianze, esponendo fatti, senza mai pretendere di condizionare.

E allora penso proprio sia bello poter “leggere” con calma, in un giardino, guardando l’entrata del Museo per la Memoria di Ustica, i suoi articoli, tante pagine del Corriere della Sera che sono testimonianze del progredire della verità. Pagine di cronaca e di storia che non vanno dimenticate, tanto meno oggi quando quest’orda neofascista vuole riscrivere la storia del nostro Paese.

Senza retorica, mi sento di dire che abbiamo già visto le camice nere bruciare libri e giornali. Senza sottovalutare i pericoli dell’oggi, impegnamoci dunque a continuare a leggere le pagine di Andrea, sempre ricordando che: «C’era la guerra quella notte del 27 giugno 1980: c’erano 69 adulti e 12 bambini […] Quelli che sapevano hanno deciso che i cittadini, la gente, noi non dovevamo sapere».


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