Caso De Angelis, il 2 agosto di Forza Italia

Il portavoce della Regione Lazio sostiene che Fioravanti & C. non sono gli autori della strage. L’ex parlamentare azzurro Palmizio non ci sta: tesi indifendibile e offensiva. Ma accusa la sinistra di averlo salvato con la sua esagerata richiesta di dimissioni. E adesso? Aspettiamo che proprio da Bologna parta una richiesta di FI a Fratelli d’Italia: rimuovere l’ex membro di Terza Posizione. Per rispetto delle vittime, dei parenti, della magistratura, di Mattarella. E della verità processuale

di Achille Scalabrin, giornalista


Le argomentazioni di Elio Massimo Palmizio espresse su Cantiere Bologna in merito al “caso De Angelis” sono condivisibili nei loro passaggi principali e stimolano alcune riflessioni (qui).

Alla luce delle dichiarazioni del portavoce della giunta di centrodestra che governa il Lazio, non c’è alcun dubbio che: 1) sono di una gravità inaudita perché tendono a negare, senza prova alcuna, la verità processuale su esecutori e mandanti di destra; 2) derubricare tali frasi a parere personale è semplicemente un escamotage per sottrarsi alle conseguenze; 3) si tratta di palese offesa al capo dello Stato e al presidente del Senato, per i quali la matrice fascista della strage di Bologna è innegabile; 4) è probabilmente un regolamento di conti tra la destra estrema e la destra conservatrice meloniana che coesistono all’interno di Fratelli d’Italia come due faglie attive; 5) De Angelis è indifendibile.

Affermare quindi, come ha fatto l’ex membro di Terza Posizione e attuale portavoce della giunta Rocca, che senza alcun dubbio i condannati per la strage del 2 agosto «sono innocenti», significa riproporre l’infondatezza della strategia della tensione che fino agli Anni Ottanta ha saldato terrorismo nero, apparati dello Stato, Servizi deviati. Significa negazionismo. Significa – come ha ben spiegato Benedetta Tobagi su Repubblica – tentare di minare la verità giudiziaria e documentale, per dipingere i vari Fioravanti, Mambro, Ciavardini, Cavallini, Bellini, Gelli come anime candide, vittime di una macchinazione ai danni della destra estrema.

Come reagire? Ecco un altro punto toccato dall’ex parlamentare di Forza Italia Palmizio. A suo avviso, la reazione della sinistra è stata sproporzionata, si è trattato di «un furibondo attacco», con tanto di inusitata richiesta di dimissioni, che ha indotto la destra a non dimissionare De Angelis per non «piegarsi ai diktat dell’opposizione». E qui termina la condivisione delle argomentazioni di Palmizio.

È vero che la richiesta di dimissioni di un politico “colpevole” – sia venga espressa dalla sinistra come dalla destra – finisce con l’indurre la controparte a schierarsi a testuggine in difesa. Gli annali parlamentari, della prima come della seconda Repubblica, insegnano che l’opposizione, non avendo i voti necessari, non può raggiungere l’obiettivo preposto se non con l’improbabile aiuto di spezzoni della maggioranza. Ma è altrettanto vero che la richiesta di dimissioni è la scorciatoia dell’indignazione, soprattutto di fronte alla complicità, alla mafiosità, alla sordità con cui la maggioranza di turno affronta i casi scottanti al suo interno. Davanti a chi vuole nascondere lo sporco sotto il tappeto, a volte non resta che l’urlo, che può trasformarsi in boomerang.

Ciò che non è vero, invece, è che a salvare la poltroncina di De Angelis sono stati Paolo Bolognesi, Elly Schlein, Giuseppe Conte, come sostiene Palmizio, con il loro attacco. Si vuole forse affermare che senza i loro giudizi, Meloni avrebbe fatto dimissionare il portavoce in odore di nostalgie fasciste? Si tratterebbe di una tesi ardita e non dimostrabile, oltre che sconfessata dai precedenti. È più corretto pensare che gli attacchi dell’opposizione sono stati usati dalla destra per fare ciò che già intendeva fare: salvare il soldato De Angelis, anche imponendogli una inattendibile virata sul “parere personale”.

Le grida della sinistra non hanno tuttavia impedito di sentire il silenzio assordante della Lega. E se la destra ha battuto un colpo accusatore con la sortita di La Russa (per bilanciare il silenzio ambiguo della Meloni), Forza Italia a chi ha affidato la sua presa di distanze da De Angelis? Le cronache dicono che Gasparri e Mulè hanno invitato Rocca a «riflettere sul principio di opportunità», e a «trovare una via d’uscita». Invito al quale il presidente del Lazio, d’accordo con la premier, ha risposto confermando il suo portavoce. Senza che ciò inducesse la parte politica in cui probabilmente ancora si riconosce Palmizio a insistere nelle sue richieste, sia in Parlamento che in Regione. Senza che l’alleato di destra, a livello nazionale e regionale, sentisse più la pressione degli orfani di Berlusconi.

Ecco perché sarebbe quanto mai opportuno che Forza Italia sviluppasse il pensiero di Palmizio proprio a Bologna, nella città della strage del 2 agosto, con un documento (da sottoporre a tutte le forze politiche) che ribadisca a Fdi la “opportunità” della rimozione di De Angelis. In questo caso non sarebbe un diktat. Sarebbe un gesto di rispetto nei confronti delle vittime, dei parenti, della magistratura, del Presidente della Repubblica, della verità processuale. Sarebbe uno smarcarsi da ombre inquietanti. È chiedere troppo?


Un pensiero riguardo “Caso De Angelis, il 2 agosto di Forza Italia

  1. Nel suo commento su Fb al mio articolo, Palmizio intende soprattutto far sapere che non è più iscritto a Forza Italia dal 2019, che preferisce non dire in quale parte politica oggi si riconosce e che non è interessato a sapere se i dirigenti bolognesi e nazionali del suo ex partito condividono il suo ragionamento. Parole da disincantato battitore libero, che tuttavia non entra nel merito della mia proposta. Sapendo in ogni caso che FI farà orecchi da mercante, confermando la sua sudditanza nei confronti di FdI, mi aspetterei che sia il Pd a formulare il documento contro l’indifendibile tesi di De Angelis sul 2 agosto e a sottoporlo agli altri partiti. Ma anche in questo caso sarebbe chiedere troppo a una politica che manda al macero principi e indignazioni nel giro di 48 ore.

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