Cinque spettacoli, sette film, ventidue cortometraggi, un concerto, una mostra, otto momenti di parole. Sono i numeri della rassegna, allestita negli spazi all’interno del teatro e all’esterno, proiettati nel parco, dove si può sostare al fresco, magari gustando paella e gazpacho, nell’evento che conclude l’estate del trentennale di Teatri di Vita
di Stefano Casi, direttore artistico
Il 19 agosto 1936 Federico García Lorca veniva ucciso dai franchisti e gettato in una fossa comune. Il doloroso anniversario cade casualmente in concomitanza con il festival “Cuore di Spagna” a Bologna a Teatri di Vita, in programma dal 21 al 27 agosto, con un’anteprima di film di Almodóvar dal 16 al 20 agosto.
Una coincidenza non cercata, ma che in qualche modo illumina il senso di una manifestazione che, fin dalle sue origini (“Cuore di China” nel 2005) e soprattutto dal suo rilancio e ampliamento (“Cuore di Grecia” nel 2012, nel bel mezzo della spaventosa crisi economica di quel Paese), ha sempre cercato di coniugare due esigenze. Ovvero: la ricognizione della cultura contemporanea di una nazione e la ricerca degli aspetti sociali e politici che la caratterizzano in quel momento.
O meglio: è proprio per capire maggiormente un Paese, al di là degli stereotipi e dei pregiudizi, oltrepassando una facile informazione e magari la disinformazione, che “Cuore di…” cerca di rinnovare ogni anno l’incontro con realtà apparentemente così ovvie, eppure sempre sorprendenti: lo abbiamo fatto con la Palestina, con l’Iran, ma anche con l’Inghilterra pronta alla Brexit, e ora con la Spagna pronta a varcare un’altra soglia, certo meno epocale, ma pur sempre significativa.
La Spagna è spesso un concentrato di suggestioni facili facili, con le quali giocare e da dissacrare, forse. Ma anche un vivace laboratorio politico al punto da diventare un riferimento per i nostri stessi rappresentanti, pronti di volta in volta a sondare amicizie e battaglie comuni con interlocutori come Podemos o Vox.
“Cuore di Spagna” si innesta oggi in un momento politicamente delicato. A maggio le elezioni amministrative hanno evidenziato una forte virata a destra dell’elettorato, che ha portato il premier socialista Pedro Sánchez a sciogliere il Parlamento. E le nuove votazioni nazionali, appena un mese fa, hanno dato un esito di quasi parità degli schieramenti, che sembra aver portato a uno stallo.
Ecco allora, nel piccolo di un festival di danza, cinema e musica, l’esigenza di guardare alla Spagna, in questo suo momento di disequilibrio, dal punto di osservazione del nostro Paese pressato da condizioni politiche inedite – la destra al comando – e tensioni sociali crescenti, con l’attacco alle minoranze, ai migranti, alle donne (con una recrudescenza dei femminicidi), in un panorama di crisi economica ristagnante. La Spagna come un altrove, e forse un po’ anche come uno specchio, esplorando temi caldi là e nel nostro Paese.
Ci saranno alcuni momenti espliciti di riflessione, tra cui un approfondimento sulla politica spagnola con la giornalista Elena Marisol Brandolini o le “Lettere dal fronte interno” come quella della coppia omogenitoriale o del contadino che racconta la siccità.
Ma il cuore di questo festival è l’arte. Gli scatti di Mingo Venero, fotografo collaboratore delle maggiori Ong, presentati in una potentissima mostra che racconta i migranti alle soglie della Spagna. Migranti che sono anche nel film “La voluntaria” di Nely Reguera, sottile critica a un certo spirito colonialista del volontariato. E poi c’è il docufilm “El sostre groc” di Isabel Coixet su casi di abuso sessuale su ragazze minori in una scuola di teatro e sul clima di sessismo e machismo della società (solo spagnola?). E “Gochos” di David Blanco e Sergio Toyos, una ‘danza documentaria’ per raccontare una strage di antifranchisti gettati in una fossa comune, proprio come Lorca, con i corpi riesumati solo da pochi mesi.
La memoria – dannazione e necessità, proprio come in Italia – ritorna in alcuni appuntamenti, come il pluripremiato film “Intemperie” di Benito Zambrano che intreccia il tema degli abusi e della guerra civile con l’estetica del western.
Ma “Cuore di Spagna” è soprattutto l’occasione per assistere a un grande festival di bellezza e creatività: Lorca socialista e omosessuale (i due motivi del suo omicidio) è eterno perché prima di tutto poeta, poeta della bellezza e dell’incanto. Ecco allora spettacoli come “Instructions On How To Fall” dello spagnolo A. Crespo Barba e del lituano Lukas Karvelis, che reinventano il ritmo e il senso del flamenco in una prospettiva inedita e inattesa, realizzato in residenza a Teatri di Vita e presentato in prima assoluta o come quello musicale dell’eccentrico e stravagante duo pop-rock-elettronico Hidrogenesse.
Cinque spettacoli, sette film, ventidue cortometraggi, un concerto, una mostra, otto momenti di parole sono i numeri di “Cuore di Spagna”, allestito negli spazi all’interno del teatro e all’esterno, proiettati nel parco, dove si può sostare al fresco, magari gustando paella e gazpacho, nell’evento che conclude l’estate del trentennale di Teatri di Vita, nell’ambito di “Bologna Estate”, grazie a Comune di Bologna, Regione Emilia Romagna, Ministero della Cultura, e con la collaborazione di Hispania Asociación Cultural.