Il Pd non ha invitato alcun esponente della maggioranza o dell’Esecutivo. Del resto non risulta che l’opposizione sia stata invitata nelle kermesse di chi ha vinto le elezioni. Un tempo era prassi confrontarsi con i leader avversari. Non era un bene per la politica? Non è un male che prevalga l’invettiva, che a se stante diventa insignificante? Nella storia di questa città il compromesso ha fatto partorire le migliori idee. I nostri amministratori farebbero bene a ripassare quei tempi
di Angelo Rambaldi, Bologna al Centro – L’Officina delle Idee
Alle varie Feste dell’Unità in programmazione a Bologna e a Modena, ma pure da altre parti, è stata fatta una scelta precisa: per un dibattito, per un confronto, non è stato invitato nessun esponente di un partito di governo, né tantomeno è stato chiamato a discutere qualche ministro o sottosegretario. Al contempo non ci sono notizie che qualche partito di governo inviti a sua volta qualche partito di opposizione – il Pd, i Cinque stelle né altri – a una prossima iniziativa da loro promossa.
Roberto Gressi, sul “Corriere della Sera” del 24 agosto, racconta e documenta che nel passato vari leader sono stati ospiti dei partiti a loro avversi, l’elenco è lungo e i nomi sono tutti prestigiosi. È un bene per la politica dare una sorta di segnale di chiarezza o di alterità radicale con l’avversario? È un bene l’inflazione dell’invettiva contro chi si schiera in altro modo? Non ci si rende conto che l’inflazione dell’invettiva porta alla insignificanza dell’invettiva medesima? No. A mio giudizio è un male. Anzi, è un imbarbarimento. È un bipolarismo ammalato che, temo, supplisce – e questo da ambo le parti – alle proprie anemie politiche.
Peccato perché nella storia politica, e nella storia di Bologna, i tempi in cui sono nate le grandi idee, e sono state fatte le grandi scelte, sono stati quelli del confronto, del coinvolgimento reciproco, del dialogo.
Certo, per dialogare occorrerebbe non delegittimare i propri avversari. Vedo che il Pd, soprattutto a Bologna, ha pure qualche difficoltà a dialogare al proprio interno fra le varie anime che compongono questo partito, un tempo ricco anche di confronti e scontri, che furono tuttavia sempre produttivi.
Bologna nella sua lunga storia – che gli attuali amministratori politici dovrebbero frequentare, farebbe loro bene – certo nel contesto dei tempi passati, ebbe sempre una propria vocazione al compromesso positivo.
Il dualismo delle massime Magistrature che governavano la città, “L’Eccelso Senato”, espressione della volontà cittadina, e il Cardinal Legato, che era il rappresentate del Sovrano, era nei fatti contemperato, come spiega bene il motto “nulla senza il Senato, nulla senza il Legato”: accadde così che il buon compromesso divenisse una dote, una intelligenza politica. Ne servirebbe ancora.
La sensazione che si ha da anni è che ognuna delle Parti si stia chiudendo in un autoreferenzialismo che rischia di portare alla sterilità.