I rappresentanti del mondo del disagio illustrano una figura nata per tutelare persone che, per infermità o menomazione, non riescono a provvedere ai propri interessi. Professionisti che gestiscono il patrimonio dell’interessato (laddove ci sia) e aspetti legati alla sua salute e al progetto di vita. Poi magari si rompe la caldaia o cose del genere: ecco quindi la necessità di costruire intorno a loro una “rete di ciapinisti”, gente che “risolva i problemi” della quotidianità
di Fulvio De Nigris, direttore Centro Studi per la Ricerca sul Coma, Gli amici di Luca nella Casa dei Risvegli Luca De Nigris di Bologna
Sono stato invitato sere fa con grande piacere alla Festa dell’Unità di Bologna per partecipare a un incontro su un tema di nicchia ma di estrema importanza: “L’amministratore di sostegno”. Una figura forse non così conosciuta come si dovrebbe, ma «istituita per tutelare quelle persone che, a causa di un’infermità o di una menomazione fisica o psichica, si trovano nell’impossibilità, anche parziale o temporanea, di provvedere ai propri interessi».
Ero insieme a Mauro Bosi e Cinzia Migani, rispettivamente presidente e responsabile Volabo (Centro servizi per il volantariato), e Luisa Balboni, presidente di Alas (Associazione libera amministratori di sostegno). A coordinare e moderare l’incontro Paola Marani, ex consigliera della Regione Emilia-Romagna. Una persona con la quale abbiamo condiviso il progetto della “Casa dei Risvegli Luca De Nigris”, il percorso dell’alleanza terapeutica tra personale sanitario e non sanitario, le problematiche relative al riconoscimento di queste seconde figure.
È stato per me un piacere rivederla e notare come, nonostante il passare degli anni, politici cosiddetti di “vecchio stampo” riescano ancora a essere protagonisti della scena. In effetti l’esperienza maturata sul campo, unita a una visione lucida delle problematiche insita nei percorsi di cura, riesce ancora a essere propositiva in un tempo in cui sono evidenti le difficoltà del sistema sanitario.
Così il tema dell’Amministratore di sostegno, molto sentito tra le famiglie e il mondo del volontariato, è stato arricchito dalle argomentazioni dei qualificati relatori e ha prodotto alcuni impegni condivisi con i rappresentanti di Volabo Csv Bologna. Tra i quali:
– Monitorare la legge nazionale e regionale per vedere cosa potenziare dopo quasi vent’anni dalla sua istituzione.
– Avviare un processo di divulgazione e informazione a partire dal progetto “Sostengo”.
– Fare rete con il mondo del volontariato e dei professionisti per risolvere problemi anche di natura quotidiana degli assistiti;
– Rafforzare il rapporto con le istituzioni e gli assistenti sociali.
– Rafforzare il dialogo con il Tribunale di Bologna per accelerare la tempestività della sua nomina da parte del giudice tutelare (che dovrebbe avvenire entro 60 giorni dalla presentazione della domanda).
L’incontro si è tenuto nella sala intitolata alla compianta Miriam Ridolfi, davanti a un discreto pubblico anche se, come ha detto Paola Marani, non eravamo davanti a una “folla oceanica”. Ma di questi tempi riuscire a trovare spazi dove poter condividere riflessioni con un pubblico qualificato e coinvolto è una grande risorsa.
L’incontro è stato interessante, approfondito dagli interventi del pubblico, dalle testimonianze dirette di chi vive sulle proprie spalle il percorso di responsabilità e di volontariato che sottende l’amministratore di sostegno o di professionisti come l’avv. Ezio Torrella, che ha ricordato come l’amministratore di sostegno nasca a titolo gratuito e come, proprio con l’associazione “Gli amici di Luca”, si sia pensato a una guida che possa essere strumento di diffusione, informazione e divulgazione su questa figura.

Un ruolo che prevede anche rimborsi per professionisti che vi si dedicano e che gestiscono il patrimonio dell’interessato (laddove ci sia), oltre ad aspetti legati alla sua salute e al progetto di vita. Ma, a sentire chi in questo ruolo deve anche risolvere problemi della vita quotidiana dell’interessato (dalle rotture della caldaia ad altro) veniva anche espressa la necessità, come battuta ma non solo, di costruire intorno all’amministratore di sostegno una “rete di ciapinisti” in grado di risolvere problemi.