“Leggere” l’8 settembre. Anpi in piazza per ricordare l’armistizio

Nell’ottantesimo anniversario della resa agli Alleati che sconvolse un Paese narcotizzato da vent’anni di dittatura e diede il via alla Resistenza, l’associazione nazionale partigiani invita la cittadinanza a ritrovarsi alle 18 in piazza Nettuno, davanti al sacrario dei caduti, per leggere insieme le pagine che le grandi firme della letteratura italiana dedicarono a quel giorno fondamentale per la storia d’Italia

di Mauria Bergonzini, presidente Anpi Porto


Sono passati ottant’anni dall’8 settembre 1943, il giorno che Natalia Ginzburg, in Lessico famigliare, descrisse semplicemente come «il delirio dell’armistizio».

Erano quasi le otto di sera quando chi possedeva una radio poté sentire la voce lontana del Maresciallo Badoglio annunciare la firma dell’armistizio con le forze alleate anglo-americane. Era finito il limbo dei quarantacinque giorni dalla caduta di Mussolini. Si apriva un altro scenario.

Quel messaggio immediatamente portò con sé diverse valutazioni, interpretazioni, nuove speranze e nuove paure (finalmente la pace! da oggi comincia la guerra vera, la guerra contro i tedeschi che ci arrivano in casa!). Le ultime parole rivolte alle truppe che dovevano reagire agli attacchi da «qualsiasi altra provenienza» non aiutarono di certo a fare chiarezza nella tragedia del momento, rendendo ancora più complesso capire la situazione.

Fu il giorno della capitolazione e della dissoluzione dell’esercito e delle massicce catture dei soldati insediati nei Balcani da parte dei tedeschi, poi spediti nei campi di prigionia, il giorno dell’esplosione del maternage di tante donne che nascosero, nutrirono e rivestirono i soldati in cerca di protezione, il giorno della fuga del re e di Badoglio da Roma verso Brindisi già in mano inglese, il giorno delle prime azioni contro i tedeschi, da tempo pronti per l’occupazione dell’Italia, il giorno in cui cominciarono le azioni di soccorso e solidarietà verso i tanti prigionieri alleati, il giorno in cui gli ebrei italiani videro il passaggio dalla persecuzione dei loro diritti di cittadini alla persecuzione delle loro vite. Fu il giorno ricordato come quello del “Tutti a casa”.

Un momento atteso dalle forze antifasciste che già il giorno dopo, a Roma, nel quartiere Salario, diedero vita al Comitato di liberazione nazionale: «Nel momento in cui il nazismo tenta di restaurare in Roma e in Italia il suo alleato fascista, i partiti antifascisti si costituiscono in Comitato di liberazione nazionale, per chiamare gli italiani alla lotta e alla resistenza per riconquistare all’Italia il posto che le compete nel consesso delle libere nazioni». Cominciava così la Resistenza.

Ebbe inizio, allora, per tutti e tutte un periodo di scelte, sostenute dalle più diverse motivazioni, che misero in gioco profonde questioni di ordine morale, vissuti familiari, aspirazioni e idealità, oltre a essere anche in diversi contesti frutto del caso, di un incontro occasionale, come poi scrisse con vivida trasparenza Italo Calvino: «Basta un nulla, un passo falso, un impennamento dell’anima e ci si trova dall’altra parte».

A quella giornata così densa di storia l’Anpi di Bologna dedica oggi, al Sacrario di Piazza Nettuno dalle 18.00, una maratona di letture: riferimenti storici, memorie, pagine di diari, brani letterari capaci di comunicare stati d’animo, azioni, impressioni e visioni d’orizzonte militare e politico. Sentiremo, fra le altre, le parole di Beppe Fenoglio, Carla Capponi, Ada Gobetti, Luigi Meneghello, Nuto Revelli, Primo Levi, Arrigo Boldrini, Leone Ginzburg, Franco Calamandrei, Giaime Pintor, Mario Rigoni Stern… e di partigiani e partigiane della nostra città, Emma Casari, Elio Cicchetti, Lea Scarpetti, Poljana Grazia, Maria Angela Varani…

Saremo al Sacrario perché questo è luogo di storia e di memorie personali e civili, e anche perché in questa piazza passano tante e diverse persone che, se vorranno, potranno fermarsi in ascolto di pagine dedicate a una data spartiacque, essenziale per il nostro Paese.

Dunque non saremo al chiuso di una sala per esperti e appassionati del periodo storico, ma in piazza. Leggeremo di fatti troppo lontani che non meritano la nostra attenzione? È di nuovo una stanca ritualità, una inutile celebrazione? Non ne siamo sicuri. Ecco perché condividiamo poche parole di Winston Churchill che ci riportano al valore della conoscenza storica, non solo e non tanto come bagaglio culturale o come erudizione, ma come bussola di orientamento nel presente necessaria per intravvedere e dare forma al futuro: «Più si riesce a guardare indietro, più si potrà vedere avanti».

Se ci sembra naturale, nella vita personale, considerarci fatti di passato, di presente e di futuro, altrettanto vale per la vita collettiva, di una città, di un Paese. Lì, sui gradini del Sacrario dei partigiani e delle partigiane, le parole del passato potranno aiutarci a recuperare questa consapevolezza della nostra interezza.

E poi, davanti alle piccole immagini delle partigiane e dei partigiani caduti, potremo sentire più forti le parole di Renata Viganò: «Ma io vorrei morire stasera e che voi tutti moriste col viso nella paglia marcia se dovessi un giorno pensare che tutto questo fu fatto per niente».


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