Scuola ed educazione civica: la Festa ha a cuore la didattica

Due dibattiti, ospitati dalla sala Miriam Ridolfi alla Festa dell’ Unità a Parco Nord, per confrontarsi in maniera orizzontale e democratica sull’evoluzione e le prospettive dei metodi e delle pratiche di insegnamento

di Cristian Tracà, docente, consigliere del quartiere Porto-Saragozza


Quest’anno la Festa dell’Unità, in corso al Parco Nord, sta dedicando molte riflessioni al tema dell’educazione e della formazione. Tra le varie iniziative che il Partito democratico ha scelto di ospitare nel suo ultimo valzer nella storica location ci sono due focus sulla didattica, di cui si parla fin troppo poco in un Paese in cui tutti si sentono di poter parlare di scuola solo perché sono stati costretti a frequentarla per un decennio.

Pensavo fosse giusto proporre due dibattiti con persone che invece la scuola di oggi la vivono e la attraversano. Associazioni che entrano nelle classi, alunni, insegnanti, dirigenti scolastici. Qualcuno potrebbe obiettare che la visione della didattica è un argomento troppo tecnico o, peggio ancora, in uno slogan caro alle destre di questo Paese, che le metodologie e le scelte culturali non abbiano risvolti tangibili sulla conformazione della società.

Troppo spesso si è perso di vista quanto il modo, forse più che i contenuti, in cui si fa scuola discendano da una visione di città e di mondo, da un pensiero lungo sulla cittadinanza. Proviamo a mettere qualche mattoncino, consapevoli che sono questioni da dibattere in lungo e in largo, e che esiste però nella nostra città una cultura democratica abbastanza solida che non trascura il pensiero critico su questi temi nella formazione dei docenti.

Storia ed educazione civica. Saranno questi i poli del ragionamento. Materie a cui tutti attribuiscono apparentemente sempre un valore altissimo, senza che però si abbia spesso la capacità di sviscerarne la portata concreta, la declinazione quotidiana, i risvolti sulle vite delle persone. Se la scuola di oggi, per retaggi culturali, vincoli normativi e organizzativi, è in difficoltà è anche perché pubblicamente la discussione sulla formazione dei cittadini è scarsa, disinformata, retorica.

A ospitare entrambe le discussioni sarà la sala dedicata a Miriam Ridolfi. Mai scelta fu più azzeccata, dato che è stata una donna profondamente legata alla Scuola (la s maiuscola non è casuale). Cercheremo di evitare la modalità seminario e relatori, affinché tutti si sentano coinvolti nella riflessione.

Questa sera, a partire dalle 19 proveremo a fare un bilancio sull’insegnamento dell’educazione civica per comprendere se la normativa attuale è riuscita davvero a portare un valore aggiunto, se ci sono criticità e buone pratiche, se è possibile individuare modalità che la rendano più significativa, magari all’interno di una costruzione di percorsi che coinvolgano di più le associazioni del territorio e gli studenti stessi.

È possibile pensare a un’educazione civica sul campo, in seno alle associazioni che fanno un lavoro eccezionale, rendendo concreti i principi della Costituzione, che di fatto è il faro di ogni buona formazione per una cittadinanza consapevole? Questo sarà uno dei punti su cui sarà necessario confrontarsi nei prossimi anni.

Venerdì 15 settembre alle ore 21, proprio in corrispondenza all’inizio dell’anno scolastico, ci occuperemo del rapporto tra la Storia e la Scuola. Proveremo a capire se e come si sta rivoluzionando il modo di lavorare sui fatti storici, se il Secondo Novecento riesce a incrociare davvero i nostri studenti, se l’approccio della critica ai manuali e della decostruzione delle narrazioni, che ha ispirato molti corsi di formazione per docenti, è riuscito davvero a modificare il canone della didattica frontale narrativa.

Ci faremo aiutare in questo caso dall’Istituto Parri, che ha un ruolo importante per la formazione degli insegnanti e che porta nelle aule scolastiche un’offerta formativa molto eterogenea e vasta, anche nell’ottica di coprire spazi e temi magari meno consueti nell’andamento generale delle lezioni classiche curricolari.

Sarà un modo anche per riflettere su un ritrovato appeal della storia agli occhi delle giovani generazioni: stando ai dati delle ultime immatricolazioni all’Università sembra che ci sia una fiammata incoraggiante, che qualcuno però liquida e appiattisce come se fosse un fuoco di paglia e una moda connessa al successo della divulgazione “alla Barbero”.

In entrambe le circostanze proveremo ad ascoltare gli studenti e le studentesse che vogliono raccontare il loro punto di vista sui due temi, che hanno a cuore il destino della scuola e del Paese.


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