È di pochi giorni fa la visita di un gruppo di consiglieri comunali al museo di via Belle Arti. Una realtà che, secondo la consigliera del gruppo misto, deve essere sostenuta e promossa con ancora più impegno da parte delle istituzioni cittadine
di Barbara Beghelli, giornalista
Cartoline dal passato. Nella conferenza stampa di metà febbraio, Paola Francesca Scarano, consigliera comunale leghista per ben tredici anni, ma da quel momento parte del Gruppo Misto, disse: «Quando in passato parlavo ai miei colleghi (non solo di partito) di Villa Aldini puntavo alla sua valorizzazione, al suo valore storico».
Diceva, Scarano: «Ma ci rendiamo conto della storia di questo posto? Qui c’è stato anche Napoleone!». Purtroppo, però, nessun collega conosceva la sua storia. Uscì fuori solo che lì c’erano i migranti, «delegittimando così il discorso che avevo fatto io». Va bene che non si vuol’essere tormentati dai problemi che il sapere porta con sé, però…
Sempre lo scorso inverno la consigliera Scarano va in Pinacoteca alla mostra “Giulio II e Raffaello” (qui) e rimane impressionata: «L’ho molto apprezzata, davvero interessante e ben organizzata. Ho anche notato parecchi stranieri e ho colto l’importanza di questo luogo d’arte, così ho pensato che sarebbe stato utile portare i consiglieri comunali a conoscere, per chi ancora non ne avesse avuto l’opportunità, il museo della città. In fondo ospita tante opere fondamentali di artisti bolognesi famosi nel mondo, dal Medioevo fino al Rinascimento e al Barocco», e di fatto è la più importante collezione di arte pubblica bolognese.
Di lì l’idea, a febbraio, di chiedere un’udienza conoscitiva in presenza, la visita in loco giusto la settimana scorsa.
C’erano tutti i consiglieri?
Mancava chi era ancora in ferie, mi pare sette.
E hanno apprezzato?
Moltissimo, sono sicura di questo.
Chi vi ha fatto da Cicerone?
La direttrice Maria Luisa Pacelli, una grande professionista, determinata a valorizzare il patrimonio artistico bolognese lì custodito (qui). La Pinacoteca ebbe origine nel 1808 come quadreria dell’Accademia di Belle Arti, lei vorrebbe farne un punto di riferimento riconosciuto in Italia e all’estero.
Come si è svolta la lectio?
La direttrice, che se qualcuno non sa è stata per vent’anni alle Gallerie d’arte moderna e contemporanea del Comune di Ferrara e numero uno alla Fondazione Ferrara Arte a Palazzo dei Diamanti, ci ha illustrato, anche tramite alcune slide, la crescita in termini numerici dei visitatori, gli investimenti che saranno effettuati tramite fondi del Pnrr, sia in Pinacoteca che nella sede distaccata di Palazzo Pepoli Campogrande. Ha evidenziato che è dal 2019 che la Pinacoteca lavora in autonomia attuando scelte strategiche ben precise, poi ha sottolineato la carenza di personale che, devo dire, è evidente in questa fase di espansione. Abbiamo anche effettuato una visita guidata, seppur veloce, ad alcune sezioni del museo: bellissime, tutti i bolognesi dovrebbero vederle.
Lei personalmente cosa ha notato?
In Pinacoteca c’è un bel fermento, si organizzano eventi, iniziative e performance che cercano di coinvolgere i bolognesi e chi in città abita per studio o lavoro, un pubblico nuovo e giovane: si preparano mostre per dare visibilità ai grandi artisti e al legame che gli stessi, in quanto bolognesi, hanno avuto con la città nei secoli scorsi. Oltretutto, considerata la zona complessa del centro, che si spopola specie in estate e ha problemi di degrado diffuso, trovo encomiabile l’idea.
Bologna Welcome dovrebbe occuparsene di più e meglio?
Certamente deve promuovere il più possibile anche la Pinacoteca, ma pure il Comune, sebbene sia un museo che dipende dal Ministero, potrebbe fare qualcosa di significativo. Rammento poi che con la Card Cultura si accede anche in Pinacoteca: quando ci sono mostre come quella che inaugurerà il 28 ottobre (il Guercino). Insomma, occorre che la promozione non sia solo in capo alla Pinacoteca e che sia molto curata e mirata, visto che racchiude un patrimonio artistico unico che riguarda tutti noi. La direttrice è supercompetente e appassionata e vuole dare alla Pinacoteca un rilievo internazionale, lo dice da quando è arrivata qui.
Per la sua collezione, per la sua storia, trattasi di un museo con grandissime potenzialità.
È così, può certo concorrere per un posto tra le grandi istituzioni internazionali, e perciò occorre risolvere i suoi problemi strutturali: deve poter giungere alla posizione che le spetta.