Martedì 17 ottobre, alle 22, nella sede del collettivo di Via San Vitale 69 andrà in scena lo spettacolo prodotto da Masque Teatro, che ce ne parla in anteprima: «Voodoo per noi è parola chiave per descrivere lo stato di grazia che l’attore vive nell’affrontare la temibile lotta con l’inconosciuto in sé e nel fuori»
di Sara Papini, operatrice della comunicazione
Il prossimo martedì 17 ottobre, all’Atelier Sì di Via San Vitale 69 avrà luogo una serata composta da due proposte artistiche e un incontro aperto alla riflessione condivisa, «attorno ai temi della trasformazione del corpo e del potere poetico e politico del gesto».
La prima parte della serata, a partire dalle 19.30, verrà aperta dalla giovane danzatrice francese Zoé Lakhnati, che metterà in scena il suo Arnold, «una danza per frammenti di immagini in crisi: in crisi di nervi, in crisi d’ansia, in crisi cardiaca, in crisi epilettica, in crisi isterica, in crisi esistenziale». A seguire Sguardi per una resistenza poetica, un confronto aperto con il pubblico e la scena artistica di Bologna, e a chiudere la serata alle 22.00 i Masque Teatro con il primo studio di Voodoo (qui).
La compagnia – che incentra la propria ricerca sul discorso filosofico e sul ruolo della figura – è stata fondata nel 1992, e dal 1994 è ideatrice e organizzatrice del Festival Crisalide di Forlì (giunto quest’anno alla sua trentesima edizione) dove a novembre sarà riproposto lo spettacolo.
Ma di cosa parla Voodoo? Il voodoo è la religione ufficiale del Benin, ed è anche l’elemento fluttuante che tiene coesa Haiti e la sua gente. «Voodoo per noi è parola chiave per descrivere lo stato di grazia che l’attore vive nell’affrontare la temibile lotta con l’inconosciuto in sé e nel fuori. Non sta a dire dello scatenamento o della trance. Voodoo è la formidabile catena che ci prende per la nuca e ci trascina come ebbri nelle pianure dell’irrisolto, del fugace, attraverso caos e soffi di vento» leggiamo nella presentazione del progetto.
In questi giorni in cui la compagnia è intimamente raccolta nella creazione del nuovo lavoro, per raccontarvi il progetto abbiamo preferito non passare per via di un dialogo che inevitabilmente porterebbe fuori – e forse anche lontano – dal profondo, ma abbiamo scelto di dare voce alla materia poetica della quale sarà fatto il lavoro, attraverso quanto dichiarato dagli autori Eleonora Sedioli e Lorenzo Bazzocchi, che trasuda l’essenza stessa del voodoo:
«Forse sarebbe meglio accantonare per un momento la parola “progetto” quando si approssima l’essenza fantasmatica del voodoo. La necessità di una lucida trance sembra essere la costante indicazione che ci viene consegnata quando si cerca di decifrare l’ardua lotta che sta alla base del cominciamento. Affrontare il vuoto e scontrarsi con esso abbisogna di tenacia, soprattutto di uno strumento che funga da catalizzatore ossia che triggheri lo stato di quiete e lo trasporti al di là delle barriere erette, non dall’Es come banalmente si potrebbe affermare, ma dalla biochimica dell’esistenza che fabbrica continuamente gli enzimi della normalità. È solo attraverso l’alterazione indotta che si può sperare di essere catapultati nella verità del proprio essere. L’alterazione produce simulacri. A questi ci affidiamo per recuperare le forze necessarie a imbastire la costruzione di un altro mondo nel quale sopravvivere. Come Living Dead ci inchiniamo così al cospetto di un moloch che perennemente ci tiene incatenati sull’orlo del precipizio, dal quale possiamo affrancarci offrendo la nuca al vincolo che uno spirito liberatorio può offrirci e questo sappiamo a scapito della libertà. Col voodoo accogliamo tutti i nostri divenire. Col voodoo veniamo scagliati nel vortice della vera vita. Col voodoo si acquieta il tormento che ci vede perennemente posti ai limiti del mondo. Col voodoo abitiamo la buia luce».
Un’esperienza unica e chiaramente collettiva quella che avverrà in via San Vitale martedì prossimo. Un appuntamento imperdibile, per il quale è possibile acquistare i biglietti qui.